29 novembre 2013
Ordinati sette sacerdoti in una cattedrale a cielo aperto nelle Filippine.
Una fede più forte del tifone.
Nella sua omelia, riportata in parte sulla pagina Facebook ufficiale dell’arcidiocesi, monsignor Du si è così rivolto agli ordinandi e ai presenti:
«Il tifone ha danneggiato le nostre Chiese e le nostre Rettorie, abbiamo perso molti dei nostri possedimenti, molti dei nostri fratelli e sorelle sono senza casa, abbiamo perso i nostri cari. Sì, miei cari fratelli e sorelle, il tifone ha preso ciò che possediamo e ciò che ci teniamo come oggetti di valore: MA NON LA NOSTRA FEDE!
Questa ordinazione non può aspettare e essere rimandata nonostante la calamità. Il Sacerdozio e il Diaconato non possono aspettare. Nel bene e nel male coloro che sono chiamati da Dio devono rispondere, senza rimandare. Il sacerdozio non è solo per tempi normali. I sacerdoti sono appositamente chiamati ad agire come pastori in tempi come questi, quando tutte le speranze sembrano essere perse, e la nostra fede in Dio è seriamente messa alla prova».
A fargli eco, le dichiarazioni del portavoce dell’arcidiocesi, don Amadeo Alvero, riportate dal sito d’informazione ucanews.com: «Possiamo aver perso tutto, ma la nostra fede diventa più forte che mai. Nessuna prova o tempesta o tifone può distruggere il nostro proposito di aver fede in Gesù. E dovrebbe essere manifestato nell’azione».
Il tifone ha colpito più di cinquemila persone tra morti e feriti e lasciato senza casa altri undici milioni. Più del novantacinque per cento di strutture cittadine, chiese incluse, è stato distrutto. Come ha aggiunto don Alvero, «Non siamo ancora così sicuri di dove otterremo i fondi per le riparazioni, tenuto conto che qui tutti siamo vittime».
Alla luce di queste parole, il primo incarico pastorale dei nuovi sacerdoti, ora membri di un presbiterio che conta circa centoquaranta unità, assume un significato maggiore: devono occuparsi di aiutare i sopravvissuti e di benedire le salme delle vittime.
(Emilia Flocchini)