ATTUALITÀ - Mondo Voc agosto-settembre 2013                                      Torna al sommario

 

 

 

Giovani si diventa con il passare del tempo

 

Gli anziani? Una generazione accantonata e solitaria nel tempo. Tutti sperano di vivere il più a lungo possibile mantenendosi giovani. I giovani hanno la forza, mentre gli anziani hanno la saggezza della vita, della storia, della famiglia. Ci sono anziani che conservano la gioventù del cuore e dello spirito.


di Adamo Calò

 

vecchi_e_giovaniGenerazione senza tempo e senza età

Viviamo in una società e in una cultura in cui si parla giovane e tutti parlano dei giovani e si preoccupano di loro e del loro avvenire. Gli altri sono i vecchi, loro non fanno notizia e per loro non si prevede alcun avvenire, e forse neanche il loro presente fa più notizia. Una generazione, la loro, accantonata e dimenticata nel tempo. Arte, moda, cinema, sport, invece sono pubblicità giovanile. Tutti gli altri argomenti più interessanti e forse problematici sono ancora e sempre i problemi dei giovani: scuola, lavoro, disoccupazione giovanile, alcol, droghe. E sono ormai veramente pochi quelli che sanno e accettano di dover invecchiare.


Tutti sperano di vivere il più a lungo possibile mantenendosi giovani, anzi quasi eterni adolescenti, in palestra, in salute, in vacanze, in piscina, nel lavoro, nello sballo, generazione volutamente in bilico e indefinita.


Forse dovremo proporre nelle nostre riflessioni una cultura diversa della vita, una visione più completa di essa. La nostra vita è condizionata spesso dalla urgenza, dalla fretta,  dall’orario. E vengono dimenticati gli interrogativi fondamentali sul senso da dare alle cose, al tempo, al lavoro, alla dignità, alla semplicità, alla nostra stessa vocazione e progetto di vita. Gli anziani ci ricordano e sono testimoni di valori sociali e religiosi perduti nel tempo: la saggezza, l’amicizia, la prudenza, la bontà della lentezza.

 

 

Senectus ipsa morbus est? … forse non più o non sempre!

anziani-risultano-felici-persone-giovaniPartiamo da Papa Francesco e da alcune sue espressioni che lasciano pensare. Qualche giorno prima del suo viaggio a Rio de Janeiro, per la Giornata Mondiale della Gioventù, parlando  del suo appuntamento con il mondo giovanile, si esprime dicendo:  “Sto arrivando in Brasile e il mio cuore è già pieno di gioia perché presto sarò con voi a celebrare la 28ª Gmg”, mettendo però subito in chiaro che avrebbe anche incontrato gli anziani, i signori della saggezza, che troppo spesso vengono messi in disparte, come se non avessero niente più da dare. I giovani hanno la forza, mentre gli anziani hanno la saggezza della vita, della storia, della patria e della famiglia.  (Cfr. L’Osservatore Romano, 22-23 luglio 2013). 


Ci sono anziani infatti che conservano la gioventù del cuore e dello spirito e mettono il  loro tempo, le energie e le loro esperienze a servizio degli altri, vivendo con orgoglio la loro età, da una parte accettandone serenamente i limiti e, dall’altra, convinti della ricchezza che essa porta con sé.


Da questa consapevolezza nasce un nuovo senso di responsabilità che riesce a rendere gli anziani protagonisti in prima persona nel dare il proprio contributo alla realizzazione di una  convivenza più umana, sapendo che essi hanno ancora molte energie umane, spirituali, culturali da mettere al servizio di tutti.

 

 

Ma l’anziano chi è? Una definizione sempre più difficile

anziani031In un Documento di qualche anno fa, redatto dal Pontificium Consilium pro Laicis, su “La dignità dell’anziano e la sua missione nella Chiesa e nel mondo”, vengono messe in evidenza molte prerogative di quella che viene definita la terza età. L’immagine che spesso la società diffonde è di una età come fase di declino in cui l’insufficienza umana e sociale è data per scontata. Uno stereotipo questo che non rende ragione di una condizione che nella realtà dei fatti è molto più diversificata, perché gli anziani non sono un gruppo umano omogeneo e la vecchiaia viene vissuta in modi molto diversi.


