B_1557 giugno 2013

«Con la vostra scelta voi dite che nulla va anteposto a Gesù». Il Vescovo Dante presiede il rito di consacrazione di due vergini cremonesi

Soli Deo!

Una scelta che nasce da una profonda fiducia in Dio, che rimanda al mondo futuro dove Cristo sarà davvero tutto in tutti, ma che, allo stesso tempo, mostra che anche su questa terra nulla va anteposto all'amore per Gesù. Questi i concetti principali attraverso i quali mons. Lafranconi, domenica 2 giugno, in Cattedrale, ha delineato l'identità e la missione dei membri dell'Ordo Virginum, la più antica forma di consacrazione femminile. In questo ordine, nuovo per la Chiesa cremonese, ma già diffuso in molte diocesi dell'Italia e del mondo, sono ufficialmente entrate, durante una solenne Eucaristia, Mirella Baratti, originaria di Castelponzone, ma residente da molti anni a S. Agata in Cremona e Marinella Oneta, nata a Pieve San Giacomo, ma appartenente alla comunità cittadina di S. Imerio. Con questo rito - per certi versi molto simile all'ordinazione presbiterale - le due donne hanno offerto tutta la loro vita a Gesù Cristo attraverso il proposito della castità perfetta. Una ventina i sacerdoti presenti, tra di essi il delegato per la vita consacrata don Giulio Brambilla, quello del clero, mons. Mario Barbieri - entrambi hanno curato la formazione delle due donne -, e poi i parroci delle comunità delle vergini: mons. Feudatari e don Rossoni dell'unità pastorale di S. Agata e S. Ilario e don Giuseppe Nevi di  S. Imerio. Tra i banchi oltre ai familiari di Baratti e Oneta vi erano moltissimi appartenenti all'Unitalsi, di cui Marinella Oneta è presidente diocesano. I canti sono stati proposti dal Coro della Cattedrale diretto da don Graziano Ghisolfi e accompagnato all'organo dal maestro Fausto Caporali

Cronaca del rito di consacrazione

A una settimana dalle ordinazioni sacerdotali, durante le quali cinque giovani diaconi affideranno totalmente la loro vita a Cristo e alla Chiesa,  il Vescovo Lafranconi ha presieduto, domenica 2 giugno, in Cattedrale, un'altra importante celebrazione nella quale due donne, Mirella Baratti di S. Agata e Marinella Oneta di S. Imerio, si sono consacrate totalmente a Dio entrando nell'Ordo Virginum, la più antica forma di consacrazione secolare individuale pubblica.

Il rito di consacrazione, per certi versi, è molto simile all'ordinazione sacerdotale. Le candidate, infatti, hanno compiuto la processione insieme ai ministranti e ai sacerdoti e una volta giunte dinanzi al presbiterio si sono accomodate su due sedie poste nella navata centrale, proprio davanti all'ambone dove si proclama la Parola di Dio. Le due donne, in processione, sono state accompagnata da due persone amiche: madre Nunzia Verrigni, delle suore angeliche di San Paolo, per Marinella Oneta e Noemi Collini di S. Agata per Mirella Baratti.

Terminata la proclamazione del Vangelo è avvenuta la presentazione e l'elezione delle consacrande: il diacono ha chiamato per nome le due donne che hanno risposto: «Mi hai chiamato: eccomi, Signore!». Una volta che Baratti e Oneta si sono poste dinanzi al presule, questi, con la mitria in capo e il pastorale in mano, ha esclamato: «Venite figlie, il Signore per mezzo del mio umile ministero confermi il proposito del vostro cuore». Con questo dialogo, per nulla formale, la Chiesa ha riconosciuto l'idoneità di queste due persone ad entrare nell'Ordo Virginum.

Nell'omelia mons. Lafranconi ha richiamato tre coincidenze significative: «Questa consacrazione - ha esordito - avviene nell'Anno della Fede, nella solennità del Corpus Domini e nella festa della dedicazione della Cattedrale». Per ognuna di queste ricorrenze il vescovo Dante ha trovato un legame con il proposito di verginità perfetta espresso da Baratti e Oneta.

