ATTUALITÀ - Mondo Voc dicembre 2011                                                            Torna al sommario

 

 

Stili di vita controcorrente

 

Storie di giovani che si dedicano al volontariato, che usano il loro tempo libero per regalare un sorriso a chi è in difficoltà, che scelgono di fare il servizio civile o di vivere un'esperienza forte in una missione all'estero. Piccole o grandi azioni, stili di vita opposti a quelli propagandati dalla pubblicità e dallo star system, spesso silenziosi e poco valorizzati.

 

di Stefania Careddu

Careddu_dicembre_2011“Proviamo nel nostro piccolo ad invertire la rotta di una società che rapidamente sta perdendo i suoi tratti essenziali di umanità e solidarietà, in favore di una esaltazione della dimensione privata affermata a discapito del prossimo”. Per questo una domenica pomeriggio al mese, Michele e altri suoi amici fanno visita agli anziani soli della diocesi di Forlì. “Contrastare la solitudine, molto diffusa oggigiorno, tramite questa attività è per me molto più di una semplice buona azione, significa considerare il bene e le difficoltà del prossimo come vicine a me, come imprescindibili”, spiega il ragazzo per il quale questa “è una lotta pacifica contro l’egoismo e l’individualismo che si fanno strada spezzando gli indispensabili legami sociali e solidaristici”. Michele insomma è uno di quelli che va controcorrente. E non è l'unico.

 

Sono sempre di più infatti i giovani che – lungi dall'essere distratti, superficiali e concentrati solo sul proprio ombelico come spesso li dipingono analisi e sondaggi – si dedicano al volontariato, usano il tempo libero per regalare un sorriso a chi è in difficoltà, scelgono di fare il servizio civile o di vivere un'esperienza forte in una missione all'estero. Piccole o grandi azioni, stili di vita opposti a quelli propagandati dalla pubblicità e dallo star system, spesso silenziosi e poco valorizzati. Eppure, sottolinea Michele, siamo davvero un “segnale importante di rottura con l’attuale tendenza socio-economica volta a considerare i rapporti interpersonali come strumento per ottenere vantaggi o come contorno marginale di una vita dedicata prevalentemente alla produzione e consumo di oggetti inanimati”.


Careddu_2_dicembre_2011“Mi ero resa conto che nella mia vita mancava qualcosa, era come se fossi diventata daltonica: tutto aveva perso colore e sapore. Nonostante avessi tutto, ero sempre insoddisfatta e infelice”, racconta Angela che, maturata questa consapevolezza, decide di dare una sferzata alla propria vita andando a fare la volontaria a Lourdes. Lì, in quel piccolo angolo di mondo dove sofferenza e speranza si abbracciano continuamente, la giovane dice di aver riscoperto “la fraternità, la carità, l’umanità, la bellezza dello stare con gli altri, dell’amore e dello sentirsi amati”. “Ripenso agli sguardi e ai sorrisi degli ammalati e del mio gruppo di lavoro e al solo pensiero – confida - mi vengono i brividi e mi si riempie il cuore. Da questa esperienza torno davvero a casa con una sensazione di pienezza, appagamento, felicità e gioia immensa e con l’impegno di cercare di proseguire con più costanza nel cammino di fede”.


Adottare uno stile di vita controcorrente infatti non significa assecondare un capriccio o – peggio ancora – seguire la moda del momento. Comporta sacrificio, impone maturità. Non mancano certo i casi di coloro che lo fanno solamente per curiosità, perché trascinati o per accumulare punteggio a scuola. “È nato tutto come una scusa per avere il credito assicurato a fine anno”, rivela candidamente Michele, 16 anni, studente al Liceo Linguistico e volontario alla mensa dei poveri. “Quando prepari con le tue mani la cena di una sera per persone che non hanno neanche i soldi per comprarsi una confezione di pasta in un discount, quando servi i 'sacchetti' contenenti i viveri ai poveri, capisci che non è tutto bello e facile come ti era sembrato all'inizio”, racconta Michele che si è lasciato travolgere da un'esperienza nata quasi per caso, scorgendo sui volti della gente che incontra alla mensa lacrime, ma a volte anche speranza. Spiragli di luce in tunnel che sembrano non avere un'uscita.


Careddu_3_dicembre_2011Scegliere di fare qualcosa per gli altri, alternativa rispetto alle proposte abitudinarie del gruppo di amici, diventa controcorrente pure perché si è costretti a fare un passo indietro e a mettersi in discussione. “Non è semplice dare sempre il cento per cento di se stessi, mettere da parte le difficoltà che la vita privata ti pone ed essere tenaci riguardo quello che ti si chiede”, ammette Mariangela che ha svolto il suo servizio civile in una sezione Avis della Lombardia.


“Perché andiamo in carcere? Perché usiamo il nostro sabato pomeriggio, dopo una lunga attesa sotto il sole, per uscire dalla città ed entrare in prigione?”, chiede provocatoriamente Lorenzo che ha preso parte al progetto “Giovani e carcere” promosso dalla Caritas. Per lui, la risposta è semplice: per dire ai detenuti che “ci interessa la loro storia, chi sono, da dove vengono, cosa cercano, che vogliamo mostrargli un'altra strada, più difficile, ma che vogliamo percorrere con loro”. In carcere, assicura, ci sono “persone di tutte le età, di tutte le nazionalità che non aspettano altro che le nostre parole, la nostra disponibilità per loro, il nostro tempo regalato per far loro piacere e per ascoltare le loro confessioni, le loro testimonianze, le loro sofferenze, ma anche la loro voglia immensa di riscatto e riabilitazione”. Andare a trovarli vuol dire impegnarsi “per cambiare il pensiero indifferente di questa società che ha scordato la misericordia e la invoca solo quando ne ha bisogno per sé”. Controcorrente. Non uno slogan, ma uno stile di vita. Possibile, anzi reale.

 

 

 

Copyright © La riproduzione degli articoli di MondoVoc richiede il permesso espresso dell'editore.