LETTERE - Mondo Voc novembre 2012 Torna al sommario
√ Ci si può confessare per telefono o via internet?
√ Il mio "don" non è più prete!
Risponde Padre Sandro Perrone
La confessione per telefono o internet
Caro Padre, ci si può confessare per telefono o via internet?
(Michele P., Taranto)
La risposta è semplice: no. Anche senza considerare il rischio gravissimo che per telefono o via internet la confessione potrebbe essere intercettata o che si potrebbe comunque falsificare l’identità del penitente (e del confessore), la Chiesa non ammette assolutamente la confessione per internet né per telefono! Nessun mezzo di comunicazione (né internet né telefono o altro) può sostituire la presenza fisica che è necessaria per i Sacramenti. Diverso, invece, è il discorso per i Sacramentali, come le benedizioni, che possono essere ricevute anche via radio o per televisione. Discorso simile vale anche per la Santa Messa ascoltata alla televisione. “Padre, vale la Messa seguita per televisione?” chiedono alcune vecchiette o persone ammalate, impossibilitate ad andare in chiesa per acciacchi o cattivo tempo. La Santa Messa non si segue, non si ascolta. Alla Santa Messa si partecipa!
I Sacramenti sono essenzialmente dei segni. Se non si pone il segno, non si celebra neanche il sacramento. Basta pensare al battesimo, che va amministrato con l’acqua o l’Eucaristia, con il pane e il vino. La persona del sacerdote, in questo caso, fa parte del segno sacramentale. Allora quando si tratta di sacramenti, quello che conta soprattutto non è il contatto verbale, ma il rapporto personale. Il sacerdote agisce come rappresentante di Cristo e in persona Christi. Il Vangelo sottolinea la necessità di venire a contatto non solo con la parola, ma con la persona di Gesù. Viene riferito infatti che Gesù “ne aveva guariti molti, così che quanti avevano qualche male gli si gettavano addosso per toccarlo” (Mc 3,10) e che “tutta la folla cercava di toccarlo, perché da lui usciva una forza che sanava tutti” (Lc 6,19). Nel Sacramento della Penitenza, attraverso la persona del sacerdote, ci si incontra con il Cristo crocifisso e risorto, che libera l’uomo dal peccato. Ma è necessaria la presenza e il contatto fisico.
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Il mio "don" non è più prete...
Caro Padre, qualche tempo fa nella mia parrocchia c’era un giovane sacerdote, molto bravo, devo dire, che poi è stato trasferito altrove. L’ho perso di vista, ma la settimana scorsa mi è capitato d’incontrarlo casualmente alla stazione ferroviaria. L’ho salutato affettuosamente: Caro don… come va? E lui mi ha risposto: non sono più don, adesso sono il signor… Sono rimasta scooccata: come è possibile?
(Maria Luisa R., Padova)
Cara Maria Luisa, il don che hai incontrato non è più prete: Qualunque cosa sia avvenuta, dopo aver fatto un lungo e serio cammino di discernimento spirituale, assieme al suo Vescovo, è arrivato alla conclusione di aver scelto una strada sbagliata, e anziché recare danno a se stesso e soprattutto al prossimo, ha preferito fare un passo indietro, rinunciando al suo sacerdozio. E’ chiaro che rimane prete per sempre (a motivo del carattere sacerdotale che gli è stato conferito con l’ordinazione presbiterale), ma non eserciterà più il suo ministero di prete, rimanendo un semplice laico. Come è possibile, mi chiedi. Le spiegazioni possono essere molte, ma mormalmente si riducono a due; aver scambiato il sacerdozio per una professione, pensando così di fare del bene al prossimo, ma senza una vera chiamata (anticamente si diceva: non aveva la vocazione) oppure di iniziare bene e ma poi man mano perdere l’entusiasmo e il desiderio di servire il Signore nei fratelli con tutte le proprie forze e ridursi a fare l’impiegato spirituale, timbrando il cartellino della propria coscienza: alla lunga, tutto questo non regge e si è costretti a tirarsi indietro; è doloroso, ma è così. Quando la Chiesa invita a pregare per le vocazioni, intende dire proprio questo: che il Signore mandi numerosi e santi operai per la sua messe e che mantenga fedeli coloro che ha mandato. Ti prego di non dimenticarlo.