sussidi3 Gennaio 2014

 

I Giorno del Convegno

 

Convegno Nazionale Vocazionale 3-5 gennaio

 

MONSIGNOR GALANTINO:  “CON IL CATTIVO ESEMPIO STERILIZZIAMO ANCHE LA PREGHIERA”  

“Mi auguro sia definitivamente superato il momento in cui la pastorale vocazionale veniva identificata con la ricerca della verità e assodato che senza preghiera non andiamo da nessuna parte. Guardando alla mia esperienza di formatore, mi sento di dire che forse una cosa nella quale non mi sembra ci sia sufficiente consapevolezza da parte nostra è che la preghiera va bene ma dobbiamo renderci conto molto di più che l’esempio è indispensabile.

 

 

Senza esempio da parte delle persone consacrate, le preghiere non vanno da nessuna parte”. Così monsignor Nunzio Galantino, segretario generale ad interim della Conferenza episcopale italiana, nel suo primo intervento pubblico dopo la nomina da parte di Papa Francesco. Mons. Galantino ha rivolto un saluto ai partecipanti al convegno nazionale promosso dall’Ufficio Cei per la pastorale delle vocazioni e in corso a Roma. “Abbiamo un brutto potere noi: con il cattivo esempio, la mancanza di passione o di lealtà, possiamo anche sterilizzare la preghiera. E qui l’augurio che faccio a tutti quanti noi - ha aggiunto il vescovo di Cassano all’Jonio -, è quello di sentirci spinti, sulla linea di quanto Papa Francesco ci sta dicendo, a rendere testimonianza con gioia di quello che viviamo dentro di noi”.

Intervenendo al convegno nazionale promosso a Roma dall’Ufficio Cei per la pastorale delle vocazioni, mons. Galantino si è quindi augurato di “avere sempre più persone consacrate, sacerdoti che non siano faccendieri e professionisti della pastorale vocazionale, ma gente che - proprio perché crede in Gesù Cristo e sente la passione forte per Lui - sia capace di spendersi in maniera credibile per gli altri”.

   
VOCAZIONI:  MONS. DAL MOLIN (UNPV), “RACCONTARE, CERCARE, AMARE LA VERITÀ”  

“Che cosa significa oggi essere persone vere? Che cosa ci richiede l’apertura e la testimonianza della verità in un mondo dove, talvolta, l’ipocrisia, il double face e la mistificazione della realtà divengono stili di vita diffusi e contagiosi?”: è lo spunto dal quale ha preso avvio, oggi pomeriggio, una riflessione di monsignor Nico Dal Molin, direttore dell’Ufficio nazionale Cei per la pastorale delle vocazioni (Unpv), introducendo il convegno annuale sul tema “Apriti alla verità, porterai la vita.

 

Vocazioni testimonianza della verità”, che proseguirà fino al 5 gennaio presso la Domus Pacis di Roma. All’incontro sono presenti 550 partecipanti, in rappresentanza di 130 diocesi. Nel presentare il tema della tre-giorni, mons. Dal Molin ha spiegato che “essere persone vere significa raccontare, cercare e amare la verità, fino a farsi carico della vita degli altri con la propria vita”. Il direttore dell’ufficio ha quindi sottolineato tre “sentieri che percorreremo insieme in queste giornate”: anzitutto è necessario “raccontare la verità” in un tempo in cui “la parola è malata e questa malattia si chiama banalità e menzogna”. 

In secondo luogo occorre, ha proseguito mons. Nico Dal Molin, “cercare la verità”, la quale richiede “la ricerca della verità di se stessi, della vita, del senso e del perché noi facciamo qualcosa piuttosto che qualcos’altro”; la “verità non si compera in nessun negozio” e “ha un prezzo da pagare: la fatica dell’interiorità”. Terzo elemento, ha affermato mons. Dal Molin, “per amare la verità… guardiamoci negli occhi”: “Il modo migliore per capire quello che sta avvenendo nel cuore di una persona - ha osservato lo stesso direttore dell’ufficio Cei -, e cioè se davvero essa vuole essere trasparente e non menzognera, è quello di guardarla negli occhi”, perché “lo sguardo negli occhi va dritto al cuore e lì si può capire ciò che crea tensione e angoscia, malinconia e demotivazione, voglia di scegliere e paura di lanciarsi in una decisione”. Dunque, ha proseguito Dal Molin in una relazione segnata da varie citazioni (Geremia, Qohelet, Joseph Roth, Ermes Ronchi…), “amare la verità significa diventare ‘figli della luce’, essere donne e uomini ‘mattinali’, in attesa dell’aurora che dipinge di luce, in maniera sempre più luminosa, l’orizzonte”. 

CIACCI (SERRA), MOSTRARE LA BELLEZZA DI VITE DEDICATE A DIO  

“Diffondere il cattolicesimo, suscitare e sostenere le vocazioni di speciale consacrazione”: così ha riassunto la missione del Serra International Italia il suo presidente nazionale, Antonio Ciacci, intervenendo al convegno promosso a Roma dall’Ufficio Cei per la pastorale vocazionale. “Il Serra International è un club service di ispirazione cattolica - ha affermato Ciacci -, nato negli Usa intorno agli anni Trenta del secolo scorso, per iniziativa di alcuni laici di Seattle ispiratisi alla figura del Beato padre Junipero Serra, missionario maiorchino vissuto nel ‘700, che evangelizzò la California del sud fondando quelle missioni che oggi sono le maggiori città dello Stato americano, da Los Angeles, a San Diego, a San Francisco”. Padre Serra è, fra l’altro, l’unico sacerdote cattolico effigiato in una statua nel pantheon dei “padri fondatori” degli Stati Uniti presso il Campidoglio di Washington.

 

Il Serra International è oggi diffuso nei cinque continenti e la sede centrale è a Chicago. Il movimento, diffusosi in Italia a partire dal 1959, conta 1.800 soci articolati in 67 club. “I soci - ha spiegato Ciacci - sono per lo più professionisti, imprenditori, funzionari, docenti” impegnati a “formare una opinione, una cultura, un ambiente sociale che incentivino le scelte di coloro che intendono consacrare la loro vita al Signore, favorendo la nascita di vocazioni” e creando una rete di sostegno fra le persone consacrate. 

“Il modo con il quale il Serra svolge la propria azione a sostegno delle vocazioni ha dunque l’ambizione - ha proseguito il presidente Ciacci - di essere originale e particolare; non si tratta soltanto di pregare per le vocazioni, ma di agire per provocarne la nascita e per sostenerne la crescita, anche attraverso iniziative ed eventi che, fermo il rigore assoluto sui principi fondamentali della nostra fede cattolica, coinvolgano il mondo laico, o meglio ‘laicista’, sul terreno dei valori condivisi, come quelli della crescita civile e della solidarietà, per mostrare a tutti quanto sia bello e positivo per il mondo intero che uomini e donne di ogni condizione e di ogni provenienza, etnica, geografica o culturale, dedichino tutti se stessi al Signore”. Ciacci ha infine annunciato il prossimo congresso nazionale del Serra che si terrà a Bologna i prossimi 30 e 31 maggio e 1 giugno e avrà per tema: “La bellezza della fede nel mondo governato dall’economia. Una vocazione per la vera crescita”.

 

(www.agensir.it)