Correggere l’attuale rappresentazione negativa della vecchiaia è un impegno culturale ed educativo che deve coinvolgere tutte le generazioni. C’è sicuramente una categoria di persone, ai nostri giorni molto numerosa, per le quali la vecchiaia è un trauma, e di fronte ad essa assumono atteggiamenti che vanno dalla rassegnazione passiva alla ribellione e al rifiuto. C’è un’altra categoria di persone invece che la vivono non solo con serenità e dignità, ma come una stagione della vita che offre nuove opportunità di crescita e di impegno.


E la qualità della anzianità dipende soprattutto dalla nostra capacità di coglierne il senso e il valore sia sul piano puramente umano che sul piano della fede, vivendola come una tappa del  cammino attraverso il quale Cristo ci conduce alla casa del Padre (cfr. Gv 14, 2). Solo alla luce della fede, saremo infatti capaci di viverla come dono e come compito, in maniera veramente cristiana. È il segreto della giovinezza dello spirito, che si può coltivare malgrado il passare degli anni.  (cfr, Pontificium Consilium pro Laicis, La dignità dell’anziano e la sua missione nella Chiesa e nel mondo, Vaticano, 1° ottobre 1998).

 

 

Meno male che gli anziani ci sono!

viva_gli_anziniAll’interno delle molteplici e variegate esperienze avviate dalla Comunità di Sant’Egidio è nata “Viva Gli Anziani!”, una proposta a quanti, anziani e non, vogliono vivere la propria età come occasione per un nuovo impegno, un’opportunità per se stessi e per gli altri, sconfiggendo innanzitutto il proprio senso di inutilità e di rassegnazione e credendo di avere ancora molte cose da fare.


L’esperienza indica che da anziani si dispone, spesso, di molto tempo che, se utilizzato generosamente, può essere all'origine di frutti abbondanti e inaspettati per sé e per gli altri. È necessaria una “riconciliazione” tra generazioni diverse: i giovani e gli adulti hanno bisogno degli anziani e viceversa. Una società dove non c’è posto per gli anziani è disumana.


Nel progetto della Comunità di Sant’Egidio sono coinvolti centinaia  di adolescenti e di giovani nell’incontro con gli anziani, con visite anche negli istituti dove questi vivono. Tale incontro fa scoprire ai più giovani che la longevità è uno dei frutti migliori del nostro tempo, e agli anziani che c’è posto per loro nella nostra società, perché hanno ancora molto da dare in affetto, amicizia, senso della vita. Gli anziani possono contribuire a cambiare il modo corrente di concepire la vita, di pensare e di affrontare la vecchiaia. Possono comunicare un’idea positiva della terza età per dire che la vita degli anziani ha un grande valore e per dire: “meno male che gli anziani ci sono !”. Viva gli Anziani! significa: un augurio di lunga vita per tutti. Per questo diciamo: Viva gli Anziani ! (Cfr. Comunità di S.Egidio e gli anziani, pubblicato da Redazione Vivaglianziani!).

 

 

Chi accoglie gli anziani accoglie la vita

«È bello essere anziani! In ogni età bisogna saper scoprire la presenza e la benedizione del Signore e le ricchezze che essa contiene. Non bisogna mai farsi imprigionare dalla tristezza!  Abbiamo ricevuto il dono di una vita lunga, vivere è bello anche alla nostra età, nonostante qualche “acciacco” e qualche limitazione. Nel nostro volto ci sia sempre la gioia di sentirci amati da Dio». È con queste parole che papa Benedetto XVI si è rivolto il 12 novembre 2012, agli anziani della casa-famiglia “Viva gli anziani” della Comunità di Sant’Egidio a Roma. Nel giardino interno della struttura, davanti a una piccola folla, una donna di quasi 91 anni, ha riferito al Papa: «Non posso più fare quello che voglio io, come un tempo, però non mi sento inutile»


Chi fa spazio agli anziani fa spazio alla vita! Chi accoglie gli anziani accoglie la vita! «Voi siete una ricchezza per la società, anche nella sofferenza e nella malattia. E questa fase della vita è un dono anche per approfondire il rapporto con Dio. Diventate intercessori presso Dio, pregando con fede e con costanza. La preghiera degli anziani può proteggere il mondo, aiutandolo forse in modo più incisivo che l’affannarsi di tanti». (cfr. Benedetto XVI in visita alla comunità di S. Egidio, Roma, 12 novembre 2012).

 

 

 

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