MEDIAEDUCATION - Mondo Voc marzo 2011 Torna al sommario
Il cinema come aiuto a risolvere problemi.
La film therapy
di Stella F.
Cosa è la film therapy
Si chiama film therapy ed è un modo di usare il cinema per curare disagi o aiutare le persone a stare meglio. Nata negli Stati Uniti come supporto alla psicoterapia, da qualche anno si sta diffondendo anche in Italia con discreto successo.
Non che la terapia permetta di cambiare le persone o risolvere miracolosamente i loro problemi, ma sicuramente l’identificazione nei protagonisti può aiutare la riflessione, permettere di dare voce alle emozioni e indurre il destinatario a mettersi in gioco.
Esistono studi accreditati sul valore educativo e catartico della cinematografia che sono alla base dei tanti progetti ad esempio sul “cinema in carcere” o sul “cinema in ospedale”, ma che si rivelano utili anche in terapie psicoanalitiche o, inconsapevolmente, sugli ignari spettatori di un film che, attraverso i meccanismi dell’identificazione e della proiezione, possono affrontare problematiche irrisolte della propria vita.
Ad ogni caso il suo film
Certo, in carcere, la terapia non includerebbe mai la visione di film come Fuga da Alcatraz o Le ali della libertà, ma piuttosto pellicole con trame caratterizzate da un grande ottimismo di fondo ( Forrest Gump ad esempio) o che permettono di confrontarsi con le proprie paure e con i propri limiti.
Ci sono poi interi prontuari per ogni evenienza. Problemi di coppia o di separazione? Consigliato Kramer contro Kramer. Necessità di rafforzare l’autostima? Sicuramente La vita è una cosa meravigliosa. Per gli adolescenti viene in aiuto il noto film di Peter Weir L’attimo fuggente e per i malati niente di meglio di Patch Adams, un film che usa la comicità per affrontare il disagio dei degenti ospedalieri, specialmente dei bambini.
Come funziona
Quello che la film therapy è in grado di fare è offrire consapevolezza della propria condizione, alle volte suggerire anche soluzioni e, comunque, permettere di non sentirsi soli di fronte alle situazioni difficili della vita.
In realtà tutte le arti hanno questo potere terapeutico. Viene infatti riconosciuto, tra le tante, alla musica e alla recitazione.
Il cinema ha però un elemento fondamentale che ne avvalora la forza: quello della visione al buio. Il buio favorisce l’isolamento e la concentrazione. Gli stimoli del mondo esterno, l’attenzione continua e vigile richiesta dalla vita reale restano fuori dalla sala di proiezioni, come restano fuori i rumori e le distrazioni.
Gli esperti la chiamano “la caduta dell’inconscio” che, abbassata la guardia, si lascia emotivamente catturare dalle immagini filmiche.
Lo strano caso di Norman Cousin
Quanto funzioni ancora non è dato saperlo, sebbene psicologi, psicoterapeuti ed educatori concordino sulle potenzialità benefiche della film therapy. Un caso da citare però c’è e, anche se non ha fondamento scientifico, vale la pena raccontarlo per il suo lieto fine ed il messaggio che contiene. È la storia di Norman Cousins, famoso giornalista scientifico americano che, improvvisamente, venne colpito da una grave malattia, fortemente invalidante, la spondilite anchilosante. Si tratta in pratica di un irrigidimento della articolazioni che porta, nel tempo, alla paralisi degli arti e, progressivamente, alla morte.
Saputo della malattia, Cousin decise di curarsi autonomamente, con una terapia a base di risate. Quattro – cinque somministrazioni al giorno di film comici, che provocassero risate a crepapelle, corroborate da 25 g di vitamina C. La cura funzionò, forse. Fatto sta che il giornalista guarì nel giro di un anno. Da allora le pellicole comiche, i clown e i cabarettisti sono entrati a pieno titolo nella lista delle sostanze che fortificano il sistema immunitario e accelerano i processi di guarigione.
Del resto si sa che le ridere stimola il rilascio delle endorfine, benefiche per l’intero organismo, e riduce al contrario la produzione degli ormoni dello stress, come l’adrenalina o il cortisolo.
Visti gli effetti della terapia, si prescrive un buon film a tutti.