MEDIAEDUCATION - Mondo Voc novembre-dicembre 2014                                         Torna al sommario

 

 

CONTESTI EDUCATIVI FISICI E VIRTUALI

Un problema di governance

Dagli oratori ai social media


In piena rivoluzione industriale don Bosco inventò l’oratorio come luogo di educazione ed aggregazione giovanile. In piena rivoluzione tecnologica, l’incontro tra i giovani avviene online dove però non esistono valori ispiratori precisi, che la media education può aiutare a trovare.


di Stella F.

 

don_boscoNell’ottobre del 2010, Roberto Giannattelli, allora presidente del MED (Associazione italiana per l’educazione ai media e alla comunicazione), durante l’intervento conclusivo di un incontro, affermava: “non sono sufficienti le nuove tecnologie né i social network, né chattare su internet, per costruire una personalità ricca e creativa nei giovani d’oggi e renderli felici. La genialità dell’oratorio salesiano offre loro un luogo in cui incontrare educatori e giovani come amici e compagni di viaggio, crea un ambiente (non solo virtuale!) che comunica valori e calore umano, riempie di gioia l’avventura educativa”.

Per la prima volta due realtà tanto diverse, seppur entrambe imperniate sull’educazione, venivano dunque messe a confronto e tra le stesse venivano trovati dei punti di contatto. Social media da un lato e oratorio dall’altro, luoghi di incontro e di scambio, luoghi di aggregazione in un contesto sociale, oggi come allora, alienante.

 


L’idea di don Bosco

lOGO2L’oratorio nasce in piena rivoluzione industriale, a metà del 1800, quando fiumane umane si riversarono nelle periferie cittadine, tra miseria, solitudine – spesso giovanile – ignoranza.
Nel 1862 don Bosco scriverà: “L'idea degli Oratori nacque dalla frequenza delle carceri di questa città [Torino]. In questi luoghi di miseria spirituale e temporale trovavansi molti giovanetti sull'età fiorente, di ingegno svegliato, di cuore buono, capaci di formare la consolazione delle famiglie e l'onore della patria; e pure erano colà rinchiusi, avviliti, fatti l'obbrobrio della società. Ponderando attentamente le cagioni di quella sventura si poté conoscere che per lo più costoro erano infelici piuttosto per mancanza di educazione che per malvagità. Si notò inoltre che di mano in mano facevasi loro sentire la dignità dell'uomo, che è ragionevole e deve procacciarsi il pane della vita con oneste fatiche e non col ladroneccio; appena insomma facevasi risuonare il principio morale e religioso alla loro mente, provavano in cuore un piacere di cui non sapevansi dare ragione, ma che loro faceva desiderare di essere più buoni. Di fatto molti cangiavano condotta nel carcere stesso, altri usciti vivevano in modo da non doverci più essere tradotti. Allora si confermò col fatto che questi giovanetti erano divenuti infelici per difetto d'istruzione morale e religiosa, e che questi due mezzi educativi erano quelli che potevano efficacemente cooperare a conservare buoni quando lo fossero ancora e di ridurre a far senno i discoli quando fossero usciti da que' luoghi di punizione”.

Il progetto dell’oratorio è dunque un progetto educativo, finalizzato alla trasmissione di valori e alla crescita dei giovani, nonché contesto di sperimentazione delle varie forme di comunicazione sociale.

 



sito-oratorioL’Eco dell’oratorio

Un ex, famoso allievo salesiano, Umberto Eco, in un articolo pubblicato sull’Espresso, nel lontano 1981, afferma: “L’oratorio è la grande rivoluzione di don Bosco. Don Bosco la inventa, poi la esporta verso la rete delle parrocchie e dell’azione cattolica; ma il nucleo è là, quando questo geniale riformatore intravede che la società industriale richiede nuovi modi di aggregazione, prima giovanile e poi adulta, e inventa l’oratorio salesiano: una macchina perfetta in cui ogni canale di comunicazione, dal gioco alla musica, dal teatro alla stampa, è gestito in proprio su basi minime, e riutilizzato e discusso quando la comunicazione arriva da fuori (...). La genialità dell’oratorio è che esso prescrive ai suoi frequentatori un codice morale e religioso, ma poi accoglie anche chi non lo segue. In tale senso il progetto di don Bosco investe tutta la società industriale. Alla quale è mancato il suo “progetto don Bosco” e cioè qualcuno o gruppo con la stessa immaginazione sociologica, lo stesso senso dei tempi, la stessa inventività organizzativa”.


 


social_media_beakersEducare con i nuovi media

In un contesto altrettanto difficile dal punto delle relazioni sociali, qual è quello odierno, i new media e i social media rappresentano senza dubbio luoghi di interazione, specialmente giovanile. Potrebbero essere paragonati agli oratori dei tempi che furono, virtuali sì, ma comunque ambiti di incontro e relazione.

Similmente agli oratori sono poi anche ambiti in cui sperimentare varie forme e linguaggi del comunicare.

Ciò in cui però differiscono profondamente è l’aspetto della governance. L’oratorio nasce con un progetto educativo alla base ben preciso che fa della morale e della religione i pilastri fondanti. I media sono incontrollabili da questo punto di vista e sfuggono a qualunque governo o indirizzo educativo.


Proprio per questo occorre dare importanza e diffondere il più possibile la media education, perché anche con riferimento alle tecnologie e ai media si possa affermare quanto sosteneva don Bosco e cioè che “l’educazione è un fatto di cuore”.

 

 

 

 

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