ATTUALITÀ - Mondo Voc novembre 2013                                                      Torna al sommario

 

 

 

IL TRATTATO ONU SULLE ARMI E LA RATIFICA ITALIANA

 

 

I signori della guerra

 

I numeri del mercato delle armi

 

Le parole di Papa Francesco sono un messaggio di denuncia molto forte contro la non-cultura della morte e del commercio delle armi, che ha origine nei Paesi ricchi e produce i suoi tristi effetti nei Paesi poveri del mondo. I dati sul commercio mondiale delle armi e il ruolo dell’Italia per la sua regolamentazione.

 

di Carlo Climati


signori_della_guerraSignori della guerra, voi che costruite tutte le pistole, voi che costruite aeroplani mortali, voi che costruite le grosse bombe, voi che vi nascondete dietro i muri, voi che vi nascondete dietro uno scrittoio. Voglio che sappiate che io posso vedere oltre le vostre maschere”. Così cantava Bob Dylan nel 1963, nella canzone “Masters of war”.  Non è cambiato molto da allora. Il commercio delle armi è sempre vivo e si nasconde dietro i bagni di sangue di molte parti del mondo.

 


Un mercato di morte

Durante l’Angelus, all’indomani della veglia di preghiera per la pace in Siria, Papa Francesco ha detto:Sempre rimane il dubbio: questa guerra di là, quest'altra di là – perché dappertutto ci sono guerre – è davvero una guerra per problemi o è una guerra commerciale per vendere queste armi nel commercio illegale?


Già nel 2006 Papa Benedetto XVI, nel suo primo Messaggio per la Giornata Mondiale della Pace, aveva denunciato con forza un aumento preoccupante delle spese militari e un commercio delle armi “sempre prospero”. Risorse che, invece, potrebbero essere impiegate in progetti di sviluppo per i Paesi più poveri.


In ogni caso, il triste mercato delle armi esiste ed è sicuramente alla base di molti conflitti. È un mercato sempre vivo ed attivo, perfino in questo momento di crisi internazionale. Il dato più scandaloso è che le armi sono prodotte principalmente dai Paesi ricchi e sviluppati. Ma finiscono, poi, nelle guerre tra i poveri. C’è uno sfruttamento vergognoso della fame e della disperazione dei nostri fratelli, che diventa occasione per alimentare conflitti sanguinari e interminabili.

 


Il guadagno dei trafficanti

traffico_armiIl 9 settembre 2013, Monsignor Silvano Maria Tomasi, osservatore permanente della Santa Sede all’ufficio Onu di Ginevra, in un’intervista rilasciata al giornalista Alessandro Gisotti, di Radio Vaticana, ha dichiarato: “Le armi continuano a rafforzare la criminalità e a nutrire le mafie di vario tipo. Interessi commerciali – come dice il Papa – giocano un ruolo importante nel trasferimento delle armi”. Monsignor Tomasi ha ricordato quindi “il guadagno dei trafficanti e addirittura[gli] interessi economici di Stati che producono e vendono armi, come gli Stati Uniti, la Russia, il Regno Unito, la Francia, la Germania, Israele, Cina ed altri. Sono Stati dove l’industria della produzione di armi è una componente significativa dell'economia”.

 


Le cifre del mercato

Le cifre del mercato sono state diffuse dal rapporto del SIPRI, Istituto di ricerca per la pace di Stoccolma, che si occupa del monitoraggio sul sistema degli armamenti internazionale. Nel quinquennio 2008-2012 c’è stato un aumento del 17% delle esportazioni di armi nel mondo. Impressionante è l’aumento dell’industria cinese, le cui vendite all’estero sono cresciute del 162%, rispetto al periodo precedente (2003-2007). Per la prima volta, dalla fine della Guerra Fredda, Pechino si trova tra i primi cinque esportatori di armi nel mondo, superando così il Regno Unito. Il primo posto nel mercato mondiale è sempre degli Stati Uniti (30%). Seguono la Russia (26%), Germania (7%) e Francia (6%).

 

 

La scelta dell’Italia

commercio_armamentiLa buona notizia è che l’Italia ha ratificato il 25 settembre 2013 il trattato internazionale sul commercio degli armamenti, che ha l’obiettivo di prevenire il mercato illegale. Un buon segno, soprattutto se pensiamo che il voto a favore di questa norma è stato unanime sia alla Camera che al Senato. A questo proposito, il Ministro degli Esteri Emma Bonino ha dichiarato: “Questo risultato testimonia la grande importanza che l’Italia, il primo Paese con la Germania ad aver completato le procedure parlamentari di ratifica, annette al tema della regolamentazione del commercio delle armi”.


Il Trattato ONU sulle armi – ha sottolineato il Capo della Farnesina – nasce dall’esigenza di rendere più trasparente e sicuro il commercio delle armi, tramite l’introduzione di principi e criteri di garanzia delle movimentazioni dei materiali e di contrasto ai fenomeni di diversione e traffico illecito”. Il Ministero degli Esteri, inoltre, ha spiegato in un comunicato che “il nostro Paese è fra i più attivi nel promuovere l’adesione del maggior numero possibile di Paesi al Trattato. L’Italia svolge in parallelo un’azione di sensibilizzazione presso il Parlamento Europeo, per la rapida adozione della necessaria decisione del Consiglio, che consente agli stati membri dell’UE di depositare i propri strumenti di ratifica presso le Nazioni Unite e favorire il raggiungimento del numero minimo di 50 aderenti per l’entrata in vigore del trattato.

 

 

La strada è lunga

La scelta italiana dimostra, dunque, che alcuni segnali positivi ci sono. Ma la strada da fare è ancora molto lunga. Ed è il caso di chiedersi, utilizzando ancora le parole di Bob Dylan: “Quanto tempo dovranno volare le palle di cannone, prima che siano bandite per sempre?”

 

 

 

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