image47 giugno 2013

L’emozione della madre di uno dei diaconi prossimi all’ordinazione: «La certezza “fisica” che in un modo misterioso Dio accompagna la mia famiglia» di Luigia Mantegazza, Madre di don Alessandro Marinoni

«Nella scelta di mio figlio sento la presenza del Padre»

«Che effetto fa essere la mamma di un “quasi” sacerdote? Che cosa pensi? Come ti senti? Come sei fortunata! Chissà come sei tutta presa, in vista del gran giorno!». Queste frasi me le sto sentendo rivolgere da diverso tempo ormai. Anche questa volta proverò a spiegarlo e a spiegare anche a me stessa che sensazioni provo.

Non lo so che effetto fa essere la madre di un prossimo prete, come mi sento. O meglio, non so come dirlo. A volte mi sembra di essere alla finestra, altre volte è come se mi trovassi al centro di una piazza e osservassi qualcosa che non può essere “mio”; comunque sono lì, immobile, a guardare... Perché, secondo me, in questo momento io devo solo osservare, contemplare e cercare di pensare a che cosa sta succedendo nella mia casa e quindi nella mia vita. E c’è che nella mia vita è entrato il Signore. Non che prima non ci fosse: Egli ci ha accompagnato in tutti gli istanti della nostra vita di coppia, di genitori, ma forse davo per scontata la Sua vicinanza.

Con la malattia e poi con la morte di mio marito la presenza di Dio si è fatta più palese; tuttavia è attraverso la scelta di mio figlio che ho sentito proprio concretamente la presenza del Padre, ho avuto la certezza “fisica” che in un modo “misterioso” Egli accompagnava la mia famiglia. Non possiedo molte altre parole per spiegare questo concetto, se non che, giorno dopo giorno, mi rendo conto di essere la spettatrice del suo disegno.

È qualcosa di grandioso, di “troppo grosso” il fatto che un giovane, un figlio, diventi sacerdote. Come è possibile che proprio questa persona, con cui ho giocato, riso, litigato, abbia avuto il coraggio di questa scelta e ora mi benedica, prenda tra le mani il Corpo di Cristo, sia stata investita di questa Grazia? Come può essere che nella mia casa passi questo Vento? Perché è proprio come un soffio, una ventata che da cinque anni mi-ci avvolge e che genera un’energia capace di cambiare, rinverdire, condurre le cose, i giorni, le persone. E davanti a questa sensazione non si può che stare in silenzio e osservare.

Mi chiedono: «Non sei contenta? Al tuo posto io non saprei neanche più che cosa fare, talmente sarei orgogliosa!». Certo che sono contenta, ma di una contentezza “seria”, attonita, sbalordita e quasi frastornata, perché mi accorgo che in tutto ciò non ci ho messo nulla di mio: chi guida le “danze” è il Signore che ha chiesto ad Alessandro: «Vuoi lavorare per me?». E mio figlio ha risposto: «Sì».

A pensarci bene, si sta ripetendo la scena di Gesù, sulle rive del lago di Tiberiade, che dice a Pietro: «Seguimi!» e lui lo ha seguito.

È stato proprio il Vento dello Spirito, che soffia dove vuole, a passare da noi!

(www.incrocinews.it)
Postato da: Emilia Flocchini