IL MIRACOLO DI GIOVANNI PAOLO II
Così è guarita Floribeth Mora Diaz
Un terribile aneurisma e l'intervento del Papa santo
La guarigione (inspiegabile ai medici) di Floribeth Mora Diaz, una donna del Costa Rica, è stato riconosciuto come un miracolo per la causa di canonizzazione di Wojtlyla
di Massimiliano Longobardi
Il miracolo che ha suffragato la causa di canonizzazione di Giovanni Paolo II è avvenuto nel 2011 in Costa Rica. Si riferisce alla guarigione spontanea da una grave forma di aneurisma cerebrale dell'allora 48enne Floribeth Mora Díaz, sposata e madre di quattro figli.
Quel terribile mal di testa era una emorragia cerebrale
L' 8 aprile 2011 Floribeth, sin dalle prime ore del mattino, accusa un forte mal di testa. Un dolore che con il trascorrere dei minuti diventa sempre più lancinante. È come se la testa le scoppiasse. La donna chiede aiuto al marito Edwin Antonio Arce Abarca e ai figli, che in preda alla disperazione decidono di accompagnarla al pronto soccorso dell'ospedale più vicino, il "Max Peralta" di Cartago, un nosocomio di frontiera a 25 chilometri dalla capitale dell'isola San Josè. A Floribeth, in ospedale, vengono somministrate le prime cure, ma i dolori alla testa persistono e i medici non riescono ad inquadrare una diagnosi certa. Intanto la situazione degenera il 14 aprile, quando le condizioni della donna peggiorano ulteriormente e viene trasferita d'urgenza nel reparto di terapia intensiva dell'ospedale "Calderon Guardia" a San Josè. L'angio-arteriografia, un esame specifico per rilevare la presenza di emorragie cerebrali, rivela che Floribeth è stata colpita da "aneurisma fusiforme dell’arteria cerebrale media destra, con emorragia subaracnoidea", una grave forma di ictus causata dalla rottura di una delle arterie cerebrali.
Una malattia che non lascia scampo
All'ESA, così viene identificato questo tipo di aneurisma nella terminologia medica, spesso si associa una prognosi infausta. Il tasso di mortalità risulta essere compreso tra il 40 e il 50% e tra i sopravvissuti più di un quarto presenta notevoli compromissioni della propria qualità di vita. Il dato certo è che si tratta di una malattia irreversibile, che condizionerà per sempre la vita della donna costaricana. Dopo alcuni giorni di cure intense e altri accertamenti, arriva la sentenza che il marito e i figli di Floribeth mai avrebbero voluto sentire: i medici consigliano di riportarla a casa poiché le possibilità di sopravvivenza sarebbero state circoscritte a poche settimane. Una ricaduta, con la conseguente morte cerebrale, sarebbe stata una delle conseguenze più probabili. L'alternativa era di spostare la donna presso una clinica neurochirurgica per tentare di curarla, ma la famiglia non ha la possibilità di affrontare una spesa economica di tale portata.
Quella foto di Wojytla nel giorno del pontificato
Così mamma Floribeth rientra a casa. È allettata e le forze si riducono sempre più, mentre i farmaci, molto potenti, a volte la tengono intontita. Quando è lucida prega; prega molto sperando di essere ascoltata da Dio. Allo stesso modo il marito Edwin Antonio spesso si ferma nel corridoio di casa, dove i coniugi hanno allestito un altare dedicato a Gesù. Appena tornati dall'ospedale, Edwin Antonio aveva poggiato sopra l'altare un quadro di papa Wojtyla, a cui la famiglia era devota.
Proprio in quei giorni Giovanni Paolo II deve essere beatificato. L'appuntamento è fissato l'1 maggio alle ore 10, quando in Costarica è buio pesto. Quella notte Floribeth invoca Dio più delle altre volte e gli chiede di farla restare veglia, nonostante sia sedata dalle medicine. Vuole seguire a tutti i costi la cerimonia in piazza San Pietro. Di fronte al letto ha la televisione e sopra di essa è fissata la copertina di un inserto del quotidiano costaricano "La Nacion". Su quella copertina c'è la foto di Wojtyla nel giorno della sua elezione al pontificato quando, allargando le braccia, salutava e benediceva la folla presente a Roma.
“Floribeth, alzati e non avere paura!”
La donna ha lo sguardo immobile sulla foto e, prima che inizi la santa messa di beatificazione, dice a Giovanni Paolo II: «Intercedi presso Dio, perché non voglio morire, e aiutami a guarire». Sono le 2, ma riesce comunque a seguire tutto il cerimoniale prima di addormentarsi. Si risveglia alle 9 del mattino, quando Wojtyla è Beato da circa sette ore. Per prima cosa Floribeth si fa il segno della croce e fissa di nuovo l'immagine sopra la tv. Improvvisamente sente nel cuore una voce che sembra quella del papa: "Alzati, non avere paura!". La donna inizia ad avvertire una sensazione stranissima: in quell'istante è come se le mani di Giovanni Paolo II, così come sono riportate nella fotografia della copertina, si alzassero dal basso verso l’alto per sollecitarla ad alzarsi dal letto. E così fa lei: si alza dal letto e va in cucina dove c'è il marito, completamente stupito nel vedere la moglie in piedi. «Che cosa ci fai qui?», dice lui. «Ho una grande pace nel cuore e finalmente mi sento bene», rassicura lei, senza tuttavia raccontare realmente quello che aveva sentito qualche minuto prima.
Una guarigione inspiegabile
Da quel momento Floribeth non ha più alcun disturbo. E non ne avrà più. Una nuova visita neurologica e due risonanze magnetiche, eseguite l’11 novembre 2011 e il 16 maggio 2012, evidenziano l'incredibile scomparsa spontanea dell’aneurisma, con la ricostituzione di un albero vascolare normale, permettendo inoltre di escludere la presenza di vasi trombizzati nella sede del pregresso aneurisma. La donna è guarita da una malattia da cui, scientificamente, non si può guarire.
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