ORIENTARSI - Mondo Voc febbraio 2014 Torna al sommario
COSA PENSANO I NOSTRI RAGAZZI DELLA CRESIMA
Risposte vere e domande vere
Una catechesi fuori dall'ordinario
Forse non è proprio utile affrontare la catechesi per i cresimandi senza ascoltare i loro dubbi e i loro pensieri più sinceri. Ogni tanto bisogna fermarsi e dare risposte anche alle considerazioni più spiazzanti. Solo così si rende concreto il significato della Chiesa come comunità di fedeli che si sostengono l’un l’altro nella fede. Solo così il messaggio cristiano non arriva come un’imposizione o qualcosa di distante, ma diventa gioia.
di Graziano Ghisolfi
Sono le 16.30 di un normale mercoledì. Sono in oratorio ad attendere i ragazzi che si stanno preparando alla Cresima. Alla spicciolata, arrivano: sguardi persi e affaticati; spalle un po’ curve sotto il peso degli enormi zaini scolastici che si portano appresso fin dalla mattinata.
Un nuovo approccio
Oggi voglio cambiare metodo: non il solito lavoro sul catechismo, ma solo alcune domande a bruciapelo. «Ditemi un po’: mi piacerebbe tanto sapere quello che provate quando venite a questi incontri. Ditemi la verità, non preoccupatevi di cosa possa pensare io. Non sono qui per darvi un giudizio o un voto; sono qui per darvi risposte: risposte vere a domande vere. Allora: quali sentimenti provate quando vi propongo le diverse riflessioni sulla cresima? Vi interessano? Vi annoiano? Pensate che quello che diciamo serva alla vostra vita oppure non c’entra nulla?»
Mi guardo attorno. Molti di loro girano lo sguardo da tutte le parti pur di evitare il mio. Dopo un po’ di silenzio siamo tutti a disagio. «Va bene: oggi non ve la sentite di rispondere. Facciamo così: ne parliamo mercoledì prossimo. Intanto voi ci pensate con calma; se avete qualcosa da dire la scrivete su un foglietto anonimo e lo portate al prossimo incontro. Ok?» I visi si fanno più rilassati. Scampato pericolo, almeno per il momento.
Una riflessione sincera
Giunge il mercoledì: arrivi come da copione e l’incontro ha inizio. Vado subito al sodo: «C’è qualche biglietto scritto da voi?» Ne spunta qualcuno e iniziamo a leggerli. Sulle prime non sono esattamente contento di quello che hanno scritto: hanno fatto un buon compitino perché mi hanno riportato gli argomenti che avevamo affrontato insieme. Tutto giusto, per carità. Hanno anche dimostrato di stare attenti, dovrei esserne soddisfatto. Invece non mi piacciono proprio: mi hanno solo restituito quello che avevo detto. Sono andati sul sicuro. Non dico nulla per non deluderli.
Poi, finalmente, ne arriva uno molto sincero: «Non so descrivere bene quello che provo agli incontri di catechesi. A volte, però, vorrei ribellarmi quando sento dire: “Occorre diventare testimoni della nostra fede; con la cresima si è tenuti a diffondere la nostra fede cristiana”. Sono stufo di avere sempre qualcuno che ti dice cosa devi fare». Rimango un attimo senza parole, poi realizzo che quello che ha pensato questo ragazzo lo penso anch’io. Anche a me non piace fare le cose che mi sono state ordinate, voglio essere io a capire e a fare quello che è giusto.
Gesù non ci dà ordini
Tento di dare una risposta: «Vedete, capisco questo sfogo, perché è quello che pensiamo tutti. Però sono sicuro che Gesù, quando parlava ai discepoli e a tutta la gente, non lo faceva nel modo in cui lo facciamo noi. Penso, ad esempio, a quando proclama le Beatitudini. Non dice: dovete fare così! non dovete fare colà! No. Dice solo che è beato, cioè felice, chi è povero, chi ama, chi cerca la giustizia … Non impone nulla a nessuno; però lo seguivano in molti, liberamente. Penso anche al giorno di Pentecoste (il giorno della cresima sarà per voi come il giorno di Pentecoste per gli Apostoli, non è vero?): Dio non dice agli Apostoli che avrebbero dovuto fare qualcosa. Dio “regala” loro lo Spirito Santo. Punto e basta. Gli Apostoli si accorgono di aver ricevuto un dono grandissimo e subito lo dicono a tutti. Ma non hanno ricevuto alcun ordine. Hanno capito che la presenza di Dio in loro (lo Spirito Santo) era un bel regalo ed esattamente ciò di cui avevano bisogno. Si rendono anche conto che hanno ricevuto lo Spirito Santo perché Dio ha fiducia di loro, perché Lui sa che potranno fare cose bellissime nella loro vita. Infatti comprendono cosa devono fare: lo capiscono da soli, senza imposizioni. Penso che in quel momento le persone più felici del mondo fossero proprio loro, gli Apostoli». Nessuno osa parlare. Dai loro volti, però, comprendo che c’è un po’ di sorpresa: non si aspettavano queste parole.
Il cammino delle fede non si fa da soli
Ma c’è ancora un biglietto da leggere: «Quando facciamo i nostri incontri mi sento a disagio perché capisco che io non sono capace di fare tutte le cose che sono chieste ad un cristiano». Un’altra mazzata. Eppure vedo molta sincerità in queste parole. In fondo molte persone percepiscono la loro fragilità, ma non sanno come superarla.
«Ragazzi: io sono convinto che da soli ci sentiamo fragili, ma quando siamo insieme ci possiamo dare una mano. Lo sapete che la cresima ci aiuta ad entrare a pieno titolo nella comunità cristiana? Non siete da soli a credere. Ci sono altri vicino a voi che cercano di seguire il Signore, più piccoli e più grandi. Ogni domenica ci troviamo a celebrare insieme l’Eucarestia perché tutti abbiamo bisogno di sostenerci l’un l’altro nella fede. E quando riusciamo a condividere anche le nostre difficoltà, sicuramente troveremo qualcuno che ci potrà dare una mano. La nostra fede è bella perché è vissuta insieme».
Silenziosi si guardano. Forse qualcosa sarà passato nel loro cuore.
Copyright © La riproduzione degli articoli di MondoVoc richiede il permesso espresso dell'editore