DIVERSO PARERE - Mondo Voc maggio 2014                                    Torna al sommario

 

 

LA GRANDE FESTA E LE IMMANCABILI POLEMICHE

Quando si rischia la “papolatria”

Le ragioni di chi è contrario a santificare i Papi


Troppo presto, troppo in grande, troppo spesso, troppo contraddittorio. Tutto “troppo” per chi sostiene che non sia necessario, e neppure il caso, di santificare i successori di Pietro. Ma davvero ci sono solo ombre su queste canonizzazioni?

 

di Novella Caterina


gilmessaggeroiAll’indomani della canonizzazione di Giovanni XXIII e Giovanni Paolo II, l’editoriale del Messaggero titolava: “I dubbi del laico davanti allo show”, facendo tornare alle mente quel rischio di “papolatria” paventato da alcuni autorevoli voci ecclesiastiche e le polemiche che da anni ruotano intorno alla santificazione dei Pontefici.



Il ‘900, secolo della santità

La storia della Chiesa ne ha visti parecchi salire alla gloria della santità, ma mai – neppure nel periodo della Controriforma – si è assistito ad un proliferare di Papi santi, beati e venerabili, come nel mezzo secolo post conciliare. Anzi, come è accaduto guardando agli ultimi dieci successori di Pietro. Insomma, sembrerebbe quasi che da cento anni a questa parte, le canonizzazioni dei pontefici si verifichino ogni morte di Papa … ma non nel senso di sporadicamente.


Dei 4 Papi non più in vita successivi al Concilio Vaticano II, due sono già Santi e sono gli ultimi canonizzati: san Giovanni XXIII e san Giovanni Paolo II.  È santo anche Pio X, al secolo Giuseppe Sarto, che è salito al soglio pontificio nel 1903, mentre per Pio XII, Paolo VI (di cui il 6 maggio scorso è stato approvato il miracolo) e Giovanni Paolo I è stato compiuto il primo passo verso la beatificazione, con la dichiarazione di Servi di Dio. In sintesi, solo per Leone XII e Pio XI non è gemmato il percorso che porta alla canonizzazione.

 


Se la canonizzazione diventa trionfalismo

gpii-gxxiiiCome interpretare questa improvvisa fioritura di Santi tra i Papi? Fa davvero bene alla Chiesa questa autoaffermazione agiografica?


A sentire (più di) qualcuno, assolutamente no. Il primo rischio che questa pratica comporta è quello della spettacolarizzazione e del trionfalismo della fede. Così si spiegherebbe quel riferimento allo show, ricordato in incipit, giustificato dalle mobilitazione di migliaia di fedeli, dalla magnificenza della cerimonia, dalla parata di autorità ecclesiastiche e civili, dalle decine e decine di programmi televisivi sull’evento e dall’attenzione massima degli altri media, che sono stati sul pezzo per settimane. Tutte cose che non si verificano quando ad essere canonizzate sono figure di minore popolarità. È davvero questa la Chiesa? Tanto coinvolta nello spettacolo, tanto protagonista dello stesso? Non si rischia, così facendo, di incoraggiare forme di religiosità fanatica e ottundente?

 


Le ragioni di chi dice no

4_papiPer non parlare poi delle speculazioni (corre voce che nei pressi del Vaticano siano state affittate stanze per 500 euro a notte) e del mercimonio che questi fenomeni causano e che quindi, indirettamente, verrebbero sollecitati.

Ma ci sono anche altri aspetti che fanno discutere. A cominciare dal fatto che il “santo subito” risente troppo dell’entusiasmo dei fedeli, della loro emotività, e troppo poco di quel giusto distacco che solo il trascorrere del tempo dà e che permetterebbe valutazioni più ponderate.

E poi, un Papa non dovrebbe già incarnare la santità? I santi sono proclamati tali perché assurgano a modelli, a testimoni della fede e dell’amore per Dio. La canonizzazione di un Papa equivale ad affermare che non tutti sono tali o, peggio ancora, a riaprire dolorose pagine della storia della Chiesa che hanno trascinato nelle loro polemiche anche le figure di alcuni Pontefici, la cui “santità” diverrebbe così discutibile.


Forse sarebbe meglio, sic dicet, lasciare i Papi nel ricordo amorevole dei fedeli e valorizzare la santità della gente comune, incoraggiandola attraverso le canonizzazioni di mamme coraggio, di serve di poveri …di persone insomma che possano davvero essere prese a modello da chiunque. In fondo san Giovanni Paolo II aveva indicato proprio questa direzione per la Chiesa. Varrebbe la pena rinvigorirla.

 


La festa della spiritualità

Folla_fedeli_canonizzazioneEppure, sebbene a parere di chi scrive sia condivisibile un maggiore riguardo alle canonizzazioni di testimoni ordinari di santità, sebbene sia condivisibile anche il principio per cui la Chiesa non deve fare spettacolo, ma testimoniare la fede e la carità con l’immediatezza e la forza delle opere e non con gli effetti speciali delle cerimonie, la canonizzazione del 27 aprile è stata una grande festa per la Chiesa intera, una festa della spiritualità prima di tutto.

Quei pellegrini arrivati da ogni dove, con gli occhi lucidi per la commozione e la gioia nel cuore, con la stanchezza sulle spalle ma la voglia di esserci, hanno tributato ai due Santi il meritato grazie per aver aperto, nelle vite di molti, la via alla speranza e alla fede.


Alla fine, quello che resta come patrimonio per tutta la comunità dei fedeli è questa ricchezza, unita alla gioia e ad un rinnovato entusiasmo di testimoniare con più vigore il proprio sì al Signore. E di fronte a questo miracolo non c’è polemica che tenga.

 

 

 


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