DIVERSO PARERE - Mondo Voc agosto - settembre 2011 Torna al sommario
I momenti salienti della Gmg del Papa. Le parole, gli incontri, i fatti.
Lettera da Madrid
di Aldo Maria Valli
“Maestà, il Papa si è sentito molto bene in Spagna”. Questa semplice frase, che Benedetto XVI ha pronunciato davanti al re Juan Carlos al momento del congedo da Madrid, domenica 21 agosto 2011, costituisce forse la sintesi migliore della Giornata mondiale della gioventù numero ventisei. Il Papa si è sentito bene davvero, e lo si è visto. Sempre sorridente, contento di stare in mezzo ai giovani, ha tratto forza da loro ed ha affrontato tutti gli impegni con grande serenità.
L’immagine simbolica dell’aiuto che i giovani hanno dato al Papa resterà quella della veglia ai Cuatro Vientos, quando un fortunale ha imperversato per lunghi minuti, costringendo Benedetto XVI a interrompere il discorso. Sebbene i collaboratori gli consigliassero di ripararsi, il Papa è rimasto al suo posto, quasi divertito per l’imprevisto, mentre i giovani, zuppi d’acqua, cantavano cori per dirgli di non preoccuparsi. Una ventata ha staccato un telone dal palco papale e i vigili del fuoco sono subito intervenuti per evitare guai maggiori, ma tra i ragazzi e “nonno Ratzinger”, in quel momento difficile, si è stabilita una speciale sintonia, che rappresenta una bella pagina di questo pontificato e costringe a rivedere i luoghi comuni, sempre duri a morire, circa una presunta difficoltà di Benedetto XVI a stabilire un contatto con le nuove generazioni.
Però il Papa si è sentito bene anche in un altro senso. Si sono sentite bene, infatti, le sue parole, che hanno risuonato non solo nelle orecchie e nell’anima dei ragazzi della Gmg, ma in tutto il mondo,e sotto diversi profili.
Un primo monito è stato quello lanciato davanti ai giovani docenti universitari, incontrati all’Escorial. Quando “utilità e pragmatismo immediato si ergono a criterio principale”, nella società e nell’educazione “le perdite possono essere drammatiche: dagli abusi di una scienza senza limiti, ben oltre se stessa, fino al totalitarismo politico che si ravviva facilmente quando si elimina qualsiasi riferimento superiore al semplice calcolo di potere”. Una “società sgretolata e instabile” – ha detto nella stessa occasione – richiede che anche i professori non formino solo “professionisti competenti che possano soddisfare la domanda del mercato”. Questa è una “visione utilitaristica dell’educazione, anche di quella universitaria”, mentre il vero docente sente e trasmette “il desiderio di qualcosa di più elevato, che corrisponda a tutte le dimensioni dell’uomo”.
Sempre all’Escorial, rivolto a milleseicento giovani suore che lo hanno accolto con grandissimo entusiasmo, il Papa ha detto che la vita religiosa “possiede oggi una speciale rilevanza” perché siamo di fronte a “una sorta di eclissi di Dio, una certa amnesia, se non un rifiuto del cristianesimo e una negazione del tesoro della fede ricevuta, col rischio di perdere la propria identità profonda”. “Davanti al relativismo e alla mediocrità sorge il bisogno di questa radicalità, che testimonia la consacrazione come un appartenere a Dio in modo sommamente amato”.
Alla fine dell’incontro con le religiose, pagina inedita per le Gmg, Benedetto ha esclamato che la Chiesa “ha bisogno della vostra fede giovane”, e queste parole sono forse il premio più bello per giovani donne che hanno consacrato la loro vita al Signore, chi nella contemplazione, chi nella vita operativa.
Chiaro è stato poi l’invito rivolto ai giovani riuniti nella plaza de Cibeles per la via crucis del venerdì sera, durante la quale, dopo che nelle meditazioni erano state evocate tante forme di dolore nel mondo (guerre, violenze, abusi sessuali, precarietà, mancanza di lavoro), il Papa ha chiesto di “rimanere vicino ai meno favoriti” e di “non passare oltre davanti alla sofferenza umana”.
Il rito è stato reso suggestivo dalla presenza di antiche sculture appartenenti alla più radicata tradizione cattolica spagnola: “straordinarie immagini”, come le ha definite il Papa, che hanno aiutato i giovani a comprendere che “la croce non fu l’esito di un insuccesso, bensì il modo di manifestare l’offerta d’amore che giunge fino alla donazione più smisurata della propria vita”.
