DIVERSO PARERE - Mondo Voc marzo 2014 Torna al sommario
DONNE ED ECCLESIA: I TERMINI DELLA QUESTIONE
Un ruolo che non c’è …ancora
Atti e fatti (pochi!) di un cammino lungo 50 anni
I documenti ufficiali della Chiesa parlano, da 50 anni ormai, della necessità della presenza delle donne nelle “stanze dei bottoni”, anche ecclesiastiche. Da ultimo, la Costituzione Apostolica Evagelii Gaudium di Papa Francesco ha manifestato l’urgenza di “allargare gli spazi”. Ma nella Commissione costituita per la riforma della Curia Romana, le donne non ci sono.
di Sandro Perrone
Mi è capitato recentemente di riprendere in mano l’ultimo lavoro di Papa Francesco, l’Esortazione Apostolica “Evangelii gaudium”, scritta all’indomani del Sinodo sulla “nuova evangelizzazione” (non a caso, nel titolo stesso è riportato: “sull’annuncio del Vangelo nel mondo attuale”). Scorrendo il testo sono arrivato al paragrafi 102-104, intitolati “Altre sfide ecclesiali”, che parlano dei laici e del ruolo delle donne nella Chiesa.
L’auspicio dell’Evangelii Gaudium
Desidero riportare per intero il n. 103, anche se è un po’ lungo: «La Chiesa riconosce l’indispensabile apporto della donna nella società, con una sensibilità, un’intuizione e certe capacità peculiari che sono solitamente più proprie delle donne che degli uomini. Ad esempio, la speciale attenzione femminile verso gli altri, che si esprime in modo particolare, anche se non esclusivo, nella maternità. Vedo con piacere come molte donne condividono responsabilità pastorali insieme con i sacerdoti, danno il loro contributo per l’accompagnamento di persone, di famiglie o di gruppi ed offrono nuovi apporti alla riflessione teologica. Ma c’è ancora bisogno di allargare gli spazi per una presenza femminile più incisiva nella Chiesa. Perché “il genio femminile è necessario in tutte le espressioni della vita sociale; per tale motivo si deve garantire la presenza delle donne anche nell’ambito lavorativo” e nei diversi luoghi dove vengono prese le decisioni importanti, tanto nella Chiesa come nelle strutture sociali».
Un discorso già sentito
Lo stile è senza dubbio quello di Papa Francesco, ma la sostanza del discorso rimane quella già sentita altre volte, a partire dalla Costituzione dogmatica sulla Chiesa, Lumen Gentium del Concilio Vaticano II, per passare poi al Decreto sull’apostolato dei laici Apostolicam actuositatem, e poi all’Esortazione apostolica post-sinodale Christifideles Laici, pubblicata poco dopo la Mulieris dignitatem, (1988), in cui è scritto: “è del tutto necessario passare dal riconoscimento teorico della presenza attiva e responsabile della donna nella Chiesa alla realizzazione pratica”.
Ma se si chiedesse a qualche fedele laico, anche tra quelli più vicini alla Chiesa: che cosa è cambiato in questi ultimi 25 anni - anzi facciamo pure gli ultimi 50 anni, a partire dal Vaticano II - soprattutto per quanto riguarda la presenza e il ruolo della donna nella Chiesa? Che risposta sarebbe possibile dare?
Il Sacerdozio
Posto che “il sacerdozio riservato agli uomini, come segno di Cristo Sposo che si consegna nell’Eucaristia, è una questione che non si pone in discussione qui si presenta una grande sfida per i pastori e per i teologi, che potrebbero aiutare a meglio riconoscere ciò che questo implica rispetto al possibile ruolo della donna lì dove si prendono decisioni importanti, nei diversi ambiti della Chiesa”.
Il Cardinalato
In passato, anche i laici potevano essere nominati Cardinali, in genere ricevendo subito dopo l’Ordinazione Diaconale.
Nel 1918, però, Benedetto XV decretò che tutti i Cardinali dovessero essere ordinati Presbiteri; mentre, nel 1962 Papa Giovanni XXIII dispose la Consacrazione Episcopale per tutti i Cardinali.
Non può non colpire questa clericalizzazione della Chiesa, in cui poi, di fatto, non rimane grande spazio per i laici né, tanto meno, per le donne.
Un caso “rivoluzionario” rimasto isolato
Per quanto è dato sapere, la nomina di suor Enrica Rosanna, delle Figlie di Maria Ausiliatrice, a Sottosegretario nella Congregazione per gli Istituti di Vita Consacrata e le Società di Vita Apostolica, voluta da Papa Giovanni Paolo II, il 24 aprile 2004 - nomina definita rivoluzionaria, visto che era la prima volta che una donna veniva chiamata a questo incarico direttivo in una Congregazione (in passato, un’altra donna, la laica australiana Rosemary Goldie, aveva ricoperto, dal 1966 al 1976, lo stesso incarico ma in un Pontificio Consiglio, quello per i Laici) - è rimasto un gesto isolato, se si esclude la successiva sostituzione, quando la suora salesiana è andata in pensione, nel 2011, con un’altra suora, Nicoletta Spezzati, delle Adoratrici del Sangue di Cristo, che è tuttora in carica.
Un’incrostazione storica e culturale che pesa
Eppure, circa 50 anni fa, le suore in tutto il mondo erano più di un milione (oggi sono meno della metà), costituendo oltre l’80% della vita consacrata, senza avere alcuna rappresentanza qualificata all’interno della Chiesa o almeno della Curia Romana.
Come leggere tutto questo? Cosa rispondere all’accusa di una Chiesa maschilista e/o clericale?
In effetti, non è facile dare una risposta precisa e si corre facilmente il rischio di cadere nella polemica sterile o della difesa ad oltranza di posizioni superate.
Non c’è alcun dubbio che molte cose siano frutto di un’incrostazione storica e culturale di stampo fortemente romano. Ed è altrettanto certo che non è facile smantellare apparati che hanno sulle spalle il peso dei secoli, se non dei millenni, e che confondono la tradizione umana con il Vangelo e il “si è fatto sempre così” con l’incapacità d’immaginare scenari nuovi.
In attesa del cambiamento
Uno dei primi gesti dei Papa Francesco è stato quello di nominare una Commissione di 8 Cardinali, presi da tutto il mondo, per la riforma della Curia Romana. Solo Cardinali, per l’appunto, e non c’è nessuna donna, ma che sia davvero la volta buona per una vera riforma? “Di fatto, una donna, Maria, è più importante dei vescovi”, ha affermato lo stesso Papa Bergoglio (n. 104). Non rimane che aspettare per vedere se è vero.
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