images9 marzo 2013

Sabato 23 febbraio mons. Redaelli ha istituito Lettori 24 seminaristi di Milano

Ministeri diversi nella sinfonia della Chiesa

I seminaristi dell’Arcidiocesi di Milano hanno iniziato la Quaresima all’insegna del silenzio e del lavoro interiore. La prima settimana di questo tempo forte, infatti, è tradizionalmente dedicata agli Esercizi Spirituali, che quest’anno sono stati predicati a Seveso dal padre Loris Piorar, responsabile della Pastorale giovanile dei gesuiti, seguendo il metodo ignaziano e da don Ettore Colombo, responsabile della Comunità pastorale “Famiglia di Nazaret” a Cernusco sul Naviglio. A Venegono Inferiore, invece, a fare da guida è stato fratel Daniele Moretto della comunità di Bose.
Al termine degli Esercizi si è tenuto a Venegono, sabato 23 febbraio, il rito con cui ventiquattro seminaristi di III Teologia sono stati istituiti Lettori (due di essi, Daniele Calabretta e Francesco Marrazzo, sono originari della Diocesi di Catanzaro-Squillace) e Marco Frediani è diventato Accolito, dopo essere stato istituito Lettore lo scorso 17 novembre. A presiedere l’Eucaristia è stato invitato l’Arcivescovo di Gorizia, Sua Eccellenza monsignor Carlo Roberto Maria Redaelli, che fino allo scorso settembre ha coadiuvato gli Arcivescovi di Milano (prima Tettamanzi, poi Scola) in qualità di Vicario Generale. L’occasione, quindi, aveva l’ulteriore scopo di ringraziarlo per il compito svolto, come ha dichiarato nel suo saluto iniziale il Rettore, monsignor Peppino Maffi.
L’omelia di monsignor Redaelli si è ampiamente rifatta alla prima delle catechesi sul Credo, da lui volute nella Cattedrale di Gorizia e cominciate la sera precedente, con l’appuntamento intitolato “Essere Chiesa, sinfonia pasquale”. A partire da quello sfondo, ha dichiarato che la Chiesa è se stessa se i diversi carismi si arricchiscono a vicenda, per essere segno dell’amore di Dio.
L’esercizio dei ministeri, come quelli che stavano per ricevere i seminaristi, non va però improvvisato, esattamente come per l’esecuzione di un brano musicale: a questo proposito, Redaelli ha portato ad esempio i giovani della Scuola Musicale di Gorizia, che hanno esemplificato in Cattedrale il noto passo paolino di 1Cor 12, 14-27.
Il Lettorato e l’Accolitato, però, in questo caso erano tappe dell’itinerario verso il Presbiterato. Una domanda è sorta all’Arcivescovo: è giusto che sia così? Non c’è il rischio di far passare l’idea che il prete sia uno costretto a far tutto da sé, a prescindere dagli altri “orchestrali”? La risposta è presto detta: in un’orchestra, il direttore non deve saper suonare tutti gli strumenti, bensì essere in grado di guidare tutti, dando a ciascuno e all’insieme il giusto tempo. Fuori metafora, se si esercitano i differenti ministeri non è per esercitarli da soli, ma per valorizzarli.
Il presbitero, dunque, è «responsabile della comunione ecclesiale», per citare le esatte parole del celebrante. In sostanza, si occupa di dare una parola autorevole, di riconciliare e, soprattutto, di vivere delle realtà in cui presta la voce al Signore: per riprendere l’immagine musicale, lo spartito, la bacchetta e gli strumenti musicali sono di un Altro al cui servizio i candidati sono stati chiamati, o, per usare un termine caro al cardinal Scola, da cui sono stati “presi”.
A seguito dell’omelia, i momenti in cui sono stati presentati gli “strumenti” del servizio: i Vangeli per i Lettori, il pane e il vino per l’Accolito. Poco dopo, le intenzioni della Preghiera dei fedeli, che spaziavano dalla Chiesa universale alle comunità d’origine dei seminaristi, passando per le famiglie, pur senza tralasciare un ricordo grato di papa Benedetto XVI e un’invocazione per l’Arcivescovo Carlo e la sua Diocesi.
Proprio alla situazione vocazionale istriana si è rifatto Redaelli nei suoi ringraziamenti prima della solenne benedizione finale. Nel Seminario interdiocesano di Udine, Gorizia e Trieste, infatti, è presente un solo diacono, mentre il prete meno anziano ha trentacinque anni. «Alla Chiesa – ha concluso – non interessa avere tanti preti, ma che i giovani possano davvero incontrare il Signore» e, solo se Lui vuole, dedicarsi agli altri mediante il sacerdozio.
Dopo la foto di gruppo e uno scrosciante applauso da parte di coloro che affollavano la cosiddetta Basilica del Seminario, i neo-ministri della Parola e dell’Eucaristia si sono diretti nel portico di Teologia, dov’era stato allestito un piccolo rinfresco. Mentre una leggera nevicata imbiancava il colle dove sorge l’edificio, alcuni di essi hanno mostrato le varie aule e le cappelle alle persone che erano venute a trovarli. Parenti e amici, dal canto proprio, hanno fatto capire loro che possono sempre contare sul loro sostegno e sulle loro raccomandazioni, per eseguire al meglio lo spartito della propria vita.

(Emilia Flocchini)