1 Luglio 2014

 

Alcuni studiano a Castellerio (Udine), altri alle Beatitudini,

nella struttura dedicata ai missionari, così voluta dall’arcivescovo Crepaldi.

Don Roberto: «Nella nostra Curia si registra un grande risveglio»

 

Messaggio-Giornata-per-le-vocazioni-2013_articleimageSacerdoti, boom di vocazioni: quindici triestini in Seminario

 



Effetto Bergoglio o effetto Crepaldi? Mistero, o mestiere, della fede. La crisi delle tonache è ormai alle spalle e Trieste, a sorpresa, si scopre terra di vocazioni. Sono una trentina i seminaristi che, salvo ripensamenti, si apprestano a diventare sacerdoti. Niente a vedere con quanto accadeva fino a pochi anni fa, quando si contavano sulle dita di una mano. Adesso l'aria, anzi lo spirito, è cambiato: castità, povertà e obbedienza tirano di nuovo. Studiano per lo più al seminario inter-diocesano di Udine a Castellerio e buona parte di loro proviene dal capoluogo. Tanto che la diocesi di San Giusto, piaccia o no alla Curia friulana, sta cercando di riportare agli antichi splendori l'edificio di via Besenghi: il complesso, sede anche del settimanale Vita Nuova, sarebbe in corso di ristrutturazione proprio per tornare a pieno titolo un punto di riferimento per la città.

 


Ora il percorso di preparazione è suddiviso tra il seminario di Castellerio, nel comune di Pagnacco, il Redemptoris Mater delle Beatitudini e chi invece vive le comunità parrocchiali. Sono 27 in tutto, giovani per lo più. Quattro sono stati ordinati nei giorni scorsi, alcuni lo faranno il prossimo anno e altri tre o quattro sono in procinto di entrare in seminario. Castellerio è frutto di una collaborazione tra Trieste, Gorizia e Udine cominciata negli anni '90 ai tempi del vescovo Bellomi per unire le forze. Ha il compito di formare i preti per le tre diocesi: ce ne sono 8, la maggior parte triestini. Il Redemptoris Mater, voluto dall'arcivescovo Crepaldi, è invece un seminario “missionario”. E' una realtà che appartiene al cammino Neocatecumenale e che conta una novantina di strutture in tutto il mondo, tra cui una a Pola. Sono ospitate 16 “leve”: alcuni sono originari della città, altri di varie nazionalità. Conclusi gli studi che li porteranno al sacerdozio, possono restare qui o imboccare altre vie. Tre, infine, stanno ultimando gli esami e sono già inseriti nel tessuto parrocchiale: un rumeno e un camerunese a San Giacomo e un triestino doc a San Giovanni. La città, dunque, è pronta ad accogliere nuovi “don” e a ringiovanire il clero. «C'è una bella fioritura e abbiamo buone potenzialità per il futuro», commenta mons. Roberto Rosa, parroco di San Giacomo e responsabile dei seminaristi. Un'esplosione di vocazioni registrata negli ultimi cinque anni e sostenuta dalla struttura missionaria delle Beatitudini.


«Nella nostra Chiesa – racconta don Roberto – ci sono stati momenti di grande risveglio. Ricordo il '93, in particolare, avevamo ben 12 seminaristi da Trieste. Poi, invece, abbiamo vissuto anni di calo, soprattutto nel 2000 e nel 2005: 2 o 3 vocazioni, non di più».
La diocesi adesso è in grande spolvero, a cominciare dalle ordinazioni di sabato 21 quando, alla vigilia del Corpus domini in Cattedrale, hanno detto il loro “sì” don Andrea Paddeu, don Karol Boltryk, don Wladyslaw Niemyski e don Francesco Pesce. Dovrebbero prendere servizio, rispettivamente, a Borgo San Sergio, Muggia, Roiano e San Vincenzo.


Sorprendenti, comunque, le storie personali di chi ha abbracciato il sacerdozio. Come quella di Daniele Andreuzzi, 24 anni. Vocazione improvvisa, la sua. «Ero a Londra e lavoravo come cameriere, non me l'aspettavo...», ricorda. «A Trieste mi ha guidato don Valerio Muschi, parroco di Santa Rita». O il percorso del trentaduenne Stefano Vattovani. Cresciuto in parrocchia, aveva un lavoro e pure una fidanzata. «Mi sono accorto che per me c'era un'altra strada». Stefano sceglie il seminario ma si innamora di nuovo ed esce. Poi però ci ritorna «grazie ad alcune persone che mi hanno aiutato a guardare nella mia vita. Ho riletto la mia storia, ho riscoperto cos'era il Signore per me e cosa desideravo in fondo al cuore per la mia felicità. Il mio affetto per Lui era più totalizzante di quello con la ragazza».

 

Gianpaolo Sarti

 

(www.ilpiccolo.gelocal.it)