ATTUALITÀ - Mondo Voc aprile 2014 Torna al sommario
UNA CHIESA POVERA PER I POVERI
Il sogno di Francesco
Un tesoro da portare in cielo
Gli atti profetici che segnano fin dall’inizio il pontificato di Papa Francesco. La denuncia costante di ciò che avvelena l’anima e impedisce di vivere la “nudità” del Vangelo.
di Salvatore Izzo
“Soprattutto la carità, l’attenzione concreta verso gli altri, verso i più poveri, deboli e bisognosi”. È questo “un segno distintivo del cristiano”.Papa Francesco lo ha ripetuto più volte in questo primo anno di Pontificato, dopo aver confidato nella sua prima udienza pubblica, il 16 marzo 2013, “quanto vorrei una Chiesa povera e per i poveri”. E dopo aver dato il buon esempio rinunciando a molti segni esteriori della dignità pontificia (dalla mozzetta alle insegne in oro) alle auto di grande cilindrata (“mi fa stare male vedere un sacerdote o una suora su un’auto di lusso”, ha spiegato), poche settimane fa ha scelto di seguire questa stessa indicazione nella riforma delle finanze vaticane.
Con il Motu proprio “Fidelis dispensator et prudens” ha istituito infatti una nuova struttura di coordinamento per gli affari economici della Santa Sede e della Città del Vaticano, che ha una vocazione esplicita alla trasparenza e una finalità dichiarata: tagliare gli sprechi per destinare quanto più denaro possibile ai poveri.
Le novità fanno paura
Accanto alle resistenze dei “potenti” di prima che si trovano a dover rinunciare ai loro “orticelli”, non è mancata però qualche riserva riguardo soprattutto allo stile di Papa Bergoglio, che è più pastorale e improntato a una rigorosa sobrietà, ma non certo di rottura con la tradizione. Fraintendimenti del tutto marginali, ingigantiti però da alcuni media. Ma è proprio il Papa arrivato “quasi dalla fine del mondo” a fornirci la chiave giusta per leggere i primi passi del suo Pontificato. “Quando qualcosa di veramente nuovo accade nel succedersi quotidiano dei fatti, ci fermiamo, non comprendiamo, non sappiamo come affrontarlo: la novità spesso ci fa paura, anche la novità che Dio ci porta, la novità che Dio ci chiede”, ha detto. “Abbiamo paura – ha osservato – delle sorprese di Dio; abbiamo paura delle sorprese di Dio! Egli ci sorprende sempre!”.
Prendere il Vangelo alla lettera
Francesco cita sempre la promessa del Vangelo: “I poveri li avrete sempre con voi” perché essi ci aiutano a non cadere in questo abisso dell’aridità. “Quando lei dà l’elemosina, guarda negli occhi, tocca la mano di quello o quella al quale dà l’elemosina, o gli getta la moneta? Questo è il problema: la carne di Cristo, toccare la carne di Cristo, prendere su di noi questo dolore per i poveri”, ha spiegato Francesco il 19 maggio. E il teologo Mariano Fazio, vicario dell’Opus Dei per l’Argentina, racconta nel volumetto “Con Papa Francesco. Le chiavi del suo pensiero”, edito da Ares, di un giorno che all’ingresso della Cattedrale di Baires vide il cardinale Bergoglio “in clergyman e con una cartellina in mano. Iniziò a salutare le persone che chiedevano l’elemosina. Li chiamava per nome. Chiedeva dei familiari. A una signora anziana, se avevano dimesso la figlia. A una giovane parlò dei figli: le raccomandava di non perderli di vista. Quando me ne andai, sentivo che il cardinale continuava a parlare e ad ascoltare con attenzione i mendicanti”.
“Rendere concreto, personale, il nostro modo di vivere la fede in relazione al povero, questo è molto caratteristico di Papa Francesco”, ha commentato dopo la visita alla favela Varginha, a Manguinhos, nella zona nord di Rio de Janeiro, il cardinale Claudio Hummes, arcivescovo emerito di San Paolo e grande amico di Bergoglio al quale in Conclave aveva chiesto: “Non ti dimenticare dei poveri” e che per questo il Pontefice eletto volle con lui sulla Loggia di San Pietro il 13 marzo.
Il veleno del consumismo
“L’assurdità di basare la propria felicità sull’avere” ha tra le sue conseguenze nefaste “il veleno del vuoto che si insinua nelle nostre società che illudono i giovani con il consumismo”, ha denunciato evocando il racconto evangelico del ricco che dice a se stesso: “Anima mia, hai a disposizione molti beni: riposati, mangia, bevi e divertiti!”. “Dio – ha ricordato il Papa – gli risponde: “Stolto, questa notte stessa ti sarà richiesta la tua vita. E quello che hai accumulato, di chi sarà?’’. “Non ho mai visto un camion da trasloco dietro un corteo funebre, mai”, ha osservato Bergoglio in un’omelia di fine giugno alla Domus Santa Marta, per ribadire una verità che aveva anticipato qualche tempo prima in un altro contesto, trasmettendo ai giovani una frase di sua nonna Rosa, rimastagli impressa indelebilmente nell’anima: “Il sudario non ha tasche”.
Dove è il tuo tesoro là sarà il tuo cuore
Ma c’è in realtà un tesoro, ha chiarito, che “possiamo portare con noi”, un tesoro che nessuno può rapinare: non è “quello che hai risparmiato per te”, ma “quello che hai dato agli altri”. Ci sono “tesori rischiosi” che seducono “ma che dobbiamo lasciare”, quelli accumulati durante la vita e che la morte vanifica. Invece, “il tesoro che vale agli occhi di Dio è quello che già dalla Terra si è accumulato in Cielo”. “Il Signore ci ha fatto inquieti per cercarlo, per trovarlo, per crescere. Ma se il nostro tesoro non viene dal Signore, il nostro cuore diventa inquieto per avere questo, per arrivare a quello. E alla fine il nostro cuore si stanca, diventa pigro, diventa un cuore senza amore”. È questa “la stanchezza del cuore”, ha ammonito rivolto ai cardinali, vescovi, sacerdoti e collaboratori laici che lo ascoltavano pensierosi.
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