STORIE DI VITA - Mondo Voc maggio 2011 Torna al sommario
Colmare il vuoto
La storia di Bruna, una ragazza di 20 anni, che dalla rabbia dei suoi giorni grigi e dal senso di vuoto interiore, è passata alla scoperta della gioia di vivere e di donarsi agli altri grazie all’incontro e all’aiuto di una giovane coetanea. Oggi presta volontariato presso una mensa dei poveri.
di Michele Pignatale
Credo che la storia di Bruna sia comune a tantissime ragazze e ragazzi di questo nostro tempo. La racconto non per la sua eccezionalità, ma per la sua ordinarietà. Spesso rincorriamo storie ed esperienze che possano colpire i lettori trascurando il fatto che una lente d’ingrandimento andrebbe posta su quella quotidianità comune che rappresentano i giorni normali di tanti giovani.
Bruna è una ragazza di vent’anni, fiorentina. Figlia di una coppia scoppiata per non essere riuscita a salvaguardare la propria unione da quei fattori distruttivi che si insinuano lentamente nella vita di coppia fino a portarla all’incapacità di proseguire un rapporto che dura da anni. Questa situazione ha portato Bruna a delle scelte obbligate.
Tra rabbia e ribellione
Finita la scuola superiore ha dovuto subito trovare un lavoro. Prima da babysitter , poi da commessa ed ora come cassiera in un supermercato.
“Ho fatto la scelta di smettere di studiare – ci racconta Bruna – non perché costretta da problemi economici, che pur erano evidenti, visto che mio padre si era volatilizzato non dando più notizie di sé, ma perché volevo subito concretizzare qualcosa per la mia vita e per la mia famiglia. E quindi visto che diverse conoscenti con la laurea erano in cerca di un qualsiasi lavoro, ho tagliato subito la testa al toro e ho cercato di guadagnare del tempo prezioso anche se tutto era precario. In questo tempo i giorni erano uguali uno all’altro e non c’era un lampo di luce che illuminasse in maniera diversa le mie giornate. Alle volte mi fermavo a pensare e mi accorgevo che vivere questa realtà diventava insopportabile e cresceva dentro un moto di rabbia e di ribellione. Ma contro chi?”
Questa situazione ha portato Bruna a non instaurare nessun tipo di rapporto, se non quello di un normale e freddo legame con le colleghe di lavoro che però non ha mai sconfinato in una pur piccola confidenza. Aveva bisogno di levarsi questo malessere anche se avvertiva una certa impotenza. Fregarsene di tutto, aveva pensato, ma non era nel suo carattere. Ci dovevano essere altri modi per riuscire a dare alla vita una consistenza maggiore, anche un piccolo entusiasmo che alleviasse la fatica dei problemi di ogni giorno.
Una sera ci si avviava alla chiusura del supermercato quando davanti alla cassa si parò con la sua spesa una ragazza che al momento di pagare, sbalordita non trovava il proprio portafoglio. L’imbarazzo della ragazza cresceva anche per la scarsa comprensione di altri avventori che erano in fila in attesa del loro turno. Bruna in pochi attimi ha capito la situazione, ha indicato il pagamento alla cassa e ha chiesto alla ragazza di attendere la chiusura. Mancavano pochi minuti.
Alla chiusura della cassa, Bruna ha assicurato la ragazza che le avrebbe coperto lei il pagamento, per non stornare tutta la spesa. Il volto della ragazza si illuminò, si scambiarono il numero di cellulare dandosi appuntamento al giorno dopo.
Tina aspettò Bruna all’uscita dal lavoro, le rimborsò la spesa del giorno prima e la invitò a mangiare una pizza insieme. Parlarono tanto non accorgendosi delle lancette dell’orologio.
Una bella scoperta
“Non avevo mai parlato tanto e di cose che mi riguardavano personalmente con nessuno – ci racconta Bruna – ma la simpatia di Tina e la sua disponibilità ad ascoltarmi senza muovere nessun appunto o giudizio, favoriva la mia loquacità. Alla fine della serata avvertii una certa leggerezza e un desiderio forte di ridere della mia situazione, della mia rabbia, della insopportabilità dei giorni. E mi domandavo: ma se era così semplice perché non ci avevo pensato prima? Ma Tina certamente non l’avrei trovata”.
Tina era una ragazza che svolgeva volontariato alla mensa dei poveri tutte le domeniche. Era abituata ad ascoltare storie di vita. Il suo percorso di vita l’aveva maturato nel suo gruppo parrocchiale dove alla guida c’era una giovane mamma che si era dedicata alla crescita umana e spirituale delle componenti del gruppo al servizio della parrocchia. Da questa donna, Tina aveva preso esempio di dedizione, disponibilità e fedeltà agli impegni presi.
“Con Tina ho trascorso momenti davvero straordinari nella loro semplicità – dice Bruna – lunghe passeggiate a piedi e in bicicletta. Momenti di incontro con altri giovani della parrocchia. Insomma dopo aver ascoltato la mia storia, mi ha preso per mano e attraverso la sua vicinanza, mi ha condotto verso un’esperienza misteriosa del riconoscimento di sé e delle proprie potenzialità che se messe al servizio degli altri e dei poveri in particolare si moltiplicano in maniera straordinaria. Ho cominciato anche io il servizio alla mensa che ho scoperto come una vera scuola di vita. E il vuoto che avvertivo dentro ha cominciato a colmarsi attraverso tutte queste persone e soprattutto di Tina che mi ha saputo guidare, senza forzarmi, verso una realtà che ancora oggi mi impegna a farla diventare parte di me stessa. E una domanda spesso mi ritorna: e se non avessi incontrato Tina? I miei giorni sarebbero proseguiti nel grigiore più assoluto”.
Ai tanti giovani smarriti di oggi ce ne vorrebbero di persone come Tina. Ma dove trovarle?
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