DIVERSO PARERE - Mondo Voc novembre                                                                 Torna al sommario

 

 

Prima di autocelebrarsi, la Chiesa dovrebbe offrire risposte

 

Non serve un anno della fede


Serve davvero un anno della fede o serve che la Chiesa, più che organizzare convegni, tavole rotonde, mostre e celebrazioni sul tema, sia più presente e vicina ai fedeli? E poi, è davvero una risposta al presunto vuoto spirituale dei giovani o forse il vero vuoto riguarda le risposte spirituali?

 

di Aldo Maria Valli

 

anno_della_fede_fiaccolataSarò sincero. Non riesco a capire bene quale sia il senso dell’anno della fede. Per chi la fede ce l’ha, che cosa potrà cambiare durante un anno scandito da cerimonie e celebrazioni varie? E per chi non ce l’ha, allo stesso modo, quale cambiamento potrà mai esserci?


La stessa dizione di “anno della fede” mi lascia perplesso. Che significa precisamente? E poi, non abbiamo già troppi anni dedicati ad argomenti vari? Mi sembra che aggiungere un anno della fede all’anno del bambino, della donna, dell’agricoltura, della pace, dei senzatetto, della scienza, della meteorologia, della sicurezza stradale, dell’orso polare, degli scacchi, delle foreste, del pipistrello, della chimica, della cooperazione, dell’astronomia, dell’energia sostenibile, del turismo e chi più ne ha più ne metta, non faccia altro che sminuire un tema così grande importante come la fede.


Oltre tutto sarà una specie di replica del giubileo. Avremo la giornata dei catechisti, dei movimenti ecclesiali, delle confraternite, dei seminaristi, degli universitari, dei giovani, dei cresimati, dell’ecumenismo, delle novizie… Il turismo religioso di certo ne guadagnerà, ma la fede?

Mi sembra tutto molto vecchio, già visto. E mi sembra anche un modo per mettere in secondo piano il cinquantesimo anniversario dell’inizio del Concilio Vaticano II. Anniversario, questo sì, che meriterebbe una riflessione approfondita e sincera.

 

Anche da un punto di vista strettamente utilitaristico (portare più gente a credere in Dio e possibilmente in chiesa), che cosa si spera di ottenere? Davvero si immagina che un mondo secolarizzato possa trasformarsi in un mondo pieno di fede grazie a una serie di messe cantate, celebrazioni in pompa magna, convegni di esperti, adunanze di teologi, concerti e mostre? Semmai, un tale profluvio di manifestazioni la fede può farla scappare!

Se l’obiettivo dell’anno della fede è aumentare la fede, penso proprio che la Chiesa cattolica abbia sbagliato strategia. Le adunate possono confortare qualcuno e dare un momentaneo senso di appagamento, ma poi?

 


Le vere questioni da affrontare sono altre

giovane_prete_e_giovaniNon voglio passare per disfattista, ma mi sembra che la questione della fede avrebbe bisogno di essere trattata in altro modo. Io vedo e sento tanta gente che dice di credere in Dio ma non nella Chiesa, di avere un rapporto personale con il Padre e anche con i santi ma di non avvertire nessun bisogno di una mediazione. Vedo e sento tanta gente che non ha più fiducia nella Chiesa istituzionale e nei suoi rappresentanti, a incominciare dai parroci per finire con il papa. E la Chiesa che fa? Si autocelebra proprio in quanto istituzione, in quanto organizzazione strutturata!


Qualcuno dice che l’anno della fede sarà una risposta, o per lo meno un tentativo di risposta, al vuoto spirituale dei nostri giorni. Ma siamo così sicuri che ci sia un vuoto spirituale? In realtà tutte le indagini, ma anche i semplici contatti quotidiani, lasciano capire che le grandi domande sul senso della vita e della morte ci sono sempre. Il vero vuoto riguarda le risposte spirituali. Sono queste che non ci sono o, quando ci sono, appaiono insoddisfacenti.


Mi si chiede: e allora, se non vuoi l’anno della fede, tu che cosa proponi? La mia risposta è semplice: niente. O meglio, niente anni della fede, niente adunate stile giubileo, niente convegni, niente mostre, niente tavole rotonde, niente celebrazioni fastose. Prima di tutto bisognerebbe, penso, guardare nei seminari e dedicarsi alla formazione dei preti. Per esempio, bisognerebbe insegnare ai preti a sorridere e ad essere disponibili, perché troppo spesso hanno i modi e i toni di manager impegnatissimi e stressati. Poi bisognerebbe (ma è chiaro che qui siamo nel campo delle idee personali) aprire i confessionali e fare in modo che dentro i confessionali fosse possibile trovare un prete. Poi bisognerebbe dare fiducia ai laici cattolici che pensano con la propria testa e non guardarli come pericolosi sovversivi. Poi bisognerebbe chiedere ai signori vescovi di essere autentici pastori, misericordiosi e buoni, e non freddi burocrati, solerti esecutori degli ordini vaticani ma incapaci di intrattenere un rapporto con le proprie pecorelle. Poi bisognerebbe spogliare la Chiesa dei tanti orpelli che la allontanano dal senso comune e delle tante ambiguità nel rapporto con il potere politico e finanziario. E poi magari fare anche una bella autocritica per la mancanza di fede proprio dentro la Chiesa.


Ma per fare tutto questo non occorre un anno della fede. Occorre la fede, punto e basta. E probabilmente il problema sta proprio qui.

 

 

 

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