25 novembre 2013
Il caso di suor Agnes-Mariam,
che denuncia la copertura a livello internazionale del "genocidio sirio"
Siria; quella suora non deve parlare…
Quello che stiamo per riportare è solo un episodio, ma è indicativo del livello di violenza e di manipolazione che circonda in Occidente – Stati Uniti e Gran Bretagna in particolare – quello che sta accadendo in Siria. In Siria vive da venti anni una suora, Agnes-Mariam che ha dato vita un movimento chiamato Mussahala (Riconciliazione), che chiede che la guerra si fermi e le diverse parti in conflitto si siedano al tavolo della trattativa. Di suor Agnes-Mariam de la Croix abbiamo parlato già varie volte, in passato; perché è grazie a lei che sono emerse notizie nascoste o trascurate dalla grande informazione, ed è stata data voce a chi in questa guerra sporca non ne ha: le persone comuni, le vittime di sempre delle guerre. Ma questa attività a fatto sì che la lettura dominante della guerra fosse messa in discussione. Se da una parte c’era Bashar al-Assad, esponente di un regime dittatoriale e repressivo, dall’altra non c’erano i campioni della democrazia e dei diritti sbandierati da Gran Bretagna e Stati Uniti, ma un esercito ormai composto quasi in maggioranza da mercenari islamici finanziati da Arabia Saudita (regime notoriamente democratico) e Qatar, oltre che dai “falchi” occidentali. E i “ribelli” si mostravano senza esitazione più crudeli dell’esercito siriano. “In Siria tutti sono in pericolo – ha dichiarato due mesi fa suor Agnes-Mariam de la Croix - . C’è stato il caso di leader religiosi musulmani rapiti e decapitati. Sono stati umiliati e torturati. Gli ismaeliti, i drusi, i cristiani, gente di ogni parte della società siriana sono uccisi in massa. Voglio dire che se questi macellai non avessero l’appoggio internazionale, nessuno avrebbe avuto il coraggio di varcare quella linea. Ma oggi, sfortunatamente, la violazione dei diritti umani e il genocidio in Siria sono coperti a livello internazionale”. Dopo quelle dichiarazioni alcuni fatti – come il massacro di Sadad, e altri, solo ora ammessi pubblicamente da Human Rights Watch – hanno confermato quanto c’era e c’è di vero nelle parole della religiosa. Tutto questo però va contro la fanfara guerresca messa in piedi da alcuni governi occidentali, e a cui l’informazione main stream, anglosassone in particolare, si è adeguata voluttuosamente, come già fece al tempo delle guerre irachene. Ma quella di suor Agnes-Mariam de la Croix è ormai una voce scomoda. Perché se no la gente potrebbe cominciare a chiedersi perché il proprio Paese appoggia, arma e finanzia gente che bombarda, stupra e massacra civili innocenti sotto la bandiera della “liberazione”.
Così quando si è saputo che la religiosa era stata invitata a parlare alla conferenza internazionale di “Stop the War” che avrà luogo a Londra il 30 novembre prossimo, è partita nei suoi confronti una campagna che definire di diffamazione è dire poco via internet. “La suora preferita da Assad”, un “apologa di Assad” veniva definita la religiosa, ma non da fondamentalisti islamici, bensì dai falchi della liberale Gran Bretagna. E allo stesso tempo partivano le pressioni verso gli altri oratori. Due di essi, Owen Jones e Jeremy Scahill sono stati tempestati di messaggi via Twitter affinché si rifiutassero di sedere allo stesso tavolo di suor Agnes-Mariam. Entrambi scrittori e giornalisti, si sono piegati alle pressioni. La religiosa ha risposto ritirandosi dalla Conferenza, con una lettera piena di dignità In essa diceva: “Qualcuno può sentire che se parlo alla Conferenza sarà fatta un’ingiustizia. Altri possono pensare che ci sarà ingiustizia se non partecipato. Ma dal momento che la mia partecipazione può essere usata da qualcuno contro i vostri sforzi verso la pace, la non violenza e la riconciliazione, penso sia meglio ritirare la mia partecipazione”. Una lettera piena di dignità, che dovrebbe riempire di vergogna gli organizzatori della campagna di diffamazione, chi vi si è piegato, e chi pensa che la libertà di opinione sia reale in certi Paesi e su certi temi.
(www.vaticaninsider.it)