Giugno 2013
Storie di partecipanti al pellegrinaggio Loreto-Macerata
«Non volevo andare in convento...Prima di quella notte»
"Sabato notte sarò anch’io con loro, pregando insieme alle consorelle nel coro del mio monastero di clausura. Quella notte di otto anni fa è stata la notte decisiva della mia vita, come posso dimenticarla?". La vocazione alla vita consacrata di suor Beatrice è maturata partecipando nel 2005 al pellegrinaggio a piedi da Macerata a Loreto, che stasera radunerà 100mila persone per la sua trentacinquesima edizione. Ilaria (questo il suo nome prima della consacrazione) era una ragazza come tante, curiosa del mondo e innamorata della vita, diplomata in arredamento, aspirante architetto, e con una grande e insolita passione: suonare il bassotuba nella banda del paese.
Un giorno, mentre si trova al pronto soccorso a seguito di un incidente, le capita di vedere in diretta tv l’elezione al soglio pontificio di Benedetto XVI, il 19 aprile del 2005. «Fui colpita dalla sua semplicità, da quelle braccia spalancate da cui mi sentivo abbracciata anch’io. E pochi giorni dopo, l’omelia di inizio pontificato mi ha letteralmente travolta: "Chi fa entrare Cristo nella sua vita non perde nulla, assolutamente nulla di ciò che rende la vita libera, bella e grande. Così oggi vorrei dire a voi, cari giovani: non abbiate paura di Cristo, Egli non toglie nulla e dona tutto, chi si dona a Lui riceve il centuplo". Non so spiegare cosa mi è preso, ma dopo avere ascoltato quelle parole sono scoppiata a piangere, e da quel momento ha cominciato a ronzarmi per la testa l’idea di donarmi tutta a Dio nella vita consacrata».
Ilaria ha 19 anni, è cresciuta in una famiglia di tradizione cattolica, ma l’educazione ricevuta dai genitori non le basta, e la fede è diventata nel tempo una consuetudine un po’ polverosa. Le parole di papa Ratzinger risvegliano il desiderio di qualcosa di grande, qualcosa che cerca di precisare parlando a lungo con una suora. Poi, imprevisto, arriva l’invito di un’amica: «Vieni con me al pellegrinaggio da Macerata a Loreto?». Non si è ancora completamente ripresa dall’incidente stradale di cui era rimasta vittima, il medico sconsiglia di affrontare la fatica di quei 28 chilometri a piedi di notte, ma lei decide di andare in fondo a quell’idea che le era entrata nella testa, vuole capire se è cosa per lei. «In verità mi stavo convincendo che non ero un "tipo da convento", per cui decisi di partecipare al pellegrinaggio sfidando… la Madonna: "Guarda che io non sono fatta per queste cose, toglimi dalla testa questa idea e lasciami in pace"». È una notte di lotta silenziosa, di tormento interiore, di domanda alla Vergine perché l’aiuti a capire quale direzione dare alla sua giovane vita. Durante il pellegrinaggio, la recita del Rosario è cadenzata da alcune brevi meditazioni diffuse dagli altoparlanti. In quella che commenta l’agonia di Gesù nel Getsemani risuonano parole che sembrano scritte per lei: "Questa è l’ora della decisione, Gesù dice sì sapendo a cosa va incontro, aderisce al disegno del Padre con tutto l’amore del figlio e con tutto il timore dell’uomo. Per portare un rapporto fino in fondo il sacrificio è necessario, come questa sera...".
Quando il fiume dei pellegrini arriva sul piazzale della Basilica di Loreto, il cuore di Ilaria è in tempesta. Ancora una volta chiede alla Madonna di aiutarla a capire, di fare un po’ di luce nella confusione che ha in testa: «Se vuoi proprio me, dammi la forza di pronunciare il mio sì, come hai fatto tu quando eri giovane come me». Da quel giorno comincia un cammino con l’aiuto degli amici della comunità di Comunione e liberazione di Recanati e poi della comunità di suore di clausura a cui si rivolge per verificare la sua vocazione. L’anno dopo entra in convento, il 3 ottobre 2012 pronuncia la professione solenne. Il giorno dopo Benedetto XVI è a Loreto per chiedere la protezione della Madonna sull’Anno della fede. «Ancora un segno: la Vergine e il Papa continuavano ad accompagnare la mia vocazione. Proprio come in quella notte di otto anni fa, quando il mio tormento interiore si è concluso con un sì».
(Giorgio Paolucci su www.avvenire.it)