image20 novembre 2012

Una delle lettere immaginarie scritte da monsignor Mario Delpini, vicario generale dell'Arcidiocesi di Milano
Anche per accettare la vocazione serve «un briciolo di fede»

Un briciolo di fede

 

Dallo scorso settembre Sua Eccellenza monsignor Mario Delpini, già Rettore Maggiore del Seminario dell’Arcidiocesi di Milano e poi Vescovo Ausiliare della medesima Diocesi, ha ripreso la sua collaborazione con «Milano Sette», dorso ambrosiano dell’edizione domenicale di «Avvenire», dopo il successo ottenuto con gli articoli della serie «Con il dovuto rispetto» (poi raccolti in volume) e con quelli ispirati dall’anno in cui cadeva il quarto centenario della canonizzazione di san Carlo Borromeo.
I nuovi interventi di colui che dal 29 giugno scorso è Vicario Generale della Diocesi più grande d’Europa sono intitolati «Per un briciolo di fede» e sono tratti, come nella miglior tradizione letteraria, da un epistolario fittizio, «L’epistolario del Mario». Lo scopo che si prefiggono è far capire ai lettori come, se riletto alla luce della fede, ogni aspetto della vita possa essere interpretato in maniera nuova.
L’articolo pubblicato nel numero di domenica 4 novembre, che riportiamo qui sotto, contiene i consigli ad una coppia di coniugi che non accettano la scelta vocazionale del loro figlio.

Lettera alla signora Carla, suo figlio entra in Seminario

Gentilissima signora Carla,
devo dirLe la mia sorpresa quando ho saputo della sua reazione alla notizia che Simone pensa di entrare in Seminario. Mi hanno detto che si è messa a piangere come alla notizia di una tragedia. Non so se la sua tristezza sia dovuta all’immaginario dolore della separazione o all’immaginaria difficoltà della strada che Simone sta per intraprendere. Ho l’impressione che l’immaginario finisca per contare di più della realtà. Non so con quali criteri le mamme costruiscano le loro aspettative a riguardo del futuro dei figli e non so come l’amore che desidera la felicità delle persone amate si combini con il disappunto per una scelta che risulta sconcertante forse solo perché non è scontata e non è frequente. Non è questo il momento per fare prediche sulla vocazione, ma constatare che un giovane di questa generazione ha un desiderio per il suo futuro così convincente da motivare le scelte conseguenti e gli impegni connessi, mi sembra una buona notizia. Forse con un briciolo di fede, potrebbe essere anche una buona notizia, un dono di cui ringraziare il Signore.
Anche la reazione di suo marito non mi è sembrata un grande incoraggiamento per Simone. Dal papà si è sentito dire: «Piuttosto che un figlio drogato, va bene anche un figlio prete». Forse dovremmo tutti essere un po’ più realisti e meno emotivi e dire a Simone: «Se il Signore ti chiama, va’, senza paura. E conta sempre su di noi!». Non le pare?
Con un caro saluto.
Da «L’epistolario del Mario»

(Emilia Flocchini e Mario Delpini)