Il numero di NOVEMBRE 2011
affronta il tema
DI GENERAZIONE IN GENERAZIONE.
Si interrompe la costruzione del futuro
“Bamboccioni” per scelta o per necessità? La domanda sorge spontanea quando si guardano i dati dell’Istat. Quasi il 30% dei giovani di età compresa tra i 30 e i 34 anni vive ancora con mamma e papà, ma se si considera la fascia tra i 18 e i 29 anni la percentuale sale vertiginosamente: il 71,4% delle donne e l’83,2% degli uomini, vale a dire tre giovani su quattro restano a casa fino almeno al 30° compleanno. Se è vero che per alcuni si tratta di una comoda e deliberata scelta, per la maggior parte la causa della permanenza prolungata nella famiglia d’origine è di natura economica, sociale e culturale. Ciò che manca alle nuove generazioni è la fiducia nel domani. È una generazione appiattita sul presente che vive alla giornata ed ha paura del progetto. Di qui la cultura del divertimento e dello stordimento con la conseguenza che nel nostro Paese continua a scendere in modo sempre più vertiginoso il numero delle nuove famiglie e delle nuove nascite. La fecondità è crollata sotto il livello che consente il ricambio generazionale, attestandosi intorno alla media di 1,4 figli per donna. Serve un patto intergenerazionale senza il quale il Paese non potrà invertire il proprio declino. In sostanza non regge l’equazione “più consumo meno figli”. Quanto piuttosto quella culturalmente opposta: “meno individualismo più famiglia”. La testimonianza delle “Famiglie numerose” è la prova che credere nella famiglia non solo è possibile anche oggi ma rende pienamente felici.
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