«Abbiamo voluto che questo rito avvenisse nell'Anno della Fede - ha proseguito mons. Lafranconi - perchè ciò che state per compiere è frutto di una profonda fiducia che voi avete nel Signore. In fondo il desiderio di consacrarvi non proviene da voi, ma è Dio che ve lo ha messo nel cuore. Rispondendo voi  non fate altro che compiere un gesto di fede: vi consegnate a lui con amore e disponibillità».

La festa del Corpus Domini ha permesso al presule di riflettere sul rapporto tra l'Eucaristia e la consacrazione verginale: «Come Cristo - ha spiegato - si è offerto totalmente all'uomo nel segno del pane e del vino, così voi offrite a Dio e alla Chiesa tutto voi stesse: corpo e anima. In qualche maniera quasi riprendendo il gesto di totale dedizione che il Signore ha voluto compiere per il bene dell'umanità, vi consegnate a Cristo perchè egli, che ha ispirato il vostro proposito della verginità, faccia di voi un'offerta devota e pura»

«La verginità - ha proseguito - proprio perchè esclude la maternità fisica rimanda, come del resto anche l'Eucaristia, al mondo che verrà, al ritorno del Signore, alla fine del tempo. La verginità, escludendo la successione delle generazione, vuole affermare la forza di quello stato finale in cui non ci sarà più generazione perchè i figli di Dio resteranno eternamente e fedelmente configurati a colui che li ha generati nell'acqua e nello Spirito». Questo per il presule non indica una sottovalutazione del matrimonio e della generazione del tempo presente: «Verginità e coniugalità si affiancano e con linguaggi diversi mostrano che il riferimento ultimo per tutti è il mistero dell'amore nuziale che si compie tra  Cristo e la Chiesa. A suo modo le due vocazioni mostrano la bellezza e la grandezza di questo legame eterno».

IIl riferimento al mondo che verrà non deve, però, far dimenticare l'impegno nel tempo presente: «A tal proposito il Vangelo di oggi ci ricorda che dobbiamo preoccuparci di dar mangiare a chi è affamato. E se è giusto sostenere con opere di carità i bisogni materiali dell'uomo e altrettanto importante risolvere i suoi bisogni spirituali: perchè l'uomo è fatto di corpo, ma anche di anima».

L'anniversario della dedicazione della Cattedrale ha permesso al Vescovo di riflettere sul ruolo delle vergine all'interno di tutta la comunità cristiana: esse, infatti, rappresentano la Chiesa sposa di Cristo: «È bello pensare che la vostra consacrazione non è legata a qualche specifica necessità o qualche particolare servizio nella Chiesa. La vostra verginità è un segno che serve a nutrire l'anima della Chiesa Sposa e che dice a tutti i cristiani che la scelta di essere discepoli del Signore trova il suo fondamento nell'amore. Niente deve essere anteposto all'amore di Cristo! Così voi diventate dentro la Chiesa questo segno particolare della sua vocazione, quella cioè, di mantenere fisso lo sguardo su Cristo, riconosciuto come il tutto».

Infine dal Vescovo l'invito ad essere piene di zelo per il Signore, colme di un amore che non si risparmia in nessuna maniera, ma che diventa testimonianza, fino alla fine dei giorni.

Dopo qualche istante di silenzio è iniziata la liturgia di consacrazione. Il Vescovo ha interrogato le due donne circa il loro proposito di verginità a servizio del Signore e della Chiesa, quindi don Graziano Ghisolfi ha intonato le litanie dei santi mentre Baratti e Oneta si sono prostrate a terra. Una volta invocato l'ausilio della Chiesa trionfante le due donne si sono avvicinate al Vescovo e ponendo le proprie mani in quelle del presule hanno proclamato ufficialmente il loro proposito di castità: «Accogli, o Padre, il mio proposito di castità perfetta alla sequela di Cristo; lo professo davanti a te e al tuo popolo con la grazia dello Spirito Santo».

