LETTERE - Mondo Voc maggio 2014                                                  Torna al sommario




perrone

 

 

Mio marito non si vuole confessare

 

 


√ Che forza questi Papi




Risponde Padre Sandro Perrone



Mio marito non si vuole confessare

Caro Padre, seguo con interesse la sua rubrica e questo mi spinge a chiederle un piccolo aiuto per la mia famiglia. Posso dire che, grazie a Dio, siamo una famiglia praticante, almeno nel limite del possibile: io, mio marito e due figli ormai adolescenti. Però, mentre non ci sono problemi per la frequenza alla Messa domenicale (raramente capita che la trascuriamo), diverso è il discorso per quanto riguarda la confessione. Io sono abituata a confessarmi varie volte durante l’anno, mentre mio marito ogni volta fa fatica per la confessione “pasquale”, e anzi quest’anno non ha voluto sentire ragioni e ha fatto passare la Pasqua tranquillamente senza confessarsi, dicendo che lui chiede perdono direttamente a Dio, ecc. Tutte cose che lei conosce bene e sulle quali certamente sarà già intervenuto. Il guaio peggiore è che sta trascinando in questo suo atteggiamento anche il ragazzo più grande, che la pensa esattamente come il padre (su questo punto), anche perché i suoi amici non è che siano tutti chierichetti! Io non so più né cosa dire né cosa fare e mi aggrappo alla sua risposta nella speranza che mi possa aiutare.

(Anna Maria A., Trieste)


Cara Anna Maria, mi veniva da sorridere leggendo la tua lettera, soprattutto dove scrivi che siete una “famiglia praticante”, e veniva da chiedermi che cosa significhi oggi questa espressione. Perché dirsi “praticanti” e non osservare alcuni precetti importanti della Chiesa rischia di essere un’autentica contraddizione. Pensa un po’ se, invitato a pranzo, dicessi di essere vegetariano e poi chiedessi una bella bistecca! Autoconfessarsi e autoassolversi sono dei sotterfugi o delle scorciatoie, inventate dai cristiani pigri che non intendono impegnarsi nel cammino della santità e della perfezione. Il “mi confesso direttamente a Dio”, o il “non dico le mie cose al prete” sono quanto meno un indice di ignoranza religiosa. Il Signore Gesù ha lasciato ai suoi apostoli il “potere delle chiavi”: aprire o chiudere le porte del Cielo, cioè del perdono e della divina misericordia. Nemmeno nei vangeli apocrifi risulta che Gesù abbia detto: “Confessatevi da soli e assolvetevi pure!”. Il guaio, che giustamente sottolinei tu stessa, è che il cattivo esempio fa presto proseliti: l’adolescenza è un’età difficile e delicata, in cui gli sbandamenti - anche gravi – avvengono facilmente; se si comincia subito a giustificarsi, non è lontano il tempo in cui non se ne sentirà più il bisogno. Credimi, cara Anna Maria, stare a sentire le confessioni è una gran fatica, di cui i preti farebbero volentieri a meno ed a volte si esce distrutti di fronte alla miseria della natura umana. I peccati non si ascoltano volentieri, ma molto volentieri si dà il perdono del Padre buono e misericordioso, che non vuole che nessuno dei suoi figli vada perduto, né quelli grandi né i piccoli. Francamente non penso di essere riuscito a convincere tuo marito a confessarsi, ma se per caso venite a Roma, anche per una gita, mi farebbe davvero piacere fare quattro chiacchiere con lui. E con tuo figlio. Auguri!

 

 

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Che forza questi Papi!

Caro Padre, le scrivo sull’onda della profonda commozione provata nei giorni scorsi; particolarmente domenica 27 aprile, Domenica della Divina Misericordia, quando per una provvidenziale coincidenza c’è stata la canonizzazione dei Papi Giovanni XXIII e Giovanni Paolo II. Sono piuttosto anziano e forse proprio per questo mi sento più legato al mio carissimo Papa Giovanni, il “Papa buono”. Ogni volta che alla televisione passano il celebre “discorso della luna”, con la “carezza del Papa ai vostri bambini”, non riesco a trattenere le lacrime di tenerezza e commozione. Pensavo fra me: la Chiesa ha vissuto e continua a vivere momenti e situazioni difficili, ma che Papi l’hanno guidata in questo ultimo secolo, a cominciare già dal Beato Pio IX e poi Leone XIII e San Pio X e - più vicini a noi - Pio XII, Papa Giovanni, Paolo VI, Papa Luciani, Giovanni Paolo II; Benedetto XVI e, oggi, Papa Francesco. Davvero Dio non abbandona la sua Chiesa!

(Alessandro S., Bergamo)


Caro Alessandro, la tua lettera non chiede niente, ma lascia l’animo e il cuore pieni di gioia e di commozione: non posso che essere pienamente d’accordo con te. Solo sulla barca di Pietro c’è salvezza, anche se molte volte le onde sembrano travolgerla e gli scogli si fanno pericolosamente vicini. Al timone c’è Simone, il pescatore del lago di Tiberiade, diventato pescatore di uomini e a bordo c’è anche Gesù che - a volte - stanco, dorme o finge di dormire. Gli uomini cercano salvezza e pensano che altre “imbarcazioni” siano più sicure e più solide, ma tutte hanno fatto, e continuano a fare, miseramente naufragio. La “barca di Pietro” sfida le onde e i secoli con sicurezza, nonostante tutto. Cambiano i nomi, ma il timoniere è sempre Pietro e sulla barca c’è sempre Gesù. Sapere oggi che molti che hanno dato il loro volto a Pietro sono santi non può che aiutare a credere con più forza e più convinzione. “Le porte dell’inferno non prevarranno mai”, lo ha detto Gesù.

 

 

 

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