STORIE DI VITA - Mondo Voc ottobre Torna al sommario
L’ENTUSIASMO DEI GIOVANI DEL TEMPO PER LA NUOVA PRIMAVERA DELLA CHIESA
Una feconda esperienza dello Spirito
Entusiasmo, partecipazione, progettualità; i giovani degli anni ‘60 sentivano di far parte di un evento epocale, di un maremoto ecclesiale che avrebbe cambiato le loro vite, oltre a quella della Chiesa.
di Michele Pignatale
Avevamo appena finito di cenare quando mio figlio, giovane aderente al gruppo parrocchiale di Azione Cattolica, mi chiede che cosa avesse rappresentato il Concilio Vaticano II per la mia vita e che cosa successe negli anni seguenti per la vita della Chiesa. Aveva bisogno di capire quanto i giovani del tempo avessero vissuto sull’onda di quel maremoto ecclesiale.
È stato quindi un tuffarsi nei ricordi vivi di una giovinezza che andava dispiegandosi, agli inizi degli anni 70, attraverso un impegno ecclesiale suscitato proprio dal vento fresco dello Spirito che aveva invaso la Chiesa.
Una Chiesa giovane e coraggiosa …
Se, come ha detto Giovanni Paolo II, il Concilio è stato senza dubbio “la grande grazia di cui la Chiesa ha beneficiato nel secolo XX”, quella grazia si è potuta riversare nei cuori attenti e aperti alla novità dei giovani del tempo.
Attraverso il soffio potente dello Spirito la Chiesa si era aperta al mondo, si diceva che avesse aperto tutte le sue finestre per lasciarsi invadere dalla fresca aria di una nuova primavera.
La Chiesa, in un tempo storico di speranza e di slancio, appariva giovane e coraggiosa nel ripensare e mettere in discussione molte idee e strutture della vita comune, pur nel tronco vivo della tradizione.
Finalmente potevamo apprezzare e gustare, attraverso una partecipazione attiva, la liturgia fino allora riservata, a causa dell’uso del latino, solo al clero. La possibilità di avvicinarsi personalmente alla Parola di Dio attraverso la lettura, l’ascolto e la meditazione, avviando un’esperienza spirituale profonda che ci ha spinto a vivere il nostro essere cristiani nel segno di una umanità autentica, universale e piena, facendoci scoprire davvero come fratelli di ogni uomo e donna, partecipi tutti della stessa umanità e responsabili tutti del bene di ciascuno.
… senza confini
Così l’incipit del documento Gaudium et Spes del Concilio “Le gioie e le speranze, le tristezze e le angosce degli uomini di oggi, dei poveri soprattutto e di tutti coloro che soffrono, sono pure le gioie e le speranze, le tristezze e le angosce dei discepoli di Cristo e nulla vi è di genuinamente umano che non trovi eco nel loro cuore”, procurava entusiasmo e desiderio di partecipazione, avvertendo in esso come il “sogno di Dio” sull’umanità si dovesse concretizzare nella giustizia, nell’uguaglianza, nell’accoglienza, nel perdono, nella pace. Vivere una Chiesa senza confini dove ogni uomo, di ogni razza, colore e di religione diversa era considerato fratello.
C’era un’atmosfera caratterizzata dalla voglia di cambiare il mondo, una visione ideale che fu l’origine della nascita di nuovi e numerosi carismi nella Chiesa. Specie in campo missionario, dove ebbi modo di vivere la mia esperienza ecclesiale, ci fu una nascita esplosiva di gruppi e movimenti aperti ai bisogni e alle necessità dei popoli in via di sviluppo. Il Decreto Ad Gentes divenne il riferimento ideale di questi gruppi nell’enunciare come la dimensione missionaria della Chiesa fosse il suo respiro naturale.
D’altronde la partecipazione di 1800 vescovi provenienti da tutto il mondo aveva dato l’immagine di una Chiesa davvero universale, di cui bisognava prendere coscienza.
Un’epopea dello Spirito …
È stato un tempo di entusiasmo, di progettualità che ha incrociato il formarsi dei miei anni giovanili e quelli della mia generazione, davvero fortunata nel vivere a livello ecclesiale una vera epopea dello Spirito.
Sono passati cinquant’anni e tanti sono i cambiamenti intervenuti nel mondo e nella Chiesa. Tanti sono stati i ripiegamenti e le spinte soffocate. L’uomo di oggi non è spinto più, come dice il Cardinale Tettamanzi, da una visione ideale del mondo, ma è alla ricerca di un sentire della vita ripiegato sul frammento, sull’istante, sulle emozioni, sui sentimenti e sulle esperienze che assicurano una buona qualità della propria esistenza. Lo stesso mondo giovanile ha conosciuto nel corso del tempo diverse fasi che hanno mortificato la voglia di essere protagonisti del proprio tempo.
… che rivive nei testi conciliari …
Ma una convinzione rimane nel cuore e cioè che i documenti del Concilio, come ha affermato Benedetto XVI all’indomani della sua elezione, “non hanno perso di attualità; i loro insegnamenti si rivelano anzi particolarmente pertinenti in rapporto alle nuove istanze della Chiesa e della presente società globalizzata”.
Per questo è importante che le nuove generazioni vengano formate allo spirito del Concilio attraverso i suoi testi, che restano ancora oggi da attuare pienamente.
…e nei ricordi
Mio figlio mi guarda e si stupisce del mio fervore. Riflette e poi sbotta: deve essere stato davvero un momento esaltante, se ancora oggi ti scaldi tanto. Per fortuna che Giovanni Paolo II ci ha regalato le Giornate Mondiali della Gioventù, altrimenti sai che tristezza!
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