ATTUALITÀ - Mondo Voc giugno - luglio 2012 Torna al sommario
IN ITALIA UN GIOVANE SU TRE È DISOCCUPATO
I NUMERI DELLA CRISI OCCUPAZIONALE
L’analisi dei tassi di disoccupazione degli ultimi anni
di Stella F.
È un bollettino di guerra quello relativo ai numeri della disoccupazione in Italia. Se fino al 2011 gli aggiornamenti erano annuali, con l’arrivo del nuovo anno e l’acuirsi della crisi, i dati vengono analizzati di mese in mese ed evidenziano incrementi percentuali apocalittici. Soprattutto con riferimento alla disoccupazione giovanile che ha raggiunto, quest’anno, un tasso percentuale del 35,9%.
Nota metodologica
Il concetto di disoccupazione non si limita semplicemente ad annoverare coloro che non hanno un reddito da lavoro. Essere disoccupati significa non avere un lavoro, essere disponibili a lavorare subito e agire concretamente per la ricerca di una occupazione.
Con riferimento alla disoccupazione giovanile va precisato che, mentre in ambito internazionale si considerano giovani quelli di età inferiore ai 25 anni, in Italia la definizione circoscrive i ragazzi di età compresa tra i 15 e i 34 anni. L’anomalia è legata a fenomeni socio-economici e deriva dalla difficoltà d’ingresso nel mondo del lavoro e dal ritardo nell’uscita dalla famiglia di origine.
La disoccupazione in Italia
È un contatore impazzito che gira ininterrottamente quello che registra i dati generali sulla disoccupazione nel Paese. A dicembre 2011 i disoccupati erano 2 milioni 243 mila, 20mila in più rispetto al mese di novembre dello stesso anno. Il tasso di disoccupazione generale si attestava all’8,9%.
A gennaio 2012 è passato al 9,2%, registrando un aumento di 64mila unità, ed è salito ulteriormente a febbraio scorso fino al 9,3%. Il record lo si è toccato a marzo quando la percentuale è arrivata al 9,8%. Peggio dell’Italia solo la Francia, che ha registrato nello stesso mese un aumento di disoccupazione pari al 10%, la Grecia e la Spagna con un più 21,7% e 24,1% (fonte Eurostat).
Disoccupazione giovanile “italiana e comparata”
Triennio 2008-2011. Le rilevazioni Istat informano che nel triennio 2008 – 2011 i giovani occupati tra i 15 e i 34 anni sono passati da 7 milioni e 110mila a 6 milioni e 56 mila unità. Complessivamente oltre un milione in meno, di cui 200 mila tra il 2010 e il 2011.
Dati 2009. Il tasso di occupazione giovanile italiano prima della crisi (2007) era pari a 24,7%, a fronte del 51,9% cinese, del 52,9% brasiliano, del 34,1% russo, del 53,1% americano, del 55,9% inglese, del 42,9% spagnolo, del 45,9% tedesco e del 30,1% francese (dati OECD, che non comprendono l’India).
A seguito della crisi il tasso di occupazione giovanile nel nostro paese è sceso, nel 2009, al 21,7%, subendo una contrazione di 3 punti percentuali in due anni.
Nella media europea il tasso di disoccupazione giovanile (15-24 anni) ha raggiunto nel 2009 il 19,6%. Lo stesso dato per l’Italia è pari al 25,4%, superiore di circa 6 punti percentuali. Disaggregando il dato, nelle regioni del Nord si è attestato sul 18,2% (con un minimo del 16,3% per i maschi), raggiungendo il 36% tra i giovani residenti nel Mezzogiorno (dati del “Piano d’azione per l’occupabilità dei giovani, attraverso l’integrazione tra apprendimento e lavoro” realizzato nel 2010 dai Ministeri del lavoro e dell’istruzione).
Dati 2010. Il tasso di disoccupazione giovanile (media annua) ha superato di oltre10 punti percentuali la media Ocse, che raggruppa 34 paesi ad economia avanzata (27,9% contro il 16,7), con un divario fortissimo rispetto alla Germania il cui tasso di disoccupazione giovanile era, nel 2010, del 7,9%. Rispetto all’anno precedente si sono registrati 501mila nuovi giovani disoccupati tra i 15 e i 29 anni. Tra gli occupati però, 3 milioni 155mila sono stati i ragazzi assunti con contratti di lavoro atipico.
I numeri del 2011. Tra gennaio e marzo del 2011 la contrazione è stata ulteriore (campione 18 – 29 anni), segnando un’ulteriore perdita di 80 mila posti (2,5%). A dicembre dello stesso anno la disoccupazione giovanile era pari al 31%, 3 punti percentuali in più rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente.
L’annus horribilis. Ma è dall’inizio del nuovo anno che si assiste ad una vertiginosa escalation di questi numeri. Rispetto a dicembre 2011 si registra un aumento di disoccupazione giovanile dello 0,1%. L’indicatore percentuale di gennaio passa così a quota 31,1% (giovani tra i 15 e i 24 anni). Numeri molto superiori rispetto a quelli di altri Paesi europei come la Danimarca, dove il tasso di disoccupazione rilevato all’inizio dell’anno è del 14,6%, e la Germania che può vantare un contenuto 7,8% (percentuale addirittura ridotta rispetto al 2010).
A febbraio l’Istat ha diffuso un nuovo, preoccupante, aggiornamento. Un giovane su 3 è senza lavoro e il tasso di disoccupazione ha subito un incremento dello 0,7% rispetto al mese precedente, arrivando così al 31,9%. Nel quarto trimestre 2010 era al 29,8%.
A marzo la situazione continua a peggiorare. Il tasso di disoccupazione giovanile sale ancora di 4 punti ed arriva a quota 35,9%.
In sintesi si contano 476mila giovani disoccupati in più rispetto a marzo 2011, di cui 66mila solo tra febbraio e marzo del 2012.
Il mito del posto fisso
Resiste ancora tra i giovani italiani la convinzione che il posto fisso sia preferibile, anche con retribuzioni più basse. Lo rivela una recente indagine condotta tra i giovani della fascia d’età 18 - 34 anni. Alla domanda “preferisci un lavoro sicuro anche se meno redditizio e uno meno sicuro con più prospettive di reddito?” quasi nove giovani su dieci (per l'esattezza l'84%) hanno optato, senza esitazione, per la prima alternativa. Per conquistarlo oltre il 70% degli intervistati si è dichiarato disposto a trasferirsi in regione diversa da quella di residenza, ma solo il 56% (per la maggior parte under 24) andrebbe a lavorare all’estero.
Maggio 2012
Intanto l’Istat ha pubblicato il rapporto annuale 2012 sulla situazione del paese da cui si evince che l’occupazione italiana è scesa dello 0,4 % nell’ultimo anno. È aumentata l’occupazione femminile (+1,2 per cento), ma sono diminuite l’occupazione giovanile (-2,8 per cento) e quella dei 30-49enni (-0,5 per cento). L’occupazione a tempo indeterminato e a tempo pieno sono diminuite dello 0,6 %, mentre sono aumentate del 5,3% quella a termine (collaborazioni incluse) e del 2% quella a tempo parziale, quasi sempre un ripiego in mancanza di un impiego a tempo pieno.
In aumento anche i neet, giovani tra i 15 e i 29 anni che non hanno un lavoro né studiano (not in education, employment or training); sono più di 2 milioni e rappresentano un quinto della popolazione giovanile del paese.
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