ATTUALITÀ - Mondo Voc ottobre 2014 Torna al sommario
I NUMERI DEI CATTOLICI IN ITALIA E NEL MONDO
L’effetto Francesco salverà la Chiesa occidentale?
Un riavvicinamento possibile
Nel mondo i cattolici crescono; soprattutto in Africa e Asia. In Italia pare sia in atto un riavvicinamento alla Chiesa. Ancora presto però per valutare il cosiddetto “effetto Francesco”.
di Vincenzo Faccioli Pintozzi
Nel mondo il cattolicesimo cresce, e nei Paesi meno sviluppati si afferma come forza trainante della società. Le terre di missione diventano motore di evangelizzazione e speranza per la sopravvivenza della fede. Al contrario, nelle aree tradizionalmente e storicamente cattoliche il numero dei fedeli rimane sostanzialmente invariato, ma cala in maniera drammatica la partecipazione ai sacramenti e più in generale la partecipazione del popolo di Dio alle attività legate alla Chiesa. Con un’incognita, ovvero il famoso “effetto Francesco”, di cui ancora non si hanno dati precisi.
I cattolici nel mondo
Partiamo dai numeri, almeno da quelli ad oggi disponibili. L’Annuario Pontificio 2014 – che rimane l’unica fonte attendibile per quanto riguarda il cattolicesimo globale – fissa a 1.229 milioni i cattolici di tutto il mondo nel 2012 (i dati più aggiornati sono considerati ancora non attendibili). Un aumento significativo rispetto al 2005, quando i fedeli erano 1.115 milioni. Se applichiamo questi numeri all’evoluzione della popolazione mondiale – che nello stesso arco di tempo è passata da 6,46 a 7,02 miliardi – possiamo fissare la percentuale globale dei cattolici al 17,5%.
L’aumento dei dati – aumento assoluto e relativo – è il dono che l’Africa e l’Asia stanno facendo alla Chiesa universale. I due continenti, storicamente terra di missione, hanno conosciuto la realtà cattolica molto tardi rispetto all’Europa e al Medio Oriente: eppure è qui che i numeri crescono in maniera più significativa. In Asia i cattolici sono aumentati del 29%, in Africa del 35%. L’Europa del 2012 poteva contare il 23% dell’intera comunità cattolica mondiale, ma nel Vecchio Continente i fedeli sono aumentati solo del 2%. La presenza dei cattolici sul territorio si stabilizza attorno al 40%, mentre nelle Americhe vive il 49% dei battezzati di tutto il mondo.
I numeri italiani
Entrando nello specifico italiano, la questione si fa più complicata. Innanzitutto perché non esistono dati o statistiche ufficiali relative al nostro Paese; in secondo luogo perché una cosa è basarsi sul numero dei battezzati, altra è capire quale sia la reale partecipazione di questi alla vita della Chiesa. Basandosi sugli ultimi dati disponibili della Conferenza episcopale italiana, si può cominciare dicendo che i cattolici in Italia sono l’81,3% della popolazione totale (al 2010), e quindi circa 55 milioni.
Cattolici, sacramenti e Chiesa
Basandosi invece su un’inchiesta statistica pubblicata sul Regno e relativa ai dati del 2009, si vede come di questi il 27,7% vada a messa una volta a settimana; il 16,1% due o tre volte al mese; il 13,7% una volta al mese; il 23,4% due o tre volte l’anno; il 18,3% non entra mai in chiesa. Ancora più sconsolante è notare il divario generazionale: di coloro che si accostano ai sacramenti, il 63% ha più di 65 anni di età; il 10% più di 75. I giovani, insomma, sembrano essere spariti dalla vita comunitaria e dalla partecipazione religiosa.
Secondo i dati raccolti ed elaborati dal prof. Paolo Segatti, docente di Sociologia politica presso l’Università di Milano, aumenta insomma il processo di secolarizzazione (intesa come laicismo) della nostra società. Per quanto genericamente la stragrande maggioranza degli italiani creda nell’esistenza di Dio, si sta affermando nel Paese una sorta di “relativismo religioso” che si potrebbe riassumere così: “Dio è mio e lo gestisco io”.
Allo stesso tempo, la Chiesa cattolica rimane un’istituzione rispettata e considerata genericamente “degna di fiducia”, ma i suoi pronunciamenti e le sue posizioni su temi specifici – legati sia alla dottrina che alla società in generale – non vengono ascoltati se non da una esigua minoranza. In questo senso, i dati relativi alla frequentazione della chiesa e all’accostarsi ai sacramenti riflettono il modo in cui l’Italia vive e percepisce la Chiesa: una realtà stabile ma senza più molto da offrire.
“Effetto Francesco”
Per quanto sconsolante, però, questo ritratto non tiene ancora conto dei grandi cambiamenti interni alla comunità cattolica innescati dalla rinuncia al pontificato espressa da Benedetto XVI e dall’elezione al soglio pontificio di papa Francesco. Anche se non vi sono ancora dati attendibili dal punto di vista statistico, il “ritorno a casa” dei cattolici italiani è un processo già saldamente in atto: basti notare l’aumento del numero di fedeli in piazza San Pietro durante gli appuntamenti pubblici del pontefice e ascoltare le voci dei pastori raccolte dai vari media cattolici per capire che, in un certo senso, le chiese stanno tornando a riempirsi.
Se accostiamo questa realtà ai numeri presentati in apertura, e riflettiamo sulla natura universale della Chiesa cattolica, si può concludere con una nota positiva. I cattolici nel mondo crescono là dove prima non c’erano, e stanno tornando all’ovile là dove l’avevano abbandonato. Il lento procedimento di rinnovamento e di riforma all’interno della gerarchia e il riavvicinamento dei pastori al gregge consolideranno ancora di più questo fenomeno positivo.
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