Tra le pagine più belle della Gmg madrilena resterà il sacramento della riconciliazione amministrato da Benedetto XVI a quattro ragazzi, due maschi e due femmine, nei Jardines del Buen Retiro, dove per l’intera durata delle giornate si è tenuta la “Fiesta del perdon”, con migliaia e migliaia di confessioni. I quattro giovani erano stati estratti a sorte tra quanti avevano manifestato il desiderio di poter essere confessati dal Papa. Curiosa la situazione che si è venuta a creare quando il Papa ha saputo che i giovani scelti erano tre più una riserva. “Che cos’è la riserva nella confessione?”, ha chiesto Benedetto XVI, che ha poi confessato tutti e quattro.
Queste circostanze fanno capire come la Gmg non sia una specie di happening religioso, ma un’occasione di verifica e approfondimento della fede nella relazione con gli altri.
In tal senso è stato rilevante anche il discorso rivolto a circa cinquemila seminaristi di tutto il mondo, nella cattedrale dell’Almudena, quando Benedetto XVI ha chiesto ai futuri sacerdoti di non lasciarsi “intimorire da un ambiente nel quale si pretende di escludere Dio e nel quale il potere, il possedere o il piacere sono spesso i principali criteri sui quali si regge l’esistenza”. “Può darsi che vi disprezzino – ha aggiunto il Papa – come si suole fare con coloro che richiamano mete più alte o smascherano gli idoli dinanzi ai quali oggi molti si prostrano. Sarà allora che una vita profondamente radicata in Cristo si rivelerà realmente come una novità, attraendo con forza coloro che veramente cercano Dio, la verità e la giustizia”.
La strada del sacerdozio, ha spiegato Papa Ratzinger, “richiede audacia e autenticità”, e l’avanzata fino alla consacrazione va fatta solo se si è “fermamente persuasi” che Dio chiama a essere suoi ministri e “fermamente decisi” a esercitare tale ministero “obbedendo alle disposizioni della Chiesa”.
La centralità dell’appartenenza alla Chiesa è stata inoltre sottolineata da Benedetto XVI nell’omelia nel corso della messa conclusiva, davanti a circa due milioni di giovani, quando il Papa ha chiesto di testimoniare la fede negli ambienti più diversi, compresi quelli in cui “c’è rifiuto o indifferenza”, perché il “mondo ha bisogno certamente di Dio”, ma bisogna fare attenzione al germe dell’individualismo, che può infiltrarsi anche fra i cristiani, e per questo occorre vivere ”in comunione con la Chiesa”.
Preceduta da una notte un po’ tribolata a causa della tempesta di sabato sera, la messa ha potuto svolgersi comunque regolarmente, ma la quasi totalità dei giovani ha purtroppo dovuto rinunciare a ricevere la comunione, perché vento e pioggia hanno reso inagibili le tende nelle quali erano custodite le pissidi con le ostie.
“Vi ho pensato molto in queste ore in cui non ci siamo visti”, ha detto il Papa appena salito sul palco. “Spero che abbiate potuto dormire un po’. Sono certo che questa mattina avete alzato gli occhi al cielo, non solo il cuore”.
Anche se la notizia era trapelata da settimane, al momento dell’Angelus Benedetto XVI ha rispettato la tradizione ed ha annunciato luogo e data delle prossime giornate: Rio de Janeiro, nel 2013, al che l’entusiasmo dei giovani carioca, come da copione, è esploso in una lunga ovazione. Interessante è notare che nei saluti in portoghese il Papa ha detto: “Spero di potervi incontrare fra due anni”.
Sullo sfondo della visita restano le scaramucce tra la polizia e i cosiddetti “indignados”, che hanno fatto da contrappunto serale a tre giornate della visita papale, a speciale beneficio delle telecamere, dei giornalisti smaniosi di parlare di “tensione palpabile” e di chi cercava visibilità. Desiderio legittimo, quest’ultimo, dato che i manifestanti erano davvero pochi (in questi casi la tv dovrebbe sempre mostrare immagini prese dall’alto, ma se ne guarda bene).
Benedetto XVI ha inoltre incontrato il capo del governo, il socialista Zapatero, e il leader dell’opposizione, il segretario del Partito popolare Rajoy. Non c’è stata agenda politica, ha precisato il portavoce vaticano, padre Federico Lombardi. Ma siccome Zapatero si è mostrato particolarmente cordiale, i giornali spagnoli hanno ironizzato parlando di un premier pentito delle sue politiche anticattoliche e forse addirittura sulla via della conversione alla vigilia dell’uscita di scena (a novembre si voterà e lui ha già annunciato che non si ripresenterà). Più verosimilmente il capo del governo spagnolo ha voluto soltanto dimostrare di essere una persona beneducata. Il che non fa mai male.
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