STORIE DI VITA - Mondo Voc febbraio 2014                                         Torna al sommario

 

 

I TANTI VOLTI DELLA CRESIMA

Un sacramento senza tempo

Ogni momento è quello giusto


Alcune testimonianze dimostrano che è sempre tempo per la Grazia di Dio, che raggiunge le persone a ogni età della vita e nelle situazioni esistenziali e lavorative più impensabili. Si tratta di avere un animo aperto, in ricerca, e decidere di rischiare qualcosa di bello per Dio.


di Stefania Careddu


Sac_cresima_3Per la grazia l’anagrafe non conta. Non è mai troppo tardi infatti per diventare “soldati di Cristo”, cioè per essere cresimati. Lo dimostra Vito Sallustio, di Marsala, che a 91 anni suonati ha voluto ricevere il sacramento della Confermazione. Per lui è stato come “realizzare un sogno durato 80 anni”. Nonostante l’educazione cristiana avuta nella sua famiglia numerosa, Vito – che è poi diventato maestro elementare – non era riuscito a concretizzare quel desiderio a causa del susseguirsi degli eventi, non ultima la guerra. Fino a quando ha incontrato un sacerdote, don Tommaso, al quale ha confidato il desiderio. Così, ottenuta dal vescovo l’autorizzazione di ridurre ad un solo anno la preparazione, il nonnino ha seguito un corso di formazione e ha potuto ricevere il sacramento.

 


Addio o nuovo inizio?

GIOVANE_PREGHIERA_1Se per molti ragazzi la Cresima è l’ultima tappa di un iter di conoscenza e approfondimento della fede prima di allontanarsi, per altri è un nuovo inizio. Un qualcosa di cui si percepisce la mancanza in età adulta, un vuoto che si colma soltanto con i doni dello Spirito. Come è successo a Francesco. Affermato commercialista in una banca, 35 anni, non aveva ricevuto un’educazione religiosa, ma frequentando il curricolo di Economia e Commercio all’Università Cattolica, il cui piano di studi prevedeva anche alcuni esami di teologia, ha trovato ciò che cercava: Cristo.


Avere ricevuto il sigillo dello Spirito Santo ha pervaso il mio cuore, mi ha riempito di una gioia immensa e mi ha reso consapevole di non aver terminato un percorso, ma di averlo appena incominciato”, confida Mauro, cattolico non praticante che ad un certo punto della vita ha deciso di riavvicinarsi alla Chiesa. Mentre si barcamenava tra dubbi e momenti di crisi, ha saputo che in quella parrocchia iniziava il corso per i cresimandi. “Quello che ho intrapreso è stato un vero e proprio cammino spirituale, accompagnato per mano da persone speciali, che, giorno per giorno, hanno risvegliato in me la fede”, racconta Mauro che pian piano ha scoperto di essere sempre più “affamato e assetato della parola di Dio”.

 


Il grande salto

GIOVANE_PREGHIERAAnche Monica, a 25 anni, ha cominciato a sentire una grande “sete di conoscenza  che era pure di amore”. Così ha deciso di impegnarsi in un gruppo per l’evangelizzazione, ma non le bastava. “Dovevo cercare e andare avanti, perché la promessa che questa voce del cuore mi faceva era di una felicità senza limiti”, confida la giovane, per la quale un momento chiave è stato proprio la Cresima, ricevuta da adulta. “Nel tempo della preparazione il Signore mi ha visitata con la sua grazia e dopo averla ricevuta mi ha fatto capire che mi chiedeva di seguirlo. Ricordo che alla fine della celebrazione, quando il vescovo terminò il suo discorso dicendo: ‘Adesso Gesù chiede a te: vuoi lavorare per me, vuoi essere mio?’, il mio cuore si entusiasmò e avrei voluto gridare: ‘Sì eccomi, io lo voglio’”. Se per Monica dunque la Cresima è stata un trampolino di lancio verso la vita consacrata, per altri, poco più che adolescenti, è un’iniezione di coraggio, di fiducia, di speranza per affrontare le sfide del domani. “Ho scelto di fare la cresima perché voglio crescere nella fede con i catechisti: in questo periodo è tanto difficile essere cristiani, ma spero con questo sacramento di avere gli strumenti per testimoniare che non esiste solo il male, ma anche tante persone che vogliono il bene degli altri”, osserva Sveva.

 


Luce per il cammino

camminare_insiemeRicevere la Cresima, spiega Giulia, non significa “essere migliori di qualcuno o aver compiuto chissà quale buona azione”. “Non si tratta – sottolinea – nemmeno di aver risolto tutti i nostri dubbi, tutte quelle domande alle quali non riusciamo a dare una risposta con la nostra ragione, ma vuol dire credere in Dio e volerlo comunicare a chi incontreremo lungo la nostra strada”. Per la ragazza infatti la differenza tra la fede ‘bambina’ e quella ‘adulta’ sta nel passare “dal momento in cui dobbiamo capire per credere a quello in cui decidiamo di credere per capire”.


Piccoli o grandi che siano, coloro che si accostano al sacramento sanno bene che non si tratta di un colpo di bacchetta magica. “dopo la Cresima – ammettono Martina e i suoi amici - non diventeremo santi e di sicuro ci saranno momenti di confusione, ma sapremo superarli perché ci è stata indicata la retta via e ora tocca a noi scegliere di attraversarla”.

 

 

 

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