card.GiovanniColomboDicembre 2012

Il ritratto del cardinale Giovanni Colombo negli scritti di Inos Biffi

Quando il popolo cristiano genera vocazioni

Il 6 novembre a Milano, alla Biblioteca Ambrosiana, con il convegno «Giovanni Colombo e il suo tempo. Statura e originalità di un maestro e di un pastore» — aperto dall’intervento del cardinale Angelo Scola, arcivescovo di Milano — si inaugura l’anno dedicato alla memoria del cardinale Giovanni Colombo che è stato arcivescovo della diocesi milanese dal 1963 al 1979. Tra i relatori anche monsignor Inos Biffi, autore del libro Il cardinale Giovanni Colombo (Milano, Jaca Book, 2012, pagine 764, euro 78) al quale è dedicato il seguente articolo.
Inos Biffi forse non scriverà mai la biografia dell’arcivescovo di Milano (1963-1979) Giovanni Colombo (1902-1992). L’intenzione probabilmente rimarrà tale «perché la vita umana — scrive lo stesso Biffi — ostinatamente breve non riesce a contenere i progetti che oltrepassano sempre i suoi confini». Ma in questi anni il dovere esigente della testimonianza lo ha spinto, con urgenza quasi ansiosa, a scrivere, a ricordare, a raccogliere e pubblicare documenti e soprattutto a riflettere e interpretare. E, se non ha realizzato un’ordinata e coerente narrazione, con questa molteplicità di tessere sparse Biffi ha fatto forse più di un compiuto e definitivo mosaico, per il quale sarà necessaria una maggiore distanza cronologica dal protagonista e dagli eventi. E invece è proprio il coinvolgimento esistenziale nelle vicende narrate a rendere gli scritti colombiani di Biffi preziosi, per ricostruire vita, attività e pensiero dell’arcivescovo ambrosiano ma anche per definire idee e posizioni dello stesso Biffi.
L’oggettività delle fonti e dei documenti si intreccia così con la soggettività dei ricordi di nos qui cum eo fuimus. Una soggettività che non altera, non inquina ma anzi tutto rende appassionante, come specchio di molteplici vite. «Non sempre l’affettuosa memoria, col passare del tempo, fa velo alla verità; qualche volta, scioglie i grumi e lascia cadere le scorie, delineando più nitidi i contorni e facendo sorgere più obiettivo il giudizio». Biffi scrive in nome di una lunga “clientela”: adolescente, conobbe Colombo nel 1950, quando era rettore nel Seminario liceale di Venegono. Da allora non lo ha più lasciato, rimanendogli vicino nelle due grandi imprese della riforma del rito ambrosiano e nell’edizione bilingue delle opere di Ambrogio, sino agli ultimi anni, nell’operoso ritiro nell’antico Seminario di Corso Venezia. E la sua vita ne è rimasta così indelebilmente segnata e plasmata.

(PAOLO VIAN su http://www.osservatoreromano.va/portal/. Postato da Massimiliano Nobile)