23 Dicembre 2013

 

L'Osservatore Romano» pubblica una lettera nella quale il futuro Papa

ricorda il ruolo del sacerdote salesiano che lo aveva battezzato

 

84dadff9e3Bergoglio, l'inedito sulla vocazione

 

 

 

 

Papa Francesco ha ricevuto il battesimo il 25 dicembre 1936, e a celebrare il rito fu il salesiano di origine italiana Enrique Pozzoli. Ma il sacerdote ebbe anche un ruolo importante nel convincere il papà e la mamma di Bergoglio nel momento in cui il figlio manifestò l'intenzione di entrare in seminario. Il 20 ottobre 1990, in occasione del ventinovesimo  anniversario di Pozzoli, padre Jorge Mario Bergoglio si mise alla macchia da scrivere  per mantenere una promessa fatta al salesiano Cayetano Bruno, lo storico della Chiesa argentina, e fissò nero su bianco alcuni ricordi, tradotti dall'originale spagnolo e pubblicati da «L'Osservatore Romano» nell'edizione odierna.

 

 

 

Nella prima parte del documento, Bergoglio descrive l'amicizia di don Pozzoli con i suoi familiari e l'aiuto che aveva loro dato in alcune circostanze. Quindi aggiunge: «È intervenuto in modo decisivo, nel 1955, con la storia della mia vocazione. Il 21 settembre 1954 mi hanno buttato giù dal cavallo. Ho conosciuto P. Carlos B. Duarte Ibarra a Flores (la mia parrocchia). Mi sono confessato con lui per caso… e lì — senza che io stessi nel banco delle imposte come il santo del giorno [Matteo] — mi aspettava il Signore “miserando et eligendo”. Lì non ho avuto dubbi che dovevo essere sacerdote».  «La vocazione - ha scritto Bergoglio - l’avevo sentita per la prima volta a Ramos Mejía, durante il mio sesto grado, e ne parlai con il famoso “pescatore” di vocazioni, P. Martínez s.d.b.

 

Ma poi cominciai la scuola secondaria e “ti saluto”! Studiavo Chimica nell’Industriale e solevo passare lunghi periodi (soprattutto in estate) in casa dei miei nonni materni nella calle Quintino Bocayuva (...) Non dico nulla in casa fino al novembre del 1955: quell’anno finivo l’Industriale (erano sei anni) e mi iscrivevo come tecnico chimico. A casa non sono convinti. Erano cattolici praticanti… ma preferivano che aspettassi alcuni anni, studiando all’Università».  «Poiché capivo su chi sarebbe finito il conflitto - aggiunge il futuro Papa - andai da P. Pozzoli e gli raccontai tutto. Esaminò la mia vocazione. Mi disse di pregare e di lasciare tutto nelle mani di Dio.

 

Mi diede la benedizione di Maria Ausiliatrice. Ogni volta che recito il “Sub tuum praesidium…” mi ricordo di lui. Naturalmente in casa nasce l’idea: perché non sentiamo P. Pozzoli? E io, con la miglior faccia del mondo, dissi di sì».  «Ricordo ancora la scena. Era il 12 dicembre 1955. Papà e mamma festeggiavano 20 anni di matrimonio. La festa consistette in una Messa (solo i miei genitori e i cinque figli) nella parrocchia San José di Flores. Il celebrante sarebbe stato P. Pozzoli. Finita la Messa, papà invita a colazione nella Pasticceria “La Perla de Flores” (Rivera Indarte e Rivadavia, a mezzo isolato dalla Basilica)… Papà pensava che P. Pozzoli non avrebbe accettato perché gli chiese se poteva (credo che se altrimenti saremmo andati a casa, a 6 isolati), ma P. Pozzoli (che sapeva di cosa si sarebbe parlato) accettò senza esitare.

 

Che libertà di spirito per aiutare una vocazione!».  «A metà della colazione si pone la questione - racconta Bergoglio - P. Pozzoli dice che l’Università va bene, ma che le cose vanno prese quando Dio vuole che si prendano… e comincia a raccontare storie diverse di vocazioni (senza prendere partito), e alla fine racconta la sua vocazione. Racconta come un sacerdote gli propone di diventare sacerdote, come in pochissimi anni diventa suddiacono, poi diacono e sacerdote… come gli fu dato quello che non aspettava… Bene, a questo punto “ormai” i miei genitori avevano sciolto il cuore.

 

Naturalmente P. Pozzoli non finì dicendo che mi lasciassero andare in Seminario né esigendo da loro una decisione… Semplicemente si rese conto che doveva “ammorbidire”, lo fece… e il resto venne da sé. (...) Quando “annusava” che ormai stava per ottenere quello che voleva, si ritirava prima che gli altri si rendessero conto. Allora la decisione veniva da sola, liberamente dai suoi interlocutori. Non si sentivano forzati… ma lui gli aveva preparato il cuore. Aveva seminato, e bene… ma lasciava agli altri il gusto della raccolta».

 

Andrea Tornielli

 

(www.vaticaninsider.lastampa.it)