ATTUALITÀ - Mondo Voc genneio 2012                                                                Torna al sommario

 

 

Come risponde la Chiesa alle inquietudini degli adolescenti e dei giovani che sempre più numerosi smettono di andare a Messa e di avere fede?


La Chiesa sceglie la via della comunione


Né bacchette magiche né ricette precostituite per ripopolare le parrocchie. Di fronte alla crisi di fede di molti giovani, la Chiesa riscopre l'importanza della parola “insieme”. Più che trovare qualcosa da fare per i ragazzi – secondo un'impostazione che li considera destinatari di un progetto anziché soggetti e protagonisti – la priorità oggi è stare con i ragazzi. In altre parole, bisogna fare comunità.


di Stefania Careddu


Careddu_1_gennaio_2012Insieme è una modalità nuova di concepire lo stile di vita, ma è anche la prospettiva che il Signore ci indica”, ha sottolineato don Nicolò Anselmi, responsabile del Servizio nazionale per la pastorale giovanile (Snpg) della Cei, intervenendo al recente Convegno nazionale che ha riunito a Roma i delegati diocesani di pastorale giovanile e i rappresentanti di associazioni e movimenti. “La tentazione di chiudersi in se stessi, di isolarsi e di isolare gli altri è un grave pericolo per tutti”, ha osservato don Anselmi per il quale “il mondo giovanile, e Benedetto XVI lo ha ripetuto più volte, ha la forza per reagire all'indifferenza, al relativismo e al nichilismo attraverso un rinnovato modo di stare insieme, scelto e voluto con forza secondo i desideri di Gesù espressi dal comandamento dell'amore”.


Per rispondere alle inquietudini degli adolescenti che sempre più numerosi, dopo la Cresima, smettono di andare a Messa e per aiutare i giovani a trovare un senso in un mondo che sembra averlo smarrito, la Chiesa sceglie la via della comunione. E prova a farsi vicina, ad usare linguaggi e strumenti nuovi, a percorrere sentieri diversi. Senza svilire il contenuto del suo messaggio o abbassando il livello delle mete, ma coinvolgendo i ragazzi e facendoli sentire parte viva di una comunità. Dove, ha spiegato don Cesare Pagazzi, docente alla Facoltà teologica dell’Italia Settentrionale, ci si possa sentire stimati, apprezzati e per questo liberi dalle paure, capaci di amare e di testimoniare; dove si impari la fiducia, ci si riconosca fratelli e nel quale ci si senta a casa anche quando si è fuori casa”.


Careddu_2_gennaio_2012Non a caso il Snpg ha organizzato una serie di laboratori, seminari e cantieri che si terranno a Roma nei prossimi mesi e ai quali collaborano vari uffici della Cei. In linea con gli Orientamenti per il decennio sull'educazione e sulla scia di alcune iniziative lanciate in occasione della Gmg di Madrid, è nata infatti la proposta di un percorso formativo che, attraverso ambiti prettamente giovanili come lo sport, il web, il canto, l'arte e la scuola, mostri come la fede non sia avulsa dalla realtà, ma abbia a che fare con la vita concreta delle persone.

 

Ecco che ad esempio l'Esame di maturità e il tempo che lo precede (il Seminario è in calendario il 3 e 4 febbraio) diventano un momento cruciale anche per la Chiesa, chiamata a sostenere gli studenti in una tappa di grande impegno e di sacrificio, oltre che di riflessione sul futuro di circa mezzo milione di giovani l'anno. Mentre continuano gli sforzi di associazioni e parrocchie in campo sportivo nell'ottica di un rilancio degli oratori, si torna a puntare l'attenzione sul linguaggio artistico e sulle potenzialità delle sue diverse forme espressive per l'evangelizzazione e il contatto con i giovani (il Laboratorio è in programma il 24 e 25 febbraio). Le attività promosse dal Snpg rappresentano dunque una valida esperienza formativa a 360 gradi e allo stesso tempo un esempio reale di pastorale integrata. Un'occasione ulteriore per crescere insieme.


Careddu_4_gennaio_2012Da più parti si avverte infatti l'esigenza di una Chiesa più prossima, più missionaria, che sappia parlare ai ragazzi (grazie al profilo facebook e alle varie opportunità offerte dalla rete, ma anche e soprattutto recuperando la bellezza del dialogo interpersonale) e che sappia ascoltarli. Andando a cercarli in un centro commerciale piuttosto che nella piazzetta centrale, come accadeva qualche anno fa. Con un atteggiamento alla Don Bosco, che resta sempre attuale nonostante l'ipad, l'iphon, i tablet, i social network e gli idoli internazionali abbiano sostituito giochi e passatempi di una volta.


“Quando incontro i giovani, essi mi dicono spesso di sentire la Chiesa troppo distante. Mi ringraziano non tanto per quello che dico, ma per essere andato a incontrarli”, ha confidato monsignor Cesare Nosiglia, arcivescovo di Torino, che nei giorni scorsi ha lanciato l’idea di aprire degli oratori all’interno dei centri commerciali. Del resto, il criterio della vicinanza e lo stile della comunione risuonano pure negli Orientamenti dei vescovi per il decennio: gli educatori dei giovani, si legge nel testo, “devono essere ricchi di umanità, maestri, testimoni e compagni di strada, disposti a incontrarli là dove sono, ad ascoltarli, a ridestare le domande sul senso della vita e sul loro futuro, a sfidarli nel prendere sul serio la proposta cristiana, facendone esperienza nella comunità”.


Insieme: una sfida; una prospettiva; una necessità.

 

 

 

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