pace31 marzo 2014

Alberto Quattrucci racconta 10 giorni di incontri con i gruppi di opposizione di Mindanao. Il delegato di Sant’Egidio ha partecipato alla firma dell’accordo fra il governo e il Fronte Islamico di Liberazione Moro

«Io, in missione per la pace nell’isola di Al Qaeda»

 

“Il viaggio all’isola di Basilan…che paura!”. Vita da mediatori: trattative, riunioni, incontri interminabili, ma anche avventurosi viaggi in foresta e fra le onde del Mar Cinese Meridionale. Alberto Quattrucci, delegato della Comunità di Sant’Egidio, ha trascorso una decina di giorni a Mindanao, la grande isola del sud delle Filippine, dove dagli anni Settanta si trascina un conflitto che ha causato circa 150 mila morti.
Oggi a palazzo Malacanan, sede della Presidenza della Repubblica delle Filippine, Quattrucci ha partecipato alla firma dell’accordo per la pace a Mindanao. Da una parte il governo, rappresentato dal Presidente Benigno Aquino, e dall’altra i rappresentanti dell’Milf, il Fronte islamico di liberazione Moro. E’ un momento storico per le Filippine: l’Milf dovrebbe sciogliere le sue milizie (circa dodicimila uomini) e dedicarsi al governo della Repubblica Autonoma di Bangsamoro, con ampi poteri nella gestione delle risorse, delle acque territoriali e della polizia. Questa nuova regione abbraccia circa un decimo del territorio dell’isola di Mindanao.

La Comunità di Sant’Egidio è una delle quattro organizzazioni internazionali coinvolte nel gruppo di contatto che ha affiancato il governo della vicina Malesia nell’attività di mediazione fra il governo filippino ed i ribelli, nell’ultima fase della trattative, dal 2012 ad oggi. Alberto Quattrucci, dopo aver partecipato a varie riunioni fra Manila e Kuala Lumpur, ha deciso che era arrivato il momento di andare sul campo: “E’ stato molto importante incontrare la gente nei villaggi, nelle isole, in foresta. Si sentivano isolati, esclusi da questo processo di pace. Anche fra i venti diversi gruppi di ribelli, molti non avevano incontrato nessuno dei mediatori. Ho visto molte persone, e tutti hanno dimostrato un gande desiderio di pace” .
Il viaggio però è stato tutt’altro che facile: “Ancor più del mare grosso, nell’isola di Basilan temevo gli uomini di Abu Sayyef, un gruppo legato ad Al Qaida”. Quattrucci ha dovuto girare con la scorta armata, qui e in varie altre località. Monsignor Martin Jumoad, il vescovo  di Basilan, quando è andato ad accoglierlo al porto, ha subito messo la situazione in chiaro: “Sai perché mi hanno nominato vescovo qui? Perché sono l’unico che ha accettato di venire”.  Nell’isola vivono circa 400 mila persone, i cristiani sono il dieci per cento, ma l’Arcivescovado dev’essere protetto da una torretta sempre presidiata dall’esercito.
Quattrucci, oltre all’isola, ha anche visitato anche alcune grandi città: Cotabato, Cagayan de Oro e Zamboanga, assediata per venti giorni da seicento uomini del Fronte di Liberazione Nazionale Moro (Mnlf) nel settembre scorso. L’attacco ha provocato l’evacuazione di 118mila persone, 26 mila sono ancora accampate in uno stadio in condizioni impossibili. Negli ultimi due mesi, circa ottanta persone hanno perso la vita a causa di un’epidemia di colera.
A Zamboanga, Quattrucci ha incontrato, fra gli altri, una giovane insegnante di 24 anni, liberata solo quattro giorni prima. Era stata rapita e tenuta prigioniera per quattro mesi da gruppi di sbandati, che si dichiarano legati alla guerriglia islamica. Nei dintorni di Cotabato invece, a Campo Darapanan, ha visto cinque membri del Comitato centrale del Fonte islamico di Liberazione Moro, nel loro quartier generale: “Abbiamo attraversato diversi posti di blocco, presidiati da uomini armati, col volto coperto. Poi, alla riunione con i leader del Fronte islamico, il clima si è disteso quando li ho informati che anche il Cardinale di Cotabato avrebbe partecipato al primo incontro pubblico fra tutte le realtà religiose e politiche, incluse le minoranze, di Mindanao. Lo organizziamo il 6 e 7 giugno prossimi, a Cotabato”.
E’ questo clima informale, di distensione, fatto spesso di incontri personali, la marcia in più di Sant’Egidio. Anche dopo un viaggio così impegnativo, Quattrucci ne è fermamente convinto: “I nostri interlocutori sono più disponibili quando sentono lo spirito costruttivo, di dialogo, con cui ci presentiamo”. Anche grazie a questi incontri , i negoziati tra le parti sono arrivati alla firma di oggi. C’è ancora molto da fare, ma Quattrucci è ottimista: “Possono rappresentare una base seria per costruire un futuro di pace”.

(www.vaticaninsider.it)