4 Gennaio 2014

 

II Giorno del Convegno

 

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CARD. POUPARD, ESSERE TESTIMONI FELICI DELLA VERITÀ  

“Sono convinto sempre di più che i giovani anche a loro insaputa cercano la verità. E sono spaesati e un po’ delusi perché la pubblicità, i media presentano tante verità che si rivelano non-verità. Come aiutarli a fare la differenza? Penso che non c’è altro metodo che la testimonianza”. Lo dice il cardinale Paul Poupard, presidente emerito del Pontificio Consiglio della cultura, in un’intervista rilasciata questa mattina al Sir a margine del convegno annuale promosso a Roma dall’Ufficio nazionale Cei per la pastorale delle vocazioni. Una platea di 550 persone di 130 diocesi italiane, composta per lo più da sacerdoti, religiosi e suore.

 

 

A Roma dal 3 al 5 gennaio per parlare di scelte di vita, di vocazione, di consacrazione a Dio. Lo slogan scelto per l’incontro è: “Apriti alla Verità, porterai la Vita”. Al cardinale Poupard è stato affidato oggi il compito di parlare della “ricerca della verità nella cultura contemporanea”. “Una cultura alla Pilato - dice subito -: si interroga e non risponde”. Ma - aggiunge - “la ricerca della verità nella cultura contemporanea, nonostante l’esistenzialismo ateo, lo strutturalismo devastante, il freudo-marxismo di Erich Stromm e infine il pensiero debole di Vattimo, non sparisce mai”.  

Parlando di testimoni credibili, il cardinale cita gli esempi di Giovanni Paolo II e Papa Francesco. Nel primo - ricorda - “non c’era populismo, nessuna demagogia. Non ha mai nascosto la croce. Anzi, ne ha dato un esempio commovente alla fine della sua vita con la sua malattia. Ricordo l’ultima volta che mi ha ricevuto: avrei avuto voglia di piangere perché il papa non aveva più che i suoi occhi per farmi festa”.

 

Del secondo, Papa Francesco, il cardinale dice così: “Per me il segreto del suo successo sta nel fatto che in lui la gente vede una più che una coerenza, una vera e propria identificazione totale tra quello che dice e quello che è. La sua realtà è il Vangelo. Non cerca di combinare le cose, ma di dare il Vangelo”. E oggi i religiosi e i preti sono testimoni credibili? “Sono i giovani che lo dicono - risponde -. Vedo per esempio che in questi giorni tutta la Francia si è mobilitata per un parroco, un giovane prete francese (padre Georges Vandenbeusch, ndr) che è stato rapito in Nigeria. Perché si sono appassionati alla sua storia? Perché è un giovane prete che è partito per l’Africa e lo ha fatto per nessuna ragione politica o economica ma solo per portare la Buona Novella dell’amore di Dio. Un prete qualunque che ha scelto di dare la vita per altri. Un prete felice”.

 

(www.agensir.it)