MEDIAEDUCATION - Mondo Voc ottobre                                                                   Torna al sommario

 

 

LA GRANDE ASSISE DEI VESCOVI MEDIATA DALLA TV


Va ora in onda il Concilio Vaticano II


 L’evento trasmesso in diretta sul canale RAI


Due eventi epocali segnano il 1962. Uno per la Chiesa, l’altro per la società. Da un lato prende il via il Concilio Vaticano II. Dall’altro si afferma un nuovo modo di fare informazione e vivere la comunicazione.

di Stella F.

 

telecameraL’11 ottobre 1962 è una data che si ricorda perché legata a due eventi eccezionali. Uno, l’apertura del Concilio Vaticano II. L’altro, la trasmissione dell’evento in televisione. Entrambe le circostanze erano di portata straordinaria, destinate a lasciare un segno nella storia e a sortire effetti nel tempo.


Da un lato il sinodo dei vescovi, indetto per interpretare i segni dei tempi ed aggiornare il modo di divulgare la dottrina cattolica, ha segnato una profonda innovazione nella Chiesa e ne ha condizionato l’agire, permettendole di adeguarsi ai veloci e significativi cambiamenti che dal secondo dopoguerra si sono avvicendati serratamente. Dall’altro, la televisione che ha introdotto una rivoluzione nel modo di fare informazione, portando gli eventi direttamente nelle case della gente.

 

Era già successo, due anni prima, che la tv permettesse agli italiani di assistere live ad un grande appuntamento sportivo, quello delle Olimpiadi. Appena 20 mesi dopo, Ettore Bernabei, allora direttore dell’unica rete televisiva di Stato, decide di replicare mandando in onda un altro grande momento della storia del paese ed inventa un palinsesto ad hoc, con rubriche di approfondimento, programmi speciali, documentari, interviste. Coinvolge figure di spessore, come lo storico della Chiesa, del cristianesimo e del Concilio appunto, Giuseppe Alberigo e il professore Boris Ulianich.

 


Qualche dato

Vaticano_II__TV_1Ma quanti italiani poteremo vedere l’apertura del Concilio in televisione?


Nel 1962 è il 30% delle famiglie italiane ad essere abbonato alla televisione (fonte RAI, dato tratto dal sommario di statistiche storiche dell’istat: l’Italia in 150 anni). Nel 1960 era 1 famiglia su 5; nel 1965 sarà una famiglia su 2 (50%).


Il sommario Istat rileva che nel 1962 gli abbonati alla radio sono 5.579.574, mentre gli abbonamenti totali alla televisione 3.592.328, di cui 3.484.711 di tv ad uso privato e 107.617 quelle nei locali aperti al pubblico. Su 1000 abitanti il 70,6% è abbonato RAI; 26,3 % il numero di abbonamenti per 100 famiglie residenti.

 


Cosa è cambiato

Se il Concilio è stato per la Chiesa l’inizio di un profondo cambiamento sul piano cultural/religioso, la televisione lo è stato per gli italiani sul piano socio culturale. La Chiesa post conciliare è lo strumento caratterizzante dell’unione con Dio e dell’unità di tutto il genere umano. Per la società moderna (ed in parte anche contemporanea) lo strumento di unione, intesa come aggregazione, e di caratterizzazione diventa la televisione.


Se il Concilio segna il passaggio da una vecchia ad una Chiesa aperta ai laici e attenta ai cambiamenti, la televisione segna lo snodo tra una società chiusa, ad una società aperta.

 


Curiosità sugli altri media

Vaticano_II__TVMa qual era il rapporto delle famiglie italiane di quegli anni con gli altri media?


Nel 1962 meno del 30% delle famiglie italiane possiede libri a casa (50 testi in media per famiglia).


Sono venduti 728.572 biglietti del cinema, per una spesa complessiva di 68.416 (cifre espressa nel sommario Istat in migliaia di euro).


Antonio Petrucci realizza un documentario sul Concilio ecumenico vaticano II.


II lungometraggio (89 minuti) mostra le riprese del giorno d'apertura del Concilio: dalla processione dei vescovi, ai canti, all'omelia di papa Giovanni XXIII, alla professione di fede cattolica dei padri.