STORIE DI VITA - Mondo Voc novembre Torna al sommario
MISSIONARI E VOLONTARI CHE SERVONO DIO ANCHE A COSTO DELLA VITA
Come i chicchi di grano
I chicchi di grano che muoiono producono molto frutto. Così si legge nel Vangelo secondo Giovanni. Suor Leonella Sgorbati, morta a Mogadiscio in un attentato, diceva: “non abbiamo che una vita da donare, doniamola senza esitare: chi dà la sua vita la ritroverà”.
di Stefania Careddu
La storia di suor Leonella
“Perdono, perdono, perdono”. Il senso di un’esistenza totalmente donata è racchiuso in questa frase. Mentre sta per morire, colpita da sette colpi di arma da fuoco, suor Leonella Sgorbati non ha che parole di amore e di misericordia. La sua uccisione, avvenuta a Mogadiscio il 17 settembre 2006, è l’ultima testimonianza di una fede grande, radicata e radicale. Che mette in conto ogni giorno la possibilità del martirio. “Non c’è dubbio – ha osservato Benedetto XVI all’indomani della morte della missionaria - che seguire Cristo è difficile ma, come Egli dice, solo chi perde la propria vita per causa sua e del Vangelo la salverà, dando senso pieno alla propria esistenza. Non esiste altra strada per essere suoi discepoli, non c’è altra strada per testimoniare il suo amore e tendere alla perfezione evangelica”.
Suor Leonella, al secolo Rosa Maria, nata nel 1940 a Rezzanello, nel Piacentino, aveva fatto sua la consegna lasciata dal beato Giuseppe Allamano, fondatore delle Missionarie della Consolata, ordine nel quale era entrata a 23 anni: “noi missionari siamo votati a dare la vita per l'umanità. Dovremmo servire la missione anche a costo della vita, contenti di morire sulla breccia”. Per lei, donna pragmatica dal viso dolce, è stato esattamente così: era riuscita a realizzare il sogno di un ospedale pediatrico aperto a tutti, gratuito, dove le donne somale potessero partorire e i bambini avere le cure necessarie. E poi la scuola per infermieri, dove insegnava.
Quel 17 settembre aveva appena terminato le lezioni e stava attraversando la strada che separa la struttura dal villaggio ’Sos’. Le consorelle la aspettavano per il pranzo, quando hanno sentito una raffica di mitra. Due uomini, nascosti tra le macchine, erano sbucati all’improvviso e avevano aperto contemporaneamente il fuoco contro suor Leonella e il musulmano Mohamed Mahamud, la guardia del corpo che nel tentativo di proteggerla moriva, lasciando quattro orfani. “Perdono, perdono, perdono...” Queste sono state le ultime parole della missionaria, prima di spirare.
Il sangue di suor Leonella Sgorbati (il 25 settembre scorso è stata avviata l’inchiesta diocesana per il riconoscimento del martirio) ha bagnato la stessa terra di Somalia su cui era già stato versato quello del vescovo di Mogadiscio, monsignor Salvatore Colombo, eliminato con un solo colpo di pistola nel cortile della cattedrale; di Annalena Tonelli, missionaria laica che ha dedicato la sua vita a curare gli ultimi, uccisa nel 2003 da un commando islamico; di Graziella Fumagalli, medico al servizio della "Caritas Italiana", assassinata nell’ospedale anti-tubercolosi che dirigeva.
Martiri per la fede
Tutti martiri, tutti testimoni. Cristiani che non hanno avuto remore a vivere il Vangelo fino in fondo, stando accanto agli ultimi, ai bisognosi, ai poveri, ai più piccoli. In dialogo sincero con chi ha un’altra cultura, un’altra religione, con chi non conosce Dio o con chi in nome di Dio si arma contro il fratello. Senza paura di essere quel chicco di grano che muore per poter dare frutto, senza eroismi sterili, perché disposti ad essere come Gesù.
Sono ancora molte le parti del mondo dove essere cristiani è difficile, pericoloso, dove proclamare la propria fede equivale ad essere perseguitati.
L’oppressione dei cristiani in Orissa dura da venticinque anni, ma negli ultimi dieci si è fatta più crudele. In Vietnam, i cristiani cattolici, nelle zone rurali e montagnose, vengono minacciati di essere imprigionati se scoperti a celebrare messa. Se i cristiani dell’Iraq sono sempre più costretti all’esodo, resta grave la situazione in Eritrea dove il Governo continua a perseguitare, arrestare e imprigionare gli appartenenti a gruppi religiosi non riconosciuti. Non meno complicata è la vita dei cristiani in India e in Pakistan, dove il quadro si è fatto estremamente delicato, a causa soprattutto della legge antiblasfemia. In Nigeria la Chiesa è sotto attacco, in Cina è “sotterranea” perché la libertà religiosa è negata dallo Stato.
Eppure, come amava ripetere suor Leonella, “non abbiamo che una vita da donare, doniamola senza esitare: chi dà la sua vita la ritroverà. Dopo la nostra morte solo l'amore sopravviverà”.
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