21 Luglio 2013
Una esperienza
Vuoi davvero aiutare i sacerdoti?
Da molti anni lavoro gomito a gomito con i sacerdoti e, per grazia di Dio, non ho ancora perso la fede. Ne conosco i limiti, i difetti e anche i peccati; ci ho litigato e ho anche sbattuto le porte; ho rischiato l'esaurimento nervoso perché non sopportavo certe loro "ingiustizie". E così, tra alti e bassi, sono andata avanti, finché un giorno uno di loro me l'ha combinata talmente grossa che, presa dalla disperazione, mi sono infilata in una chiesa e ho vuotato il sacco. «Lo vuoi capire», ho detto al Signore, «che poi sei tu a farci brutta figura? Sei anche poco furbo: visto che hai la possibilità di scegliere, non puoi "chiamare" qualcuno con un po' più di cervello?».
Dopo questo sfogo me ne sono stata in silenzio, e nel silenzio Dio mi ha risposto: «È vero che li ho scelti io; è vero che sono dei poveretti, però io li amo così come sono. E tu chi credi di essere per giudicarli? Certo, sono dei peccatori, eppure io obbedisco a loro, e quando ti dicono: "Io ti assolvo" tu sei assolta; quando dicono: "Questo è il mio corpo" io scendo sull'altare. Se avessi voluto farmi rappresentare dagli angeli, avrei potuto benissimo mandarli sulla terra; invece ho scelto dei peccatori. E se va bene a me, a te che cosa importa?». Allora mi sono ricordata di quel che Dio dice a Gedeone: «Prendi solo trecento uomini e rimanda tutti gli altri a casa, perché si sappia che non è la vostra forza che vi ha salvati, ma che c'è un Dio in Israele» (Gdc 7). E ho concluso: se i sacerdoti fossero tanti e perfetti, forse seguiremmo loro dimenticandoci del Signore.
Dopo quel giorno ho cominciato a guardarli con occhi diversi: continuo a vedere i loro difetti, però li considero uomini che portano un bene prezioso in vasi di "creta"; che faticano più di tutti perché devono annunciare il Vangelo agli altri, mentre faticano a viverlo essi stessi; che devono consolare, confortare, rassicurare mentre forse essi stessi sono nel dolore, nel buio e nella tentazione. Certo, la loro missione è stare sulla croce, ma sulla croce non ha danzato nemmeno Gesù.
Mesi fa ho partecipato ad un incontro di spiritualità per laici e, alla solita obiezione: «Va bene, ma il mio parroco …», il relatore ci ha subito sistemati. «Incominciate col digiunare una volta alla settimana per il vostro parroco e, se riconoscete che è davvero un peccatore, digiunate due volte. Poi, se volete, aggiungete venti minuti di adorazione per lui e il Rosario quotidiano. Vedrete che in primo luogo non lo giudicherete più con tanta durezza e, in secondo, può darsi che con un simile aiuto anche lui riesca a "convertirsi". Chissà che non lo desideri da anni, ma gli manchi la forza necessaria». Io ho sperimentato personalmente questa ricetta e posso garantire che … funziona!
(Gina O., Lettera pubblicata su Famiglia Cristiana. Da www.ilsacerdote.com. Postato da Carla)