STORIE DI VITA - Mondo Voc dicembre 2013                                   Torna al sommario

 

 

QUATTRO ESPERIENZE …PER OGNI ETÀ


Catechisti, vale a dire testimoni


Gioie e dubbi di chi ha detto sì  

Sono giovani studenti o madri e padri di famiglia. Quello che svolgono nelle parrocchie è un servizio preziosissimo, ma ciò che più conta è la loro testimonianza di fede, l’esempio. Perché, come ha detto Papa Francesco nel recente incontro con i catechisti, si tratta di “essere catechisti” e non di “fare i catechisti”.


di Stefania Careddu

 

essere_catechistiServizio e amore

Don Bosco amava ripetere che “l’educazione è questione di cuore”. Ed è infatti “solo da un cuore che non si accontenta di ammirare Gesù da spettatore, ma vuole incarnarlo nei suoi atteggiamenti, parole, silenzi, che nascono il desiderio, la necessità, la creatività, l’offerta, il sacrificio di donarsi a tante anime, piccole e grandi”, spiega Gloria, di Nepi, che oltre a seguire i bambini che si preparano a fare la prima comunione, ha deciso di occuparsi pure di un gruppo post-cresima. Tra lavoro e famiglia, non ha certamente tempo per annoiarsi, ma è stato “naturale e importante raccogliere alcuni ragazzi che dopo la cresima avevano voglia di rimanere in parrocchia”. “Il mio sì è stato pronto e generoso anche se altrettanti sono stati i dubbi”, dice Gloria.

 

Tuttavia, attraverso schede che stimolano il confronto, momenti di svago e di adorazione, l’avventura prosegue con successo. “Spesso – dice Gloria – noi educatori ci rompiamo la testa per come tenere i ragazzi dopo la cresima in parrocchia e poi, come è successo a me, basta semplicemente saperli amare mettendo a loro disposizione, con semplicità, i talenti che il Signore generosamente ci ha donato”.

 

 

Aiutare a crescere

catechista_3“Il tempo vola insieme a loro nell’aiutarli a ricercare i sogni e gli ideali, mantenendo sempre centrale l’incontro con la parola di Dio, con la storia d’amore e la storia di salvezza che ha iniziato con ognuno di noi”, racconta Paola, di Cremona, impegnata a seguire il percorso dei preadolescenti. Se qualche anno fa accettò la proposta di diventare catechista per i piccoli “non tanto per reale convinzione di fondo, ma più per non dire scortesemente no alla catechista e al parroco”, oggi è felice di aver detto quel “sì”.

 

“L’appuntamento del sabato pomeriggio diventava ogni volta una festa, un momento atteso da preparare con cura durante la settimana”, continua la catechista che ricorda “le ore passate a girovagare tra librerie, alla ricerca di libri, film, sussidi di vari genere che potessero servire a rendere più interessanti e coinvolgenti gli incontri”.


In seguito, con i ragazzi più grandi ha dovuto “modificare la catechesi, non tanto nei contenuti, ma più nei linguaggi, per far sì che si inserisse nel loro contesto sociale” perché, ammette Paola, “non sempre è facile trovare i temi che facciano vibrare le corde dell’interesse e del coinvolgimento”. Per la catechista di Cremona, tuttavia, “la sfida più grande e urgente risulta la partecipazione delle famiglie in tutto l’arco dell’iniziazione cristiana: sono loro il tessuto di riferimento più convincente per i loro figli in crescita”.

 


Un impegno di tutta la comunità

catechista_4Di questo è certa anche Caterina, di Padova, che, dopo tanti anni di catechismo ai bambini, ha accettato di accompagnare le famiglie. Era, sottolinea, “un’occasione per verificare la mia fede e per renderla ancora più vera”. Ecco perché serviva “fare un passo indietro, fidarsi ed abbandonarsi totalmente al Signore perché è Lui che opera”. Nei momenti organizzati in parrocchia, il compito di Caterina è stato quello soprattutto di testimoniare: “mostrare la mia fede, raccontare gli incontri che nella vita avevo fatto e che mi avevano cambiato, narrare cioè la presenza del Signore nella mia vita”.


L’esperienza, rivela, “ha permesso di mettermi in gioco e crescere nella certezza che se aderiamo al Signore attraverso le circostanze che mette davanti al nostro cammino, la nostra fede si rafforza, la comunità si arricchisce e nel momento in cui annuncia la buona notizia, viene essa stessa evangelizzata”. La dimostrazione è un “dono concreto”: “quando il parroco – conclude   Caterina – ha invitato un papà, e dico un papà perché è una cosa non così comune nelle nostre comunità, per chiedergli se si rendeva disponibile per fare il catechista, questi ha risposto subito di sì con disponibilità, avendo probabilmente compreso che tutti, nella comunità, siamo responsabili della trasmissione della fede alle nuove generazioni”.

 


 

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