ATTUALITÀ - Mondo Voc dicembre 2013 Torna al sommario
UNA TAPPA SIGNIFICATIVA NELLA STORIA DEI CATECHISMI
“Proporre e non presupporre la fede”
Nel Sinodo Straordinario del 1985 i vescovi chiesero un nuovo Catechismo della Chiesa Cattolica che ponesse fine alla “Babele” dei catechismi nazionali e ripresentasse l’intera dottrina con un linguaggio il più possibile comprensibile agli uomini di oggi, in ogni latitudine e cultura. Giovanni Paolo II incaricò Joseph Ratzinger di coordinarne la redazione. Divenuto Benedetto XVI, l’allora cardinale ha voluto rilanciare il Catechismo con la celebrazione dell’Anno della fede concluso da Papa Francesco lo scorso 24 novembre
di Salvatore Izzo
Dopo le molte incomprensioni sui catechismi nazionali, in alcuni casi troppo legati alle culture locali e a rischio di perdere il respiro universale che caratterizza
Il Sinodo identificò tra le cause di quella “Babele” seguita alla pubblicazione dei catechismi nazionali anche “una lettura parziale e selettiva del Concilio e un’interpretazione superficiale della sua dottrina, in un senso o nell’altro”. I vescovi espressero dunque il loro desiderio di un testo di riferimento “sicuro” per tutta la catechesi e Giovanni Paolo II subito approvò l'iniziativa incaricando il cardinale Joseph Ratzinger, allora prefetto della Congregazione della Dottrina della fede, di presiedere alla redazione del nuovo testo.
L’11 ottobre 1992 fu pubblicata
Una raccomandazione di von Balthasar
C’è un episodio molto significativo che il cardinale Ratzinger ha rivelato per chiarire il suo stato d’animo nel momento in cui gli fu chiesto di porre mano a questa titanica impresa. “Nei primi tempi dopo il Concilio - ha raccontato al clero romano il 18 gennaio
“Il Concilio - ha spiegato - aveva aperto per
I grandi temi della fede
“Perciò - sono ancora le parole del cardinale Ratzinger - i grandi temi della fede: Dio, Cristo, Spirito Santo, Grazia e peccato, Sacramenti e Chiesa, morte e vita eterna , non sono mai temi vecchi. Sono sempre i temi che ci colpiscono più nel profondo. Devono sempre rimanere centro dell’annuncio e quindi anche centro nel pensiero teologico”. I vescovi del Sinodo del 1985, con la loro richiesta di un catechismo comune di tutta
Il Sinodo dei Vescovi del 1985, che celebrava i 20 anni del Vaticano II, ritenne necessario sviluppare un compendio di tutta la dottrina cattolica sulla fede e sulla morale, che poteva servire da riferimento per i catechismi che dovevano essere poi tradotti in tutte le regioni del mondo per un massimo avvicinamento alle diverse culture. Dopo 500 anni di pubblicazione dal precedente Catechismo universale, sembrò opportuno, quindi, fare una sintesi della dottrina apostolica per rispondere alle principali questioni della cultura contemporanea su Dio, sull'uomo”.
L'attuale Catechismo
“Nella storia della Chiesa - ha sottolineato Karlic al sito Zenit.org - c’è sempre stato un solo catechismo inteso come tale: ovvero quello di San Pio V, chiamato il Catechismo del Concilio di Trento o il Catechismo dei Parroci, pubblicato nel XVI secolo, poco dopo l'invenzione della stampa. È stato questo un modello per il suo grande coraggio.
L’attuale Catechismo della Chiesa Cattolica, tuttavia, ha delle novità che lo arricchiscono, non solo per l’approvazione del Magistero Pontificio degli ultimi tempi, ma soprattutto per il suo affrontare i problemi contemporanei. Il Catechismo di Trento e quello della Chiesa Cattolica sono gli unici due nella storia che sono stati approvati da un Papa e destinati alla Chiesa intera”.
“Da questo testo - ha scritto Giovanni Paolo II nella Lettera che accompagna l’edizione tipica - ogni operatore catechistico potrà ricevere un valido aiuto per mediare a livello locale l'unico e perenne deposito della fede, cercando di coniugare insieme, con l'aiuto dello Spirito Santo, la meravigliosa unità del mistero cristiano con la molteplicità delle esigenze e delle situazioni dei destinatari del suo annuncio. L'intera attività catechistica potrà conoscere un nuovo e diffuso rilancio presso il Popolo di Dio, se saprà usare e valorizzare adeguatamente questo Catechismo postconciliare”.
L’Esortazione apostolica “Evangelii gaudium”
Da Giovanni Paolo II arrivò con la “Laetamur Magnopere”, testo che assume il valore di un “testamento spirituale” perché accompagna il grande lascito del Catechismo donatoci da un Papa che il 27 aprile sarà proclamato santo, “un pressante invito ai miei venerati confratelli nell'Episcopato, principali destinatari del Catechismo della Chiesa Cattolica perché, cogliendo la preziosa occasione della promulgazione di questa edizione latina, intensifichino il loro impegno a favore di una maggiore diffusione del testo, e soprattutto di una sua positiva accoglienza, quale dono privilegiato per le Comunità a loro affidate, che potranno così riscoprire l'inesauribile ricchezza della fede”.
“In Gesù noi abbiamo l'identità come popolo. Cristo è il centro della storia dell'umanità e di ogni uomo. Quando si perde questo centro, perché lo si sostituisce con qualcosa d’altro, ne derivano soltanto dei danni, per l’ambiente attorno a noi e per l’uomo stesso”, ha affermato da parte sua Papa Francesco nell'omelia della messa conclusiva dell'Anno della fede. E l’Esortazione apostolica “Evangelii gaudium” firmata nello stesso giorno da Papa Francesco per indicare “le vie per il cammino della Chiesa nei prossimi anni”, comincia proprio con una testimonianza sulla fede: “La gioia del Vangelo riempie il cuore e la vita intera di coloro che si incontrano con Gesù” e da lui sono “liberati dal peccato,dalla tristezza, dal vuoto interiore, dall’isolamento”.
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