In ginocchio le due consacrande hanno seguito la lunga preghiera di consacrazione pronunciata dal Vescovo. Quindi si sono svolti i riti esplicativi: la consegna dell'anello delle «mistiche nozze con Cristo» e del libro della liturgia delle ore.

La celebrazione è quindi proseguita con la recita della professione di fede, la presentazione dei doni e la liturgia eucaristica.

L’Ordo Virginum

L'Ordo Virginum è una forma di consacrazione secolare individuale pubblica che avviene dinanzi al Vescovo. La consacrata Ordo Virginum vive le normali condizioni di vita: non indossa abiti o segni distintivi particolari e vive del suo lavoro; può abitare da sola, con la famiglia o con altre consacrate.

Tre le caratteristiche di queste vergini: la diocesanità (si pongono al servizio della Chiesa particolare secondo le indicazioni del Vescovo e le proprie capacità), la sponsalità (sono poste come segno visibile della Chiesa Sposa che attende Cristo Sposo) e la secolarità (vivono nel mondo, ma non ne seguono le logiche).

Non esiste una regola valida per tutte, ma ogni consacrata è chiamata a stilarne una propria, non tanto per regolare impegni e orari, ma per far risaltare la propria chiamata personale e l’amore per la Chiesa. Per essere considerata valida, la regola deve essere approvata dal Vescovo così da garantirne la coerenza con la volontà di Dio e con le linee pastorali della diocesi.

Profilo delle due nuove vergini

Mirella Baratti è nata a Castelponzone, ma da una vita abita a Cremona, nella parrocchia di Sant’Agata. Ha gestito per tanti anni un negozio di erboristeria impegnandosi nel contempo in parrocchia, soprattutto come ministro straordinario dell’Eucaristia. «Due persone hanno segnato la mia vita - spiega la signora Baratti – Rita Piccardo, ora madre Cristiana nelle Trappiste di Vitorchiano, e Carlo Carretto. La prima la incontrai negli anni della giovinezza in convegno di Azione Cattolica: le sue parole mi aprirono alla fede e al desiderio di dedicarmi totalmente a Cristo. Il secondo è stato la mia guida negli anni successivi: da lui ho imparato il valore del silenzio, del discernimento, della preghiera di adorazione eucaristica; le settimane di deserto negli eremi da lui costruiti sul monte Subasio sono stati per me fondamentali».

Marinella Oneta è nata a Pieve San Giacomo, ma è residente nella parrocchia di S. Imerio a Cremona. Lavora in banca e nel tempo libero si dedica senza riserve al servizio dei più fragili sia come presidente dell’Unitalsi sia come membro della cappellania dell’ospedale cittadino. In parrocchia è catechista e fa parte del movimento carmelitano dello scapolare. «Il desiderio di consacrarmi al Signore – racconta la signora Oneta – l’ho sentito quando avevo 11 anni, poi è stato un poco soffocato dagli eventi della vita. Nell’adolescenza ho vissuto un cristianesimo tiepido e solo grazie a un viaggio a Lourdes, nel 1986, ho riscoperto l’amore del Signore. Da quel momento ho accolto Maria come madre, mi sono impegnata nell’Unitalsi e ho iniziato un cammino spirituale intenso ispirata anche degli scritti di Santa Teresa del Bambin Gesù».

«La consacrazione – spiegano le due donne – è anzitutto una risposta all’amore del Signore. E poi intende essere una testimonianza forte alle persone così povere di speranza. Siamo convinte, infatti, che solo Cristo è capace di dare pienezza di significato e di gioia alla vita dell’uomo».

Le due cremonesi arrivano alla consacrazione dopo un percorso formativo e di discernimento durato quattro anni, sotto la supervisione del delegato episcopale per il Clero, mons. Mario Barbieri,  e del delegato per la Vita consacrata, don Giulio Brambilla.
 
(www.diocesicremona.it)
Postato da: Emilia Flocchini