DIVERSO PARERE - Mondo Voc ottobre 2014 Torna al sommario
IL FENOMENO DEGLI “ATEI-DEVOTI”
Non credo ma ne parlo
Anche quando non conosco
Sono intellettuali che hanno la presunzione di parlare spesso di fede, del papa, della Chiesa, delle sue posizioni, della sua storia, senza conoscere il sentimento religioso né incarnare gli insegnamenti del Vangelo. Da Augias a Scalfari, da Odifreddi a Ferrara.
di Massimiliano Longobardi
Indagano, scrutano, cercano di analizzare nel dettaglio ogni singolo comportamento della Chiesa. Sono gli intellettuali della cosiddetta sfera degli "atei devoti", non credenti che si dedicano con passione ad indagare ed elaborare teorie, domande, pensieri sul cattolicesimo. Non sempre connotano positivamente le linee indicate dal Magistero della Chiesa, anzi spesso si ergono a censori o magari a motivatori.
Il loro limite maggiore è di non conoscere il sentimento religioso e non incarnare, né vivere realmente nella propria quotidianità, gli insegnamenti del Vangelo. Ammettono di essere atei e ne vanno orgogliosi, dunque provano ad entrare nella mente del cristiano, senza però poter cogliere l'essenza dei loro pensieri e dei loro dubbi.
Le inchieste di Augias
Uno dei più noti è sicuramente Corrado Augias che, insieme al giornalismo, ha fatto della scrittura di libri religiosi una passione di vita. Non ultimo Inchiesta su Maria che indaga sulla vita e sul volto umano della Madonna, intervistando uno dei più eminenti studiosi italiani di mistica e della tradizione spirituale cristiana: Marco Vannini.
Quello che ne risulta, com’era già successo con i due precedenti saggi dell’autore “Inchiesta su Gesù”, scritto con il teologo Mauro Pesce, e “Inchiesta sul Cristianesimo” scritto con Remo Cacitti, è un fraseggio continuo tra l’uomo che dubita e l’uomo che crede, tra la ragione e la fede, tra la razionalità e l’elemento soprannaturale. Alla fine la sensazione che rilasciano i volumi di Augias è che debba prevalere l'esaltazione di un aspetto drammatico, fragile, “normale” delle figure apicali del cristianesimo.
Non è un caso che all'uscita dell'Inchiesta su Gesù, i vescovi e i gesuiti insorsero contro l'autore, per aver negato le verità cristiane essenziali, quali la divinità di Gesù, la sua incarnazione, la sua concezione verginale, il carattere redentivo della sua morte, la sua risurrezione. Insomma Augias si adopera per cambiare il corso della storia confrontandosi con fonti autorevoli quando scrive i suoi volumi, ma ricevendo bacchettate piuttosto pesanti dal vertice della Chiesa Cattolica per le ricostruzioni che ne fuoriescono.
Le domande di Scalfari
Il fondatore di La Repubblica Eugenio Scalfari, altro ateo-devoto illustre, ha dribblato ogni scorciatoia arrivando addirittura a dialogare con il Pontefice in persona. E lo ha fatto sollecitando Papa Francesco con otto domande pubblicate sul citato quotidiano, dubbi (anche provocatori) di un laico, ascoltati e recepiti dal massimo esponente della Chiesa Cattolica.
Interrogativi del tipo: “Se una persona non ha fede né la cerca ma commette quello che per la Chiesa è un peccato, sarà perdonato dal Dio cristiano?”; oppure: “il Papa ha detto, durante il suo viaggio in Brasile, che anche la nostra specie finirà come tutte le cose che hanno un inizio e una fine. Ma quando la nostra specie sarà scomparsa anche il pensiero sarà scomparso e nessuno penserà più Dio. Quindi, a quel punto, Dio sarà morto insieme a tutti gli uomini?”.
Francesco ha replicato punto per punto ma, a quanto pare, Scalfari avrebbe travisato le risposte. Pare che si sia levata un'ira pesante dalle stanze vaticane per aver modificato (volutamente?) alcuni passaggi nelle risposte di Bergoglio.
Il matematico chiama il papa emerito
Altro intellettuale ispirato a dialogare direttamente con le più alte gerarchie ecclesiastiche è il matematico ateo Piergiorgio Odifreddi, che nel suo libro Caro papa ha fatto più volte riferimento al saggio di Ratzinger Introduzione al cristianesimo, mettendo in discussione quella che è una certezza per il cristianesimo: l'esistenza di Cristo.
Odifreddi provoca e il papa emerito argomenta con precisione ogni affermazione del matematico, senza tuttavia soffermarsi più di tanto a dimostrare ciò che ormai anche gli storici e gli intellettuali atei ammettono: ovvero che Cristo sia vissuto in Galilea e la sua azione e il suo messaggio corrispondano in massima parte a quanto ci dicono tanto le fonti neotestamentarie che quelle extra-bibliche. Scrive Avvenire: Ratzinger si limita a consigliare ad Odifreddi, come fosse un suo scolaro, delle buone e salutari letture, nella fattispecie quattro volumi in tedesco di Martin Hengel e Maria Schwemer sul cristianesimo delle origini.
L'agenda di Ferrara
Infine Giuliano Ferrara, direttore del Foglio, pur da ateo-devoto, attraverso il suo giornale e gli interventi in radio e tv prova a dettare la linea alla Chiesa Cattolica, in particolare sul tema dei diritti. Si può considerare alla guida di una schiera di intellettuali poco inclini al pensiero di Bergoglio.
In un'intervista a Radio Maria, Ferrara ha affermato la necessità della nostra epoca “di riprendere in mano i grandi temi del nascere, del vivere e del morire in una forma non asettica e non depurata della ricerca del significato del senso della vita”. Secondo lui, a stimolare questo processo deve essere il laico, inteso come “un uomo che riconosce la centralità della persona come crocevia di relazioni con gli altri, che fa tesoro delle più grandi lezioni che sono state impartite dalla storia dell'Occidente, dal cristianesimo primitivo al medioevo, all'Umanesimo e ai tempi moderni, da una cultura cristiana e giudaico-cristiana”.
Il direttore del Foglio spinge per una sorta di "conservatorismo" su certi temi, rispetto ai messaggi lanciati da Bergoglio. Pur ateo, prova a farsi portavoce di una fetta di cattolici che non vorrebbero relegare la Chiesa ad espressione di buoni sentimenti come misericordia, solidarietà, non determinanti per incidere sulla crescita dei Paesi. La Chiesa dovrebbe invece, a suo dire, battersi con più efficacia sul tema dei diritti a cominciare dalla difesa della vita.
Precetti in mutande
Anche in questo caso, l'intellettuale ateo palesa un limite: sentenziare senza conoscere lo spirito del cristiano. Chi più di Papa Francesco è un “termometro” affidabile per stabilire come debba maturare la chiesa del terzo millennio? E in secondo luogo, chi manifesta in mutande (anche se solo per provocare) può davvero dettare la linea alla Chiesa Cattolica?
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