Il valore cristiano del volontariato.
La vita come dono agli altri…
Il volontariato cristiano è essere a servizio del prossimo con una forte carica spirituale e quell’umiltà che Gesù ci ha insegnato con il suo esempio. È una scelta di vita, un impegno faticoso, un’attitudine dell’animo.
di Sandro Perrone
Tutta la storia umana è stata sempre contrassegnata da episodi e gesti di solidarietà che andavano oltre la razza, la lingua, la religione: gesti di disponibilità verso gli altri, che sono diventati senso di solidarietà e di disponibilità verso il sofferente e il bisognoso.
Oggi tutto questo si è riversato nel grande letto del fiume del Volontariato, che in varie forme manifesta l’attenzione e la disponibilità di cui si parlava sopra. Si può affermare tranquillamente che è impossibile non conoscere Greenpeace, Emergency, Medici senza frontiere, per non parlare della Croce Rossa e della Caritas: associazioni ed enti che, pur differenziandosi in molti modi, hanno in comune l’attenzione alle persone, agli animali, alle piante, all’ambiente, con atteggiamenti, a volte, perfino aggressivi.
Sono nate e si moltiplicano a dismisura Ong e Onlus che, a vario titolo, s’interessano di una infinità di cose, ma hanno tutte in comune il valore del volontariato, cioè un’attività libera e gratuita svolta per ragioni private e personali, che possono essere di solidarietà, di giustizia sociale, di altruismo o di qualsiasi altra natura. Il volontariato può essere rivolto a persone in difficoltà, alla tutela dell’ambiente, della natura, e degli animali, alla conservazione del patrimonio artistico e culturale.
Il volontariato nasce dalla spontanea volontà dei cittadini di fronte a problemi non risolti, o non affrontati, o mal gestiti dallo Stato o dal mercato. Per questo motivo il volontariato si inserisce nel “terzo settore”, insieme ad altre organizzazioni che non rispondono alla logica del profitto o del diritto pubblico. Il volontariato può essere prestato individualmente in modo più o meno episodico, o all'interno di una organizzazione strutturata che può garantire la formazione dei volontari, il loro coordinamento e la continuità dei servizi.
Ma sono tutte uguali le forme di volontariato? Cosa distingue, per esempio, il volontariato filantropico dal volontariato cristiano, che nasce dalla fede?
Soffermiamoci su questo punto. Per il cristiano il punto di partenza è sempre la parola di Gesù. Nel Vangelo di Matteo si trova scritto: «Io ho avuto fame e mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e mi avete dato da bere; ero forestiero e mi avete ospitato, nudo e mi avete vestito, malato e mi avete visitato, carcerato e siete venuti a trovarmi. Allora i giusti gli risponderanno: Signore, quando mai ti abbiamo veduto affamato e ti abbiamo dato da mangiare, assetato e ti abbiamo dato da bere? Quando ti abbiamo visto forestiero e ti abbiamo ospitato, o nudo e ti abbiamo vestito? E quando ti abbiamo visto ammalato o in carcere e siamo venuti a visitarti? Rispondendo, il re dirà loro: In verità vi dico: ogni volta che avete fatto queste cose a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me» (Mt 25, 35-40). Fare qualcosa per gli altri, è fare qualcosa per Cristo. D’altra parte, Gesù stesso aveva detto in precedenza: «Fra voi però non è così; ma chi vuol essere grande tra voi si farà vostro servitore, e chi vuol essere il primo tra voi sarà il servo di tutti. Il Figlio dell'uomo infatti non è venuto per essere servito, ma per servire e dare la propria vita in riscatto per molti» (Mc 10, 43-45). Il servizio, la diakonia è una caratteristica fondamentale del cristianesimo. Agli inizi, a Gerusalemme, nel soccorso dei poveri, capitava che alcuni venissero trascurati. Agli Ellenisti, che se ne lamentavano, gli Apostoli dissero: «Non è giusto che noi trascuriamo la parola di Dio per il servizio delle mense. Cercate dunque, fratelli, tra di voi sette uomini di buona reputazione, pieni di Spirito e di saggezza, ai quali affideremo quest’incarico. Noi, invece, ci dedicheremo alla preghiera e al ministero della parola» (Atti 6, 2-4). Il volontariato cristiano, cioè, non è il contrario della spiritualità e della preghiera, ma l’altra faccia della stessa medaglia.
