LETTERE - Mondo Voc gennaio  2012                                                                Torna al sommario

 



perrone

 

 

 

Le vocazioni riprenderanno fiato con la crisi economica?



C'è un nesso fra il calo delle vocazioni e quello delle natalità?


 

Risponde Padre Sandro Perrone

 


Vocazioni e crisi economica

Caro Padre, la crisi economico-finanziaria è ormai globale e tutti ne avvertiamo le pesanti conseguenze. Mi consente una piccola domanda-provocazione: scommettiamo che le vocazioni aumentano? È facilmente constatabile che le vocazioni sono più numerose nei Paesi poveri, mentre, man mano che aumenta il benessere, diminuiscono e quasi spariscono. Che ne dice? Accetta la mia scommessa?

(Stefano, Milano)


Caro Stefano, anzitutto desidero dirti che, se le vocazioni dovessero aumentare, sarei ben lieto di perdere la scommessa! Scherzi a parte, c’è del vero in quello che scrivi, ma io credo che le cause siano molte e complesse. Non c’è un nesso di causa-effetto tra poverta e vocazioni, così come non c’è tra benessere e diminuzione delle stesse. Se guardi più in profondità, non avrai difficoltà ad accorgerti che non è la povertà (o il benessere) in motivo positivo (o negativo), ma la presenza (o l’assenza) di una fede solida e profonda. L’uomo indigente forse trova maggiore forza nella sua povertà per confidare nel Signore di tutte le cose. L’uomo ricco troppo spesso è preso dalle “cose” e non ha tempo né voglia di alzare gli occhi verso il cielo. Gesù afferma con chiarezza: «In verità vi dico: difficilmente un ricco entrerà nel regno dei cieli» (Matteo 19,23), intendendo che il ricco crede di bastare a se stesso, dato che possiede molto e di conseguenza non pensa a Dio, perché gli è inutile. Al contrario, circa i poveri il Maestro afferma: «Beati i poveri in spirito, perché di essi è il regno dei cieli» (Matteo 5,3). Chi fa il vuoto in se stesso può riempirsi dello Spirito del Signore; chi è troppo pieno, non ha spazio né per Dio né per i fratelli; di conseguenza, come potrebbe pensare mai a donarsi totalmente, a dare la vita gratuitamente per costruire sulla terra il Regno dei cieli? Abituato a dare un costo ad ogni cosa, non comprende che la gratuità è la moneta più preziosa e più utile. A proposito, Stefano: ma tu quanto possiedi?

 


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Vocazioni e natalità

Caro Padre, se permette, vorrei dissentire da quanto ha scritto in proposito della diminuzione delle vocazioni. In parrocchia, in occasione di una ordinazione sacerdotale, è stata fatta una settimana vocazionale, alla quale hanno partecipato parecchie persone. Sono venuti sacerdoti, suore, missionari, seminaristi, religiosi, ecc. e, naturalmente, l’argomento è stato approfondito a dovere. Mi ha impressionato, in particolare, la testimonianza di un’anziana religiosa, che diceva come nel suo paese le vocazioni fossero abbondanti, favorite anche dalla presenza di famiglie molto numerose. La suora non lo ha detto, ma si capiva abbastanza che per queste famiglie, per lo più povere o poverissime, era un vero sollievo poter “donare” al Signore delle vocazioni, maschili e femminili, che non avrebbero pesato più sul bilancio familiare così precario. Oggi le famiglie sono fatte da un figlio, massimo due: chi se la sente più di “regalare” al Signore e alla Chiesa un figlio o una figlia? Per me, questo è il vero motivo. Mi dica un po’ lei.

(Marisa, Treviso)

 

Cara Marisa, nella mia risposta non escludevo affatto il fenomeno di cui parli, anzi lo tenevo in piena considerazione, ma sono profondamente convinto che, comunque, questo è un effetto più che una causa della “crisi delle vocazioni”, di cui parlo pure nella risposta precedente. La vera “crisi” è quella della fede; la “crisi vocazionale” ne è una conseguenza. Se non ho più fiducia in Dio Provvidente, ma faccio unicamente affidamento alle mie forze (e ai miei soldi) è del tutto naturale che io non abbia nessuna fiducia nel futuro: i soldi, la salute, la fortuna, ecc., oggi ci sono, domani chissà. Meglio tenermi stretto il mio miserabile gruzzolo, piuttosto che confidare nel Signore. San Paolo ammonisce saggiamente: «Quando abbiamo di che mangiare e di che coprirci, contentiamoci di questo» (1Tim 6,8). Invece vogliamo accumulare, accumulare sempre, con fame insaziabile. Di un ricco di questo genere, Gesù ha sentenziato: «Stolto, questa notte stessa ti sarà richiesta la tua vita. E quello che hai preparato di chi sarà?» (Lc 12,21). Avere fiducia, anche a costo di grandi sacrifici, invece, significa accumulare davanti a Dio. Ripeto ancora: se c’è fede, possono nascere le vocazioni; ma senza fede, ogni sforzo umano è inutile. Sant’Annibale Maria Di Francia affermava con profonda convinzione: senza fede e senza preghiera, le vocazioni non vengono e quelle che ci sono hanno una vita artificiale.