01 Marzo 2014

 

L’Onorificenza di “Grande Ufficiale” le verrà consegnatadal Presidente della Repubblica

Giorgio Napolitano, nel corso di una cerimonia che si terrà al Palazzo del Quirinale.

 

thmbSuor-Eugenia-BonettiMerita contro la Tratta a Suor Eugenia Bonetti 

 

 

Ci congratuliamo con suor Eugenia Bonetti, missionaria della Consolata e responsabile dell’Ufficio “Tratta donne e minori” dell’Usmi, riceverà sabato 8 marzo, in occasione della Giornata Internazionale della donna, l’Onorificenza dell’Ordine al Merito della Repubblica Italiana per il ventennale lavoro svolto a favore di migliaia di donne vittime di violenze e abusi, sfruttamento e contro la tratta attraverso Slaves no moro onlus (Mai più schiave), associazione contro le violenze sulle donne e il traffico di esseri umani per lo sfruttamento lavorativo e sessuale.

 

 

L’Onorificenza di “Grande Ufficiale” le verrà consegnata dal Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, nel corso di una cerimonia che si terrà al Palazzo del Quirinale.Di seguito, il pensiero e il ringraziamento di suor Eugenia Bonetti. Miei carissimi familiari, amici e collaboratori,e soprattutto voi donne tutte, che in questi anni di servizio a tante vittime di tratta, sfruttamento, violenze e abusi ci avete seguito, sostenuto e aiutato, vengo a voi per condividere, in occasione della Festa della Donna, una notizia che ci ha molto sorpreso, ma anche riempito il cuore di gratitudine, incoraggiamento e speranza.

 

Il 19 febbraio il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ci ha comunicato di voler riconoscere il lavoro di tante religiose che, da diversi anni, attraverso una fitta rete di attività e interventi, svolgono un servizio prezioso a favore di moltissime donne immigrate, vittime della tratta di esseri umani. Nel corso della cerimonia,che si svolgerà al Quirinale, nella mattinata dell’8 marzo, mi verrà conferita dal Capo dello Stato una Onorificenza dell’Ordine al Merito della Repubblica Italiana.Questa onorificenza non vuole essere un riconoscimento personale, bensì è rivolta a tutta la "squadra di religiose" che in questi ultimi vent’anni hanno offerto il loro servizio di compassione, accoglienza e recupero in diversi campi: sulle strade, nei centri ascolto, nelle case di accoglienza enel Cie di Ponte Galeria. Molte di loro lavorano in rete con altre religiosenei Paesi di origine e transito, contribuendo a prevenire il fenomeno e ad accogliere e reintegrare tante giovani vittime nel faticoso cammino di recupero e di riappropriazione della propria dignità e identità.

 

Purtroppo, dobbiamo constatare con sofferenza che nonostante i lunghi anni di impegno e lavoro, tra laici e religiose, associazioni di volontariato ed enti governativi, il fenomeno non tende a diminuire, ma cambiano invece le modalità di reclutamento e di sfruttamento, ed è sempre più difficile riuscire a spezzare gli anelli di questa terribile catena di schiavitù. Noi, tuttavia non ci lasciamo scoraggiare. Anzi, tra i nostri vari impegni continueremo anche le nostre visite settimanali al Centro di identificazione ed espulsione di Ponte Galeria (Roma) per stare vicine a tante donne rinchiuse per lunghi mesi perché prive di documenti. Ormai undici anni, un bel gruppo di religiose di diverse nazionalità e congregazioni visitano ogni sabato il Cie di Roma per offrire alle donne rinchiuse un momento di ascolto, condivisione, conforto, preghiera e talvolta anche di festa. Anche loro saranno idealmente presenti davanti al Capo dello Stato.

 

Invece sarà realmente presente una delle tante donne che hanno vissuto la sofferenza dello sfruttamento e della schiavitù e successivamente quello della liberazione e della reintegrazione nella vita sociale italiana. Sarò infatti accompagna da una giovane donna in rappresentanza delle oltre sei mila sottratte dalle religiose alla strada e reinserite nella nostra società. La sua triste storia è simile a quella di molte altre: portata in Italia a quattordici anni da un sedicente zio, è stata venduta a una Madam che l’ha messa su una strada, costretta a vendere il suo giovane corpo insieme alla sua giovinezza e ai suoi sogni. È stata recuperata dalle forze dell’ordine che, vista la giovane età, l’hanno affidata a una casa di accoglienza per minori dove è vissuta quattro anni senza alcun contatto con la famiglia.

 

Dopo sei anni, grazie alla nostra rete di collaborazioni con i Paesi di origine, la ragazze è riuscita a ritrovare la famiglia e a parlare finalmente con la mamma. Il suo è uno dei molti casi che ci confermano l’importanza fondamentale del lavoro in rete per poter raggiungere traguardi a volte impensabili o impossibili. Possa dunque questo 8 marzo ricordare ancora una volta che tutti quanti abbiamo una responsabilità e insieme dobbiamo continuare a lavorare affinché non ci sia mai più violenze contro le donne e soprattutto non ci siano “mai più schiave”!

 

(http://vd.pcn.net/it/)