STORIE DI VITA - Mondo Voc maggio 2014 Torna al sommario
RACCONTI E TESTIMONIANZE DA PIAZZA SAN PIETRO PER UN GIORNO SPECIALE
L’incontro tra cielo e terra
Il sorriso dei due Santi alla folla
Sono arrivati da tutto il mondo per partecipare alla canonizzazione di Giovanni XXIII e Giovanni Paolo II. Emozioni, pensieri, zaini e sacchi a pelo per queste istantanee di fede vissuta.
di Stefania Careddu
Gruppi organizzati, riconoscibili per i foulard personalizzati annodati al collo, famiglie e singoli, papà con i bimbi sulle spalle e mamme che spingono i passeggini, disabili, ragazzi con lo zaino da cui sporge il tappetino arrotolato per il sacco a pelo. C’è chi ha viaggiato tutta la notte, chi è arrivato in bicicletta, chi ha attraversato l’Oceano e chi ha rinunciato all’ultimo all’idea di guardare la cerimonia in tv e si è messo in fila prima che facesse giorno.
Le bandiere polacche la fanno da padrone, ma la sensazione è che il mondo intero si sia radunato sotto al Cupolone per salutare Giovanni Paolo II e Giovanni XXIII.
Da Cracovia a Sotto il Monte, passando per il Brasile, il Canada, le Filippine, il Venezuela. Storie, volti, emozioni che si incrociano, accomunati dall’affetto per i due papi santi.
Nel solco di Wojtyla
Per i giovani del Camerun, come Olivier Nkouton, Papa Wojtyla è stato ed è ancora un faro. “È un pastore che ci ha aiutato ad impegnarci di più nella fede, ad avere una visione nuova della Chiesa e del mondo attraverso l’appello alla riconciliazione, alla pace, ad avere una nostra dimensione della dignità umana”, spiega Olivier.
“Sono cresciuta con Giovanni Paolo II: a 13 anni sono entrata a far parte di un movimento cattolico di giovani e ho iniziato un percorso di approfondimento della fede basato sui messaggi di Wojtyla per le Gmg”, racconta Agnieszka, 32 anni, polacca di Lublino. Non esita a definirsi una ragazza della “generazione Gp2”: “ho sempre sentito che le sue parole erano per me”, confida Agnieszka che è stata a Cracovia durante la visita di Wojtyla del 1997, a Roma per la Gmg di Tor Vergata e a poi a Madrid nel 2011 come volontaria internazionale. “Sono state esperienze importantissime che mi hanno portato a capire che avevo bisogno di una base formativa. Così ho deciso di studiare teologia a Lublino, nella stessa università dove ha insegnato Giovanni Paolo II e con i professori che sono stati suoi allievi”, spiega la giovane polacca che oggi è docente di religione.
L’insegnamento e l’esempio di Giovanni Paolo II hanno segnato profondamente le esistenze di moltissime persone che, per gratitudine e affetto, non hanno voluto mancare alla cerimonia di canonizzazione. José Alberto Caballero, messicano, terminerà a breve gli studi per diventare sacerdote: la sua vocazione è nata “dopo un viaggio di Giovanni Paolo II in Messico nel 1999”, incoraggiata “dall’esempio di prete umile e santo” di Wojtyla.
“I miei genitori sono stati battezzati dal cardinale Wojtyla e io ho letto molti suoi libri, ma ciò che più mi colpisce è la forza con cui riusciva ad evangelizzare”, dice commosso un giovane religioso arrivato da Cracovia.
L’affetto per Roncalli
Don Felipe Arribas è arrivato da Santiago del Cile: tra le mani una sagoma di cartoncino di Papa Giovanni che – scandisce - “è un esempio per tutti i sacerdoti perché, quando ha detto di portare la carezza del Papa ai bambini, ci ha fatto capire che Dio è vicino alle persone”.
“Per noi bergamaschi Papa Giovanni XXIII è più di un’icona, un simbolo. Quello che mi ha sempre colpito è il suo essere totalmente radicato nella fede della Chiesa e, allo stesso tempo, capace di lasciarsi plasmare dallo Spirito Santo”, gli fa eco don Leonardo.
La festa della santità
“La scuola che ho frequentato da piccola era intitolata a Giovanni XXIII: per me è davvero un’emozione doppia”, osserva Marilia Cedeno, venezuelana. Sorregge la mamma, Herlinda Machado, che cammina a fatica: “sono stata operata al ginocchio e ho pregato Giovanni Paolo II per la mia salute, ma anche per la pace nel nostro Paese, provato dai conflitti e dalla crisi”. Nonostante fossero in fila dalle 5 del mattino, non sono riuscite a raggiungere san Pietro e sono state dirottate a piazza Navona. “Abbiamo seguito la messa dal maxischermo, con la traduzione in polacco, ma è stato ugualmente bello e commovente”, racconta Marilia.
I sorrisi, gli abiti tradizionali africani che portano impressa l’immagine dei due nuovi santi, le immaginette, i rosari, la foto attaccata sulla visiera del cappello, gli striscioni e le bandiere. Lingue e colori si mescolano, il Colonnato del Bernini non riesce a contenere nel suo abbraccio la folla straripante. Dall’alto della facciata i due nuovi Santi sorridono. E Cielo e terra sembrano toccarsi.
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