Così hanno compreso e fatto tutti i “santi sociali” che da allora fino ad oggi hanno speso la vita per alleviare le sofferenze del prossimo. Ai nomi gloriosi di Camillo de Lellis, Giovanni di Dio, Giovanni Battista della Salle, si sono aggiunti quelli di Giovanni Bosco, Annibale di Francia, Luigi Orione e, oggi, Teresa di Calcutta, Pio da Pietrelcina e tantissimi altri, milioni, che in due millenni di cristianesimo hanno donato letteralmente la loro vita, sull’esempio del Maestro, Cristo, dando da mangiare, da bere, da vestirsi, curando, insegnando, educando, in mille modi e maniere.
Il volontariato cristiano è una scelta precisa, non un entusiasmo adolescenziale, una moda passeggera, perché significa impegno, dedizione, sacrificio, dono anche della vita, come hanno fatto le sei suore che rimasero con gli ammalati del virus di Ebola, nel 1976: rimasero con loro e morirono con loro. Per fare scelte come quella, occorre una forte carica spirituale, un’adesione sincera e profonda alla parola di Cristo. Nella lavanda dei piedi ai discepoli, Gesù fece un gesto da schiavo e concluse: «Vi ho dato infatti l'esempio, perché come ho fatto io, facciate anche voi» (Gv 13, 15). Fare come ha fatto Lui, questa è la norma del vero volontariato cristiano: lasciare spesso la casa, la famiglia, gli amici, il paese, gli affetti, per andare da chi ha bisogno nel corpo o nello spirito.
Non è allora forse casuale che spesso il volontariato si manifesti come l’anticamera della vocazione: la bellezza, il fascino di un gesto d’amore ripetuto tante volte apre il cuore alla “scelta totale”: non qualcosa, ma tutto; non qualche volta, ma sempre. Una sana pedagogia vocazionale conosce questo dinamismo e non si spaventa di farvi ricorso. Al giovane in cerca d’identità, incerto su quale cammino seguire, non si mostra una strada in discesa, viali ampi e spaziosi con panchine ai lati, ma sentieri di montagna, irti, faticosi, che richiedono forza e coraggio. I giovani spesso si perdono non perché hanno troppo da fare, ma perché nulla li occupa e preoccupa: il vero nemico è la noia, l’indifferenza. La cronaca è piena di episodi terribili di pestaggi fino alla morte, di barboni dati alle fiamme e la giustificazione, agghiacciante, è spesso: “Ci annoiavamo, non avevamo niente da fare!” Non ha senso invocare, dopo, i lavori forzati o il carcere: quei giovani, quei ragazzi andavano motivati prima, con impegni, interessi, occupazioni, che impediscano alla mente e al cuore di accarezzare progetti criminali.
Il volontariato è una precisa scelta di vita, è il desiderio di voler percorrere un cammino impegnativo ma affascinante, donando agli altri qualcosa di ciò che si è ricevuto e che impegna tutta la propria vita. Al di là, dei tempi concreti alla mensa del povero, alla distribuzione di cibo o vestiti in parrocchia, alla visita settimanale agli ammalati in ospedale o agli anziati lasciati soli e abbandonati in un ospizio da figli degeneri e senza cuore, il volontariato è soprattutto un’attitudine dell’animo, il desiderio costante di donarsi agli altri (ai “fratelli”, nel linguaggio evangelico), cercando di ricambiare, nel poco che racchiude il molto, il tutto ricevuto dal Creatore e Padre.
In questo senso, allora, il volontario è un cittadino del mondo, un cittadino che ama il mondo. Nella Lettera a Diogneto, uno scritto cristiano del II secolo, si legge: «I cristiani né per regione, né per voce, né per costumi sono da distinguere dagli altri uomini. Ogni patria straniera è patria loro, e ogni patria è straniera» (V, 1.5). A distanza di duemila anni, quelle parole sono ancora attuali: la patria del cristiano è il Cielo, perciò si sentono stranieri in ogni luogo e si sentono solidali con tutti gli uomini, senza distinzione alcuna: il bene, la carità, l’aiuto non viene negato a nessuno, perché tutti sono fratelli. Il dolore umano non ha colore né lingua, né tratti somatici particolari. Solo l’amore, la caritas, è in grado di comprendere ogni lingua, superare ogni barriera, varcare ogni fossato, costruire ponti di solidarietà e d’intesa.
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