ORIENTARSI - Mondo Voc agosto-settembre 2013                                                Torna al sommario

 


 

Un tempo per ogni cosa

 

Ancora sulla scorta del libro di Qoèlet siamo invitati a capire il senso profontamente umano e umanizzante del tempo, la dimensione della vita che ci porta, di momento in momento, la chiamata di Dio, la vocazione da realizzare nelle varie stagioni della vita, per non essere dei... perditempo.

 

di Amedeo Cencini

libro_qoeletContinuiamo ancora con il libro del Qoèlet, e con un brano famosissimo (3,2-8), nel quale l’autore sacro, con splendida visione poetica, intravede un ordine nel creato e lo canta, anche se non sembra del tutto in grado di comprenderlo e spiegarlo.

C’è un tempo per tutto, assolutamente per ogni cosa, come un momento preciso assegnato agli eventi che popolano la vita umana. Tali eventi sono intesi come polarità che sembrano contrapporsi tra di loro (nascere/morire, amare/odiare, piangere/ridere, demolire/costruire…), ma in realtà risultano inserite in un ciclo fisso in cui si alternano ordinatamente, l’una succedendo all’altra, l’una speculare all’altra, come il giorno e la notte. È una grande sapienza quella che emerge da questi 7 versetti.
Vediamo di coglierne il senso.


C’è tempo per tutto

Anzitutto questo brano trasmette una visione serena della vita, non frenetica, tipica di chi corre e corre e ha la sensazione di essere sempre in ritardo, assieme alla constatazione che… “non ho tempo”. Chi di noi non ha mai usato tale espressione? Che è poi come un’ammissione di avere perso il contatto col tempo o la possibilità di gestirlo. Allora, quando è esso che si impone con la sua scansione meccanica, dettandoci ritmi alla lunga insostenibili, siamo “costretti” a lasciar fuori fatalmente qualcosa che non siamo riusciti a fare.

Qoèlet in quelle 14 coppie racchiude un po’ tutta la vita, o le attività esistenziali umane più qualificanti, e ci assicura: c’è tempo per tutto, persino per ridere e per piangere. O almeno per ciò che è più importante. Il problema, semmai, sarà di aver definito bene nella propria vita ciò che conta davvero, per non correre dietro a ciò che è effimero, col rischio che ti venga il fiatone e non ti resti più energia per l’essenziale. Chi non ha mai tempo probabilmente perde troppo tempo dietro all’inutile.


La logica del mistero

imagesCATB46X7Qoèlet indica le coppie, abbiamo visto, secondo uno schema di alternanza tra le polarità che le costituiscono. In realtà ci consente di cogliere, al di là dell’apparente contrapposizione, il profondo legame che c’è tra queste polarità. Al punto che una non può essere capita e nemmeno concettualizzata senza l’altra. Il nascere, ad esempio, ha senso pieno solo se posto di fronte al morire; gode profondamente solo chi ha conosciuto la sofferenza; l’intensità di un abbraccio sarà tanto più forte e vibrante se viene da un tempo di lontananza e solitudine; la stessa parola sarà tanto più saggia e opportuna quanto più nasce e matura in tempi di silenzio; e chi può pensare di sapere cosa è la speranza se non ha mai sperimentato la disperazione?


 È la logica del mistero, mistero come ciò che nasce dall’unione degli opposti, come verità che non è mai tutta da una parte, esclusiva e unilaterale, ma che si scopre solo tenendo insieme polarità che paiono antitetiche. Proprio in tal senso Dio è mistero, nessuno come lui, infatti, ti avvolge di amore e tenerezza, e al tempo stesso ti chiede il massimo e l’impossibile; ma lo è anche l’uomo, e forse ogni cosa che egli fa, dice, pensa, desidera… Mistero è ogni frammento dell’esistenza!


Il tempo come vocazione

bibbia2-620x180Ma restano domande fondamentali al termine di questi versetti: cos’è che giustifica, sul piano esistenziale e non solo concettuale, questo alternarsi? O cosa ottiene e sperimenta l’uomo che obbedisce a questo ritmo della vita?

Qoèlet non lo dice, ma ancora una volta ci spinge a cercare in una certa direzione, quella del credente che sa di aver ricevuto in dono la vita dalle mani di Dio. Ebbene, il nascere e il morire, il demolire e il costruire, il far lutto e il danzare, il cercare e il perdere, persino la guerra e la pace…, tutto è parte di un piano i cui contorni spesso sfuggono all’uomo stesso, ma che è saldamente nelle mani dell’Eterno, piano che continua a render la vita umana dono che viene dall’alto, mistero che rivela Dio nei giorni dell’uomo.

È il dono e il mistero della vocazione. Ogni tempo della vita ha la sua vocazione, ovvero ha i propri doni e risorse, ma anche le sue crisi e fatiche come qualcosa in cui è nascosto il progetto divino; un po’ come le stagioni dell’anno, ognuna coi suoi frutti e il suo clima, i suoi colori e le sue intemperie: sarebbe assurdo e insensato voler rendere tutto uguale e monotono. Ogni momento della vita va dunque vissuto accogliendo la chiamata divina in esso, con tutto il suo mistero. Senza far violenza alla vita, e lasciandola in mano a Dio, colui che segna “i ritmi del mondo: i giorni, i secoli, il tempo”.

Solo così la chiamata stessa diventa chiara, si manifesta sempre più, e il chiamato scopre progressivamente quel piano che Dio ha pensato proprio per lui, con tutto l’amore che contiene.


uomo-solo-GIl perditempo

Al contrario chi non entra in questa logica è l’uomo che di fatto si ritrova senza vocazione, e vive il suo tempo come tempo alienato, votato al nulla, o tempo alienante, che non lo conduce a scoprire se stesso; oppure come tempo banale, privo di mistero, o tempo idolatrico, consumato solo per sé, più o meno voracemente, quasi ne fosse padrone; oppure come tempo dell’esperienza o della sensazione, con una lettura solo soggettivo-emotiva dei fatti, senza uno sguardo globale, o tempo del “tutto e subito”, tipico di chi non ammette ritardi nella gratificazione delle proprie pretese, né fatiche o rinunce; o c’è chi vive il tempo “a breve termine” o “alla giornata”, fatto di piccoli progetti, senza profondità né continuità; o chi pretende un tempo senza stagioni, poiché ha smarrito la preziosa scansione qualitativa delle cadenze naturali e soprannaturali, umane e divine, riducendo il tempo a materia grezza e plastica, monotona e indifferenziata.

Per tutti costoro non è mai ora di niente e tutto procede come prima, verso il niente…



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