DIVERSO PARERE - Mondo Voc aprile 2013 Torna al sommario
Celibato, amore totale
Dio chiede ai suoi sacerdoti un amore totale ed esclusivo. Questi non sono limiti della vita consacrata, ma virtù che consentono di vivere il vero amore che, per sua essenza, mira all’eternità.
di Aldo Maria Valli
“Se Cristo, per edificare la sua Chiesa, si consegna nelle mani del sacerdote, questi a sua volta si deve affidare a Lui senza riserve”. Ha detto così il Papa emerito nel Duomo di Milano, in occasione dell’Incontro mondiale delle famiglie, quando si è rivolto a preti, religiosi, religiose e seminaristi.
È inutile nascondere che quell’espressione, «senza riserve», è alquanto problematica per la mentalità contemporanea e specialmente per i nostri giovani, cresciuti in una cultura che, in modo sempre più insistente, inculca l’idea secondo cui non è bene donarsi totalmente.È sempre meglio, così si dice, riservare qualcosa per sé. Una sorta di uscita di sicurezza.
Invece
La macchia di alcuni non può screditare la missione sacerdotale
Ma questa scelta così radicale è davvero sensata? E come la mettiamo con il peccato e il reato di abusi sessuali nel quale sono caduti alcuni preti e religiosi?
Rivolto ai seminaristi, nella sua lettera del 18 ottobre 2010, il Papa emerito, dopo aver espresso «profondo dolore e rincrescimento» per gli abusi, dice: “A causa di tutto ciò può sorgere in molti, forse anche in voi stessi, la domanda se sia bene farsi prete; se la via del celibato sia sensata come vita umana. L’abuso, però, che è da riprovare profondamente, non può screditare la missione sacerdotale, la quale rimane grande e pura. Grazie a Dio, tutti conosciamo sacerdoti convincenti, plasmati dalla loro fede, i quali testimoniano che in questo stato, e proprio nella vita celibataria, si può giungere a un’umanità autentica, pura e matura”.
Educare all’amore
Celibato e verginità non sono gli ostacoli più grandi sulla strada della vita consacrata e non sono nemmeno la causa degli abusi. I grandi problemi riguardano piuttosto la solitudine, l’affettività distorta, il desiderio di potere o il senso di inadeguatezza. Ecco perché è così importante il tempo della formazione integrale dell’uomo sacerdote, che deve essere, come ha detto Benedetto XVI ai seminaristi, autentico «uomo di Dio» e non «l’amministratore di una qualsiasi associazione». Ed ecco perché è determinante il ruolo del vescovo, chiamato a essere davvero padre nei confronti dei consacrati, con sapienza dottrinale pari alla sollecitudine umana.
Di certo, a tutti i livelli, occorre educare all’amore. E per prima cosa bisogna dimostrare, soprattutto con l’esempio. che l’amore totale non è un limite, ma è ciò che rende l’uomo più uomo.
Scrive Giovanni Paolo II nella Redemptor hominis: “L’uomo non può vivere senza amore. Egli rimane per se stesso un essere incomprensibile, la sua vita è priva di senso, se non gli viene rivelato l’amore, se non s’incontra con l’amore, se non lo sperimenta e non lo fa proprio, se non vi partecipa vivamente” (n. 10). E Benedetto XVI, nella Deus caritas est, precisa: “Fa parte degli sviluppi dell’amore verso livelli più alti, verso le sue intime purificazioni, che esso cerchi ora la definitività, e ciò in un duplice senso: nel senso dell’esclusività — solo quest’unica persona — e nel senso del “per sempre”. L’amore comprende la totalità dell’esistenza in ogni sua dimensione, anche in quella del tempo. Non potrebbe essere diversamente, perché la sua promessa mira al definitivo: l’amore mira all’eternità” (n. 6).
Già, l’amore mira all’eternità. E quale dimostrazione più grande di quella di un Dio che, amando per primo, ama donando tutto se stesso?
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