sacra_famiglia_laboriosaDicembre 2012

La fatica del seminare, la pazienza dell’attendere e la gioia del raccogliere

Piccolo Alfabeto della fede per la famiglia: “L” come...Laboriosità

Cari Giuseppe e Lidia,
erano anni che non visitavo la mia scuola. In una fredda mattina d’inverno, calzati i sandali ed avvolto nel mantello, mi sono messo in cammino. Per raggiungere la casa delle suore, ho attraversato le stradine, un tempo brulicanti di vita, dove la nebbia era smorzata dal fumo dei comignoli che profumano l’aria di intimità familiare. I piedi procedevano svelti, la mente, invece, a ritroso faceva rivivere il passato, scolpito nella pietra miliare del mio cuore. Un tuffo nel mare dei ricordi il rivedere quelle aule, passeggiare nel cortile, fermarmi, adorante, in cappella. Frotte di bambini accompagnavano il mio tour e, inutile dirlo, Mirko e Piera, capeggiando gli altri, mi tenevano stretta la mano, incalzandomi con le loro domande. Mi stupisco per l’intelligenza vivissima dei vostri figli, nulla sfugge ai loro occhi assetati di conoscere, la docile recettività che li contraddistingue mette in difficoltà, poiché le parole mai bastano a dissetare la loro sempre crescente curiosità. Guardandoli mi sono ricordato dell’impegno preso al nostro ritiro: “Avere la stessa laboriosità di Dio” e, visto come i vostri due tesori crescono, proprio su questo credo dobbiate lavorare, vincendo, con la preghiera ed il continuo dialogo, la tentazione di considerarli sempre piccini.

Avete mai fermato la vostra attenzione sull’alacre lavoro del contadino? È uno spettacolo stupendo! L’agricoltore propende alla terra naturalmente, la ama come sua sposa, la cura come una madre, la disseta con il sudore della sua fronte, la plasma con la sua mano che sempre ricrea. Egli vive all’unisono con il seme, trema per il gelo e si rallegra per la pioggia. Coltiva le viti ad una ad una, quasi conoscendole per nome, cura gli alberi con pazienza e, perché facciano più frutti, taglia con determinazione i rami che a nulla servono se non a far ombra. Essere genitore è un po’ come coltivare un campo, perché l’arte dell’educare è propria del contadino che trae fuori dalla terra tutte le energie vitali. Ecco perché la Scrittura parla di Dio come di un agricoltore che pianta in Eden un giardino e di Gesù che affonda le mani nella bisaccia del cuore per seminare con larghezza nel campo del mondo. La laboriosità di Dio nulla teme perché vittoriosa come l’amore, né indietreggia dinanzi al pericolo poiché non ha paura della fatica. Gesù è la laboriosità del Padre, il desiderio suo di tirar fuori dall’uomo solo il bene, di alimentarlo con il suo Corpo, di sostenerlo con lo Spirito della vita, donando l’amore che rende l’altro capace di mettersi in gioco. Cristo lavora il terreno del cuore, lo guarda da lontano con amore, vi entra con delicatezza e lo dissoda con speranza. Smuove in profondità la terra con l’aratro della sua croce per piantare in noi la consapevolezza che ogni sacrificio fatto con amore porta frutto in abbondanza.

Miei cari, imitate la laboriosità del Maestro, fate vostro il suo amore paziente, seminate il bene con cura, coltivatelo con sapienza, attendente il suo fiorire con speranza, mai precipitosi nel raccogliere i frutti. Mirko e Piera hanno bisogno della vostra continua attenzione, che quanto dite sia comprovato dalla vita, che parliate loro ad una sola voce, richiamando l’uno lo sguardo e la parola dell’altra, senza mai contraddirvi. Ascoltate i loro discorsi come fossero le loro prime parole e non temete di correggerli con amore, anche l’agricoltore, a malincuore, inizia la potatura, sapendo che dalla morte riprenderà nuovo vigore la vita. Spronate i vostri figli a credere nell’impossibile, a sognare senza la paura che il fallimento tarpi le ali alla speranza. Educateli a perseguire con impegno e determinazione, le mete prefisse, a discernere i cammini da intraprendere, con la luce della Grazia che apre la mente e rende docili i cuori, traendo insegnamento dalle cadute: i fallimenti non bloccano la strada, ma ci rendono più coraggiosi ed audaci nel saper rischiare.

Vi chiederete: “Dove attingere la forza per uguagliare Dio in laboriosità?” Semplice, nella grazia del sacramento nuziale. Non temete, lo Spirito, riversato in voi dalla sorgente del Cuore di Cristo, vi renderà collaboratori di Dio, nella trasmissione della vita e nel farla crescere in età, sapienza e grazia.
Vi abbraccio con l’augurio che la Pasqua schiuda i primi fiori della vostra laboriosità.

(Di fra Vincenzo Ippolito, Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo. su www.puntofamiglia.net)