b83996537611 maggio 2013

Il Papa ha pronunciato un elogio della povertà nel corso dell'udienza alle rappresentanti dell'Unione internazionale delle superiori generali (Uisg). "La castità? Un prezioso carisma"

"Madri non zitelle"

Un incontro caloroso e in un orario inconsueto, per ricordare alle suore di tutto il mondo che non si può servire Gesù senza il senso di appartenere alla Chiesa: questa mattina papa Francesco, prima dell'udienza generale del mercoledì, ha ricevuto nell'aula Paolo VI in Vaticano circa 800 rappresentanti della Unione Internazionale delle Superiore Generali (Uisg) che hanno concluso in questi giorni la loro assemblea plenaria.
Un'udienza fortemente voluta dalle suore, (Le Immagini dell'udienza di Nova-T) alla luce del momento difficile attraversato dalla vita religiosa in questi anni – calo delle vocazioni che non dà segno di migliorare, invecchiamento dell'età media delle suore e, dall'anno scorso, il commissariamento vaticano dell'organizzazione che rappresenta la stragrande maggioranza delle suore Usa, la Leadership Conference of Religious Women, che ha provocato sconcerto e preoccupazione nell'opinione pubblica e nella Chiesa americana.
Nei giorni scorsi, il prefetto della Congregazione per la vita religiosa, il cardinale João Braz de Aviz, ha spiegato alle suore di essere rimasto addolorato del modo in cui è stata condotta l'inchiesta, lasciando il suo dicastero all'oscuro fino all'ultimo minuto. Parole che hanno suscitato vasta eco, tanto da costringere ieri la Sala Stampa vaticana a precisare che nelle parole del porporato non andava letta nessuna “divergenza” tra la Congregazione per i religiosi e quella per la dottrina della fede, responsabile dell'inchiesta. Oggi, papa Francesco ha ribadito il suo sostegno per il cardinale Braz de Aviz, chiamandolo “caro fratello”, e per la scelta dell'Uisg di discutere proprio il tema dell'autorità nella Chiesa durante la loro assemblea plenaria.
Il pontefice ha parlato dell’obbedienza “come ascolto della volontà di Dio, nella mozione interiore dello Spirito Santo autenticata dalla Chiesa, accettando che l’obbedienza passi anche attraverso le mediazioni umane”. Più in generale, ha ricordato che il rapporto tra autorità e obbedienza va letto “nel contesto più ampio del ministero della Chiesa e ne costituisce una particolare attuazione della sua funzione mediatrice”.
In questo senso, chi ha autorità – nella Chiesa come negli ordini religiosi – deve farlo come “servizio”: “Sappiate sempre esercitare l’autorità accompagnando, comprendendo, aiutando, amando – è stato l'invito di Francesco alle superiore religiose di tutto il mondo –; abbracciando tutti e tutte, specialmente le persone che si sentono sole, escluse, aride, le periferie esistenziali del cuore umano”.
Il pontefice ha rivolto un pensiero anche al voto di castità delle religiose: una castità, ha detto, che deve essere “feconda”, perché “la consacrata è madre, deve essere madre e non ‘zitella’!”.
Infine, con un pensiero forse alle polemiche suscitato dall'inchiesta sulla Lcwr ma con temi e parole ispirate agli Esercizi Spirituali di Sant'Ignazio, il fondatore dei gesuiti, l'appertanenza sentita alla Chiesa è, per i religiosi, “una delle dimensioni costitutive” della loro vita: “Non è possibile che una consacrata e un consacrato non 'sentano' con la Chiesa”, ha detto il papa.
A chi giustifica la disobbedienza agli ordini della Chiesa – come sarebbe accaduto in alcune conferenza organizzate dalla Lcwr su temi come l'aborto e l'ordinazione femminile, secondo l'inchiesta dell'ex-Sant'Uffizio – il pontefice ha ricordato che è assurdo “pensare di vivere con Gesù senza la Chiesa”. “Sentite la responsabilità che avete di curare la formazione dei vostri Istituti nella sana dottrina della Chiesa, nell’amore alla Chiesa e nello spirito ecclesiale”, ha aggiunto. “Siate gioiose, perché è bello seguire Gesù, è bello diventare icona vivente della Madonna e della nostra Santa Madre Chiesa gerarchica”, ha poi concluso.

(www.vaticaninsider.it)