ATTUALITÀ - Mondo Voc ottobre 2014 Torna al sommario
INTERVISTA ALL’AUTORE DI VOGLIO LA MAMMA
In difesa della vita
Il pensiero di un laico e i suoi progetti
Mario Adinolfi, autore di Voglio la mamma: “su omosessuali, fecondazione, eutanasia ci sono posizioni da salvaguardare, senza distinzioni tra pensiero cattolico e laico”. E lancia un nuovo quotidiano per divulgare messaggi di vita, in difesa dei più deboli.
di Mimmo del Guercio
Smontare i «falsi miti del progresso». Mario Adinolfi lo fa attraverso il libro "Voglio la Mamma", rovesciando i cliché che quotidianamente vengono propinati attraverso i media. Lo scrittore e blogger presenta il punto di vista di un laico su temi caldi come l’omogenitorialità, l’eutanasia infantile, la diagnosi prenatale, l’ipocrisia della “dolce morte”, l’affitto degli uteri, il gender, la transessualità, il matrimonio omosessuale. Tenendo ben salda l'asticella sulla difesa della vita e della dignità umana. Valori che vanno salvaguardati e tutelati senza etichette e distinzioni di pensiero tra cattolici e laici.
Adinolfi, i «falsi miti» come influenzano la società? In che modo tentano di plasmare l'opinione pubblica?
«Prevalentemente con la comunicazione, l'informazione, la cultura dominante. Ultimamente con l'azione della magistratura e con sentenze miranti a determinare cambiamenti di costume e persino etici».
C'è in particolare una "macchina della comunicazione" mirata dietro la loro diffusione?
«C'è una macchina messa su da soggetti alla ricerca di potere e denaro. La comunicazione è un mezzo. Il potere e il denaro sono i fini».
Perché una coppia di genitori omosessuali non avrebbe il diritto di adottare un figlio?
«Perché bisogna sempre partire dal bisogno di un bambino, peraltro di un bambino sfortunato da essere dato in adozione. E un bambino vuole una mamma e un papà. Inoltre le coppie gay non vogliono adottare, vogliono "fare" un figlio. Per raggiungere l'obiettivo mercificano il corpo delle donne, affittandone l'utero, acquistando poi il "frutto del ventre" cioè il bimbo appena nato. Il quale, strappato dopo pochi secondi dal seno della madre, subisce una indicibile violenza. Questo mix di compravendita di esseri umani e violenza sugli stessi, mi pare intollerabile. Mi fa dire nel mio libro: le persone non sono cose e i figli non si pagano».
Come mai, a suo avviso, oggi c'è molta più tolleranza verso problematiche come la transessualità, il matrimonio omosessuale?
«Non è un problema di tolleranza. È un problema di paccottiglia culturale. Manca una elaborazione seria su questi temi, in particolare a sinistra. E allora si finisce al Muccassassina o al Gay Pride. Per pochezza».
La "dolce morte" è una pratica che potrebbe effettivamente "addolcire" il destino di malati terminali o con patologie che non gli riservano alcuna possibilità di vivere una vita normale?
«In Voglio la mamma io contesto persino l'espressione: la morte non è mai dolce; il suicidio meno che mai può esserlo. Attenti a questa "neolingua" che definisce l'eutanasia "dolce morte" o l'utero in affitto "gestazione per altri". Una legge sull'eutanasia aprirebbe la strada all'inferno. Nel libro riporto una serie di dati: in Belgio e Olanda, dove la legge c'è, sono stati soppressi ventimila esseri umani, alcuni dei quali bambini. È una legge atroce, che rende pensabile l'eliminazione dell'essere umano “deteriorato", come fosse un oggetto. Ancora una volta, le persone non sono cose».
La fecondazione assistita ha fatto breccia anche in Italia. È realmente la risoluzione dei problemi per le coppie che non possono avere figli?
«La fecondazione assistita omologa non mi crea problemi, nell'eterologa si pongono una montagna di questioni che ancora una volta violano molti diritti di chi nasce. E poiché il nascituro è il soggetto più debole, io mi schiero con lui».
«Credo ci sia un problema di comunicazione su questi temi. Bisognerebbe saper comunicare anche in modo orgoglioso, fermo se necessario, senza mai perdere una dimensione di umanità. Per questo, il gruppo nato attorno ai circoli Voglio la mamma - che hanno alimentato la diffusione del volume - dal 13 gennaio prossimo manderà in edicola un quotidiano».
Una sfida importante in un momento di crisi dell'editoria. Come si chiamerà?
«Si intitolerà La Croce. Si chiamerà così perché nella croce l'umanità tutta, credenti e non credenti, si guarda allo specchio. Il racconto di questa umanità dolente che rischia di sprofondare nel baratro merita uno strumento quotidiano, che faccia anche da contraltare ai pulpiti laicisti che ogni giorno - penso a molti giornali, trasmissioni televisive, persino fiction - fanno piovere una cultura nichilista su un mondo ferito che ha invece bisogno di un messaggio di vita e di sostegno costante ai soggetti più deboli: i bambini, i malati, le donne e mamme bistrattate nel loro ruolo decisivo, la famiglia così poco considerata nella legislazione italiana».
Copyright © La riproduzione degli articoli di MondoVoc richiede il permesso espresso dell'editore