LETTERE - Mondo Voc giugno - luglio 2011 Torna al sommario
√ Questo silenzio sospetto sulla politica...
√ Il celibato ecclesiastico.
√ Le vocazioni sono poche!
Risponde Padre Sandro Perrone
Questo silenzio sospetto sulla politica…
Caro Padre, so che probabilmente non ama essere tirato dentro a questioni politiche, ma francamente sono sconcertato dal totale suo silenzio su quanto è avvenuto e continua ad avvenire in Italia, soprattutto nei vertici dello Stato. Possibile che non ci sia nulla da dire, nessun commento da fare? Eppure queste persone si dichiarano cattolici a tutto spiano, salvo poi esibire comportamenti che di cristiano non hanno proprio nulla. Sono curioso, insomma, e attendo una sua parola.
(Domenico, Padova)
Caro Domenico, vorrei ripetere quanto ho già scritto un paio di mesi fa circa un’altra questione: “mi limito a rispondere alle domande che mi vengono poste”. Se vengo interpellato, cerco di dare una risposta, ma altrimenti non desidero “provocare” inutilmente. Quanto alla tua provocazione, vorrei ricordare che la Chiesa, in Italia, per bocca di autorevoli suoi rappresentanti si è espressa con chiarezza e coraggio, denunziando comportamenti scorretti o inopportuni. Certo, mi rendo conto che qualcuno avrebbe preferito delle condanne severe se non proprio delle scomuniche, ma grazie a Dio sono abbastanza maturo da rendermi conto che queste “invocazioni” sono molto “interessate”. Da destra si vorrebbe condannare a sinistra e da sinistra a destra. La Chiesa non sta né da una parte né dall’altra (se permetti, anche io). Il suo compito è quello di annunciare Cristo e il suo Vangelo, ricordando che questo deve essere letto e osservato tutto, non a capitoli o a pagine alterne, secondo le proprie preferenze. Qualcuno non gradisce, è vero, ma non è il caso di fare sconti o saldi di fine stagione: “Se qualcuno vuol venire dietro di me rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua” (Mc 8,34). Non si va alle Maldive, si va con Gesù, dietro Gesù, portando la propria croce.
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Il celibato ecclesiastico
Caro Padre, non so se le abbiano posto questa domanda, comunque desidero da lei una risposta sincera circa il celibato ecclesiastico. Vede, ho più di qualche amico sacerdote ed ho notato in voi preti una certa dose di ipocrisia (mi perdoni l’offesa): in pubblico sostenete una tesi, che poi sconfessate quando parlate a quatt’occhi in confidenza. Proprio questi amici mi hanno confidato di non credere nel celibato obbligatorio che, secondo loro, ha ormai i giorni (o gli anni) contati. Poi gli stessi parlano in pubblico e lì a difendere le ragioni del celibato ecclesiastico (a cui non credono). Beh, mi chiedo, un minimo di coerenza almeno. Lei che ne dice?
(Silvano, Otranto, Lecce)
Caro Silvano, certo che hai degli strani amici! E mi pare pure che siano degli strani preti… Ho già fatto presente in altra occasione che il celibato ecclesiastico, obbligatorio nella Chiesa cattolica di rito latino, è invece facoltativo in quella di rito greco. Anche gli Ortodossi seguono la stessa linea. Chi ha fatto le vacanze in Grecia avrà certamente visto qualche pope sposato. Detto questo, quale è la motivazione di fondo del celibato ecclesiastico? Il celibato – dono prezioso dello Spirito e segno dell’amore indiviso verso Dio e il prossimo – è liberamente scelto nella Chiesa latina sull’esempio di Cristo, che ha donato totalmente la sua vita per il Padre e i fratelli –, è richiesto dalla assoluta disponibilità verso tutti i fratelli. “I presbiteri si consacrano a Dio e aderiscono più facilmente a lui con un cuore indiviso, si dedicano più liberamente in lui e per lui al servizio di Dio e degli uomini, servono più agevolmente il suo regno e la sua opera di rigenerazione divina, e in tal modo si dispongono meglio a ricevere una più ampia paternità in Cristo. In questo modo, pertanto, essi proclamano di fronte agli uomini di volersi dedicare esclusivamente alla missione, ad essi affidata, di condurre a Cristo. (Presbyterorum Ordinis). È dalla disponibilità celibataria che è nata la forza propulsiva e missionaria della Chiesa. Essere totalmente disponibili per il Regno significa essere totalmente liberi per andare ad annunciare il Vangelo fino agli estremi confini della terra. Non è un caso, infatti, che la crisi celibataria stia coincidendo con la crisi missionaria. Ma di questo parleremo, forse, un’altra volta. Tu, comunque, parlane con i tuoi amici preti.
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Le vocazioni sono poche!
Caro Padre, ho avuto modo di partecipare ad un incontro nella mia parrocchia, in cui è venuto un sacerdote che ha parlato della “vocazione”, illustrando le varie “categorie” (sacerdotale, religiosa, laicale), e sono rimasta molto colpita da alcune statistiche che ha citato. Se non ho capito male, in pratica in quasi tutto il mondo le vocazioni “speciali” stanno diminuendo. Mi domando e le domando: non è strano tutto questo proprio in un momento in cui la Chiesa ha preso coscienza del “problema vocazioanale”?
(Anna Maria, Taranto)
Cara Anna Maria, premetto che la vocazione è sempre un fenomeno misterioso, poiché tocca contemporaneamente la libera iniziativa di Dio e la libera risposta dell’uomo. Io credo che di vocazione si parli abbastanza, ma non si “operi” con altrettanta abbondanza. Molte diocesi (troppe) non hanno una seria pastorale vocazionale, limitandosi a distribuire nelle parrocchie, una volta l’anno, un foglietto per la “Giornata mondiale”. Occorre fare molto di più, è evidente per avere dei risultati migliori. Ma vorrei dire anche di più: il fenomeno della vocazione è strettamente legato a quello della fede: se questa langue, non c’è da sperare di avere vocazioni. Il vero problema, il vero dramma, oggi, è la profonda “crisi di fede” non delle vocazioni, anche se questa dipende direttamente da quella. Nei Paesi in cui la fede è viva e forte, le vocazioni non mancano; dove, invece, la fede è debole e latitante, non meraviglia che le vocazioni siano